I bambini capiscono il valore della sofferenza

Una volta un bambino doveva essere operato; sapendo che avrebbe sentito male (l’anestesia di allora non è quella di oggi), don Gnocchi lo consolò con queste parole: “Senti, dai un nome alla tua sofferenza. A chi vorresti fare del bene?”. “Ai miei nonni”, rispose l’orfanello. “Ebbene – riprese il Santo – quando sarai sotto i ferri offri le tue pene sapendo che Gesù prenderà questa tua offerta e, unendola alla sua, la applicherà ai tuoi nonni per la loro salvezza eterna”. Il bambino fece così, felice di poter essere utile ai suoi nonni in una cosa così grande.
Dopo qualche mese successe questo episodio: un giorno corsero da don Gnocchi a dire che uno dei bambini, giocando, era finito in un cespuglio di ortiche, ed era così pieno di irritazioni che era stato portato al pronto soccorso. Don Carlo andò subito all’ospedale e vide che si trattava proprio di quel medesimo bambino che era stato operato mesi prima. Gli disse benevolmente che era stato sbadato e che avrebbe dovuto essere più attento. “Ma don Carlo – gli rispose – è stato lei ad insegnarci ad offrire le nostre sofferenze!”. Egli allora capì che il piccolo nelle ortiche vi si era gettato appositamente. “Avrei voluto rimproverarlo per il suo gesto – conclude l’autore – ma non potei farlo, perché mentre il bambino parlava era come se dei raggi di luce uscissero dai suoi occhi, e mi misi in ginocchio davanti a lui”.

 

Beato don Carlo Gnocchi (1902 – 1956), Pedagogia del dolore innocente.

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