Per un’Ave Maria

La professoressa invita a recitare un’Ave Maria durante una lezione universitaria: scoppia la protesta degli studenti. È successo venerdì scorso nella facoltà di Lingue dell’ateneo maceratese e tra gli universitari è partito il dibattito. Insorge Officina universitaria, gruppo studentesco di sinistra.

“Il 13 ottobre 2017, in un’università pubblica e laica come dovrebbe essere l’Università di Macerata, una professoressa di lingue ha obbligato la sua classe a recitare l’Ave Maria – scrive Officina – In ogni caso si è trattato di una limitazione della libertà personale, di una cosa talmente assurda che non avremmo mai immaginato potesse accadere e dover segnalare questo accaduto ci fa letteralmente cadere le braccia”.

“La spiritualità – prosegue Officina – è un qualcosa di intimo e privato e tale dovrebbe rimanere, senza ripercussioni sulla carriera scolastica di studenti e docenti. Invitiamo pertanto la professoressa a scusarsi pubblicamente per il suo comportamento, nella speranza che l’Università prenda le dovute misure affinché una cosa del genere non si ripeta più. Invitiamo gli studenti a segnalare comportamenti di questo tipo, sia a noi di Officina che allo sportello dell’Università, senza mai abbassare la testa di fronte a soprusi di questo tipo, ma reagendo prontamente”.

L’ira del rettore: “Fatto censurabile, chiedo scusa”.

Il Resto del Carlino, Macerata, 16 ottobre 2017

 

Nota Stampa del Vescovo don Nazzareno Marconi della Diocesi di Macerata – Tolentino – Recanati – Cingoli – Treia:

“La storia dei 25 secondi di interruzione di una lezione, per dire un’Ave Maria per la pace, con la reazione che ha scatenato ci interroga profondamente come credenti.

Gli stessi 25 secondi usati per dire una battuta, cosa che molti docenti fanno spesso, non avrebbero creato problemi.

Chiediamo scusa come credenti per aver destabilizzato la serenità di un’Università, ma il problema è la nostra poca fede.

Chi dice almeno 50 Avemarie al giorno, cioè un rosario, tanti, molto più di quelli che vanno a Messa la domenica, non capisce tutta questa agitazione.

È che a dirne tante di Avemarie si comincia a pensare che valgano poco, che di fatto siano innocue. Che non creino problemi. Grazie perciò di cuore a chi ha protestato, a chi ci ha ricordato che la preghiera è una forza, una potenza che può mettere paura a qualcuno.

Grazie a chi crede più di noi credenti che quelle poche parole smuovano i monti e i cuori tanto da sconvolgere la loro vita. Grazie a chi ci ricorda che dire Ave Maria è salutare una donna morta 2000 anni fa credendo che è viva, in grado di pregare per noi e di operare per rendere la nostra vita più buona e vicina a Dio, tanto da aiutarci ad affrontare serenamente la morte.

Grazie fratelli non credenti e anticlericali perché ci avete ricordato quali tesori possediamo senza apprezzarne adeguatamente il valore e l’importanza”.

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