San Francesco da Paola, il santo vegetariano

Il nome venne dato al bambino in onore a san Francesco d’Assisi, per l’intercessione del quale i suoi genitori chiesero la grazia di un figlio, pur trovandosi già in età avanzata. Da bambino, Francesco contrasse una forma grave d’infezione ad un occhio, tanto che i genitori si rivolsero nuovamente all’intercessione del santo d’Assisi. Fecero quindi voto che in caso di guarigione il piccolo avrebbe indossato per un anno intero l’abito dell’ordine francescano. La malattia si risolse senza quasi lasciare traccia. Fin da piccolo, Francesco fu particolarmente attratto dalla pratica religiosa, denotando umiltà e docilità all’obbedienza.

Eremita calabrese del XV secolo, taumaturgo, riformatore della Chiesa, paciere tra le nazioni europee del tempo, fondatore di un ordine religioso ancora esistente: l’Ordine dei Minimi, la sua vita fu avvolta in un’aura di soprannaturale dalla nascita alla morte, manifestando una notevole sensibilità ecologica. Francesco morì il 2 aprile 1507 a Plessis-les-Tours, nel pieno delle sue forze mentali e fisiche: era un Venerdì Santo ed aveva 91 anni e sei giorni.

Il libretto “Il Santo vegetariano. San Francesco da Paola e gli animali” presenta e attualizza in modo semplice e divulgativo il rapporto con la natura di questo santo: la sua vita nelle grotte e nei boschi, la sua conoscenza delle erbe, il suo rapporto con il mare, la relazione tra la sua alimentazione di strettissimo magro – oggi diremmo “vegana” – e la sua mitezza con gli animali. Anche san Francesco da Paola, come i più grandi mistici, è arrivato all’amore universale verso tutte le creature.

Intervista a Don Daniele De Rosa, sacerdote del clero di Verona, di origini calabresi, autore de “Il Santo vegetariano. San Francesco da Paola e gli animali”, per le edizioni Messaggero Padova.

Come nasce l’interesse per l’alimentazione, ma anche per l’ecologia, di San Francesco di Paola? 

Il mio studio e la mia devozione per san Francesco di Paola nascono nel 2007, quando per la prima volta ho letto una biografia di questo Santo, che conoscevo fin da quando ero bambino, date le origini calabresi della mia famiglia, ma che non conoscevo ancora nel suo specifico contributo spirituale e sociale per la Chiesa e società del suo tempo. Ho scoperto, invece, una grande figura che nella crisi ecclesiale e civile del XV secolo seppe dare vita – da semplice laico!- ad un vasto movimento di riforma cattolica, che poi sfocerà nella Chiesa rinnovata dal Concilio di Trento. Con san Francesco di Paola siamo alla presenza di un riformatore della Chiesa! Da qui la mia passione ininterrotta per il Paolano, e per i vari aspetti della sua personalità e spiritualità. Già nel mio primo libro sul Santo, San Francesco di Paola. Mistico e riformatore del suo tempo, uscito nel 2013 con le edizioni Jaca Book, accennavo al rapporto riconciliato tra l’Eremita e la natura. Ora, in questo nuovo libretto con le Edizioni Messaggero di Padova, approfondisco il legame tra la sua alimentazione di strettissimo magro – oggi diremmo “vegana” –  e il suo amore per la creazione. Lo studio parte dal problema specifico della sofferenza degli animali nella cosiddetta “fabbrica degli animali” dell’attuale produzione carnea da parte dell’Occidente, dove gli animali sono trattati come oggetti e non viene assolutamente presa in considerazione che anch’essi sono esseri viventi che partecipano al respiro vitale assegnato da Dio alla sua creazione. Dalla vita del Paolano emerge che la sua vita penitenziale, anche nell’alimentazione quaresimale, compiuta per amore del Crocifisso, espressione massima dell’amore di Dio per noi, l’ha condotto ad un rapporto rinnovato e riconciliato non solo con il prossimo ma anche con la natura e con gli animali. Emblematico il rapporto con un cerbiatto salvato dal Santo dalle mani dei cacciatori: il cerbiatto si lasciava avvicinare solo dall’Eremita e lo seguiva ovunque, anche in chiesa. Ad unire l’alimentazione quaresimale del Santo e il suo amore per la creazione è l’antropologia dei Padri del deserto, da cui l’eremita riprende, nella Regola per i suoi Minimi, le motivazioni per una ascetica alimentare, in cui si afferma che il digiuno e l’astinenza dalla carne rendono “umiliato e contrito il cuore”. Gli animali avvertivano che san Francesco, non versando il sangue animale per nutrirsi, non aveva intenzioni aggressive e malevoli nei loro confronti, ma che la carità e la mansuetudine di Cristo si rivolgevano anche verso di loro. L’etologia, la scienza del comportamento degli animali, conferma che soprattutto gli animali domestici intuiscono istintivamente le persone che si avvicinano a loro con intenzioni offensive o benevole.

Quali sono state le fonti utilizzate? 

Le fonti che ho utilizzate per questo studio sono stati, innanzitutto, i diversi Processi per la canonizzazione: Cosentino, Turonense e Calabrese. Inoltre le prime biografie sul Santo: quella del primo discepolo Anonimo, scritta nel 1502 in Francia, quando l’Eremita era ancora in vita, e la biografia di un secondo discepolo anonimo, composta nel 1560 dal convento di Corigliano Calabro. Queste Fonti sono delle vere e proprie miniere sia sull’alimentazione che sul rapporto di san Francesco di Paola con la natura. Naturalmente ho consultato le diverse Regole composte dal Santo per l’Ordine dei Minimi, nonché diversi testi su Cristianesimo ed ecologia. Per la questione alimentare del Santo sarebbe interessante prendere in maggior considerazione le Lettere di san Francesco che già sono considerate autentiche e pubblicate da padre Rocco Benvenuto nel 2007: in una di queste ringrazia Simone d’Alimena per aver inviato al convento di Paola il “tarantello”, un salame ottenuto con la pancetta del tonno, che si produceva nella zona di Taranto!

Quali possono essere gli obiettivi o gli spunti pastorali da questa indagine? 

Naturalmente non possiamo pretendere da tutti la radicalità alimentare vissuta da san Francesco di Paola, da lui scelta come segno di maggior amore a Cristo, in un periodo di grande mondanizzazione della Chiesa del suo tempo, e da lui poi proposta ai suoi discepoli come scelta di “amore alla maggiore penitenza”, che è il cuore del carisma dell’Ordine dei Minimi. Dalla sua radicalità, comunque, possiamo riprendere la dimensione dell’ascetica, anche alimentare, come via di conformazione all’amore di Cristo, riscoprendo i tempi – oggi poco osservati e tenuti in considerazione! – che la Chiesa già ci offre per fare digiuno e astinenza: oltre al Venerdì Santo e ai Venerdì di Quaresima, anche in ogni venerdì dell’anno sarebbe tempo di digiuno e astinenza in memoria della Passione di Cristo! Assieme a questa motivazione tradizionale, si può aggiungere che il segno che stiamo rinunciamo ad un cibo buono e nutriente per conformarci realmente all’amore del Crocifisso è rivolgere il proprio pensiero al fatto che, attraverso questa mia sobrietà alimentare, scelta per motivi spirituali e cristiani, ad esempio, contribuisco, nel mio piccolo, a non “sprecare” il 40% del grano mondiale per alimentare gli animali allevati per la nostra nutrizione eccessivamente carnea di Occidentali e con cui si potrebbe, invece, diminuendo l’assunzione di carne, sfamare buona parte del mondo; nonché rompo la catena di deforestazioni per creare un’agricoltura di cereali sempre più intensiva; nonché, infine, contribuisco a diminuire, di conseguenza, gli allevamenti intensivi, la “fabbrica degli animali”, dove gli animali sono considerati oggetti, affliggendo loro inutili sofferenze, e non stimati anche come creature viventi posti da Dio sotto anche la nostra custodia. In questi giorni di digiuno e astinenza si potrebbe anche fare l’invito di destinare il corrispettivo del costo del pasto a cui si è rinunciato per un’opera di carità e solidarietà verso i poveri.

Quale il messaggio ecologico e teologico da parte del taumaturgo paolano? 

Penso che il messaggio teologico di san Francesco di Paola circa la creazione è che l’amore di Cristo non è diretto solo a rinnovare i rapporti sociali tra gli uomini, ma che lo si debba estendere a tutte le creature. Nel libro, inoltre, spiego che san Francesco di Paola si inserisce in quel filone dei Padri della Chiesa che sottolineano che non solo la Chiesa, ma anche la creazione intera, grazie all’interazione che  cristiani redenti dall’amore di Cristo hanno con essa, viene coinvolta nel Corpo Mistico di Cristo, dove il Cristo Risorto gioisce non solo nell’amore verso il prossimo, ma anche nell’amore verso la creazione, ma anche dove il Cristo Risorto continua a soffrire ancora non solo nella violenza di un uomo su un altro uomo, ma anche nella sofferenza inutile che spesso provochiamo alla creazione intera.

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