Via Crucis con Santa Teresa di Lisieux

O Padre, come spose carmelitane del tuo Figlio Gesù desideriamo con Lui pregare e soffrire per la salvezza delle nostre anime e di quelle dei nostri fratelli più lontani dalla fede in Cristo.

O Sposo Amato percorriamo con Te le tappe della Tua Passione, e per “farti piacere”, cioè per consolarti ti offriamo tutti i meriti della nostra cara santa e sorella Teresa di Gesù Bambino del Volto Santo, per amarti e farti amare da tutti gli uomini, come piccole anime che con Teresa aspirano alla santità nella consapevolezza della propria debolezza umana, ma confidenti nella grazia del Tuo Amore di Sposo, Amico e Fratello.

PRIMA STAZIONE

GESU’ PROCESSATO E CONDOTTO DAVANTI A PILATO.

Adoramus te Christe et benedicimus tibi:

Quia per sanctam crucem redemisti mundum.

Dal Vangelo di Giovanni (Gv 18, 37-38; 18, 19, 9-11a): Gli disse allora Pilato: “Dunque tu sei Re?”. Rispose Gesù: “Tui dici che io sono re. Io sono nato per questo e per questo sono venuto nel mondo: per rendere testimonianza alla verità. Chiunque è dalla verità ascoltala mia voce. Gli dice Pilato: ”Che cos’è la verità?”. Pilato rientrò nel pretorio e di e a Gesù: Di dove sei tu?”. Gesù non gli diede risposta. Gli dice allora Pilato: “Non vuoi parlarmi? Non sai che ho il potere di liberarti e ho il potere di crocifiggerti?”.

Gli rispose Gesù: “Tu non avresti alcun potere su di me se non ti fosse stato dato dall’alto”.

UNA RIFLESSIONE DI S. TERESA SULLA DIFESA DEI PROPRI DIRITTI IN COMUNITA’.

Dall’opera Consigli e ricordi (p. 120) sr. Genoveffa del Volto Santo a S. Teresina: Avevo pianto per far credere ad una suora che ero molto contrariata. Tuttavia non v’era alcun legame con la cosa di cui mi rammaricavo. Lo stesso giorno avevo sostenuto, faccia a faccia con un’altra suora, i miei diritti ed avevo difeso la giustizia; tra l’altro volevo farle vedere che aveva torto.

Mia sorella Teresina mi disse: In fondo è vero, non c’è stata discordia e la pace non è stata colpita, ma la lanugine della piccola pesca (cioè la sorella Genoveffa) è sgualcita…sostenere i tuoi diritti, volere la giustizia non è un grande torto di fronte al prossimo, ma per te…che peccato!

Oh! E ora che la pesca è contusa che fare? Uno sguardo d’amore verso Gesù e il riconoscere la tua miseria ripara tutto. Ricercare il proprio diritto significa agire a detrimento della propria anima; voler insegnare agli altri senza riconoscere il tuo torto, significa scoprirsi inopportunamente. Tra l’altro questa non è una buona battaglia, poiché tu non sei incaricata della loro condotta. Non occorre che tu sia un giudice di pace – questo diritto spetta solo a Dio – la tua missione è quella di essere un “Angelo di pace”.

Miserere nostri Domine

Miserere nostri.

SECONDA STAZIONE

GESU’ CARICATO DELLA CROCE

Adoramus te Christe et benedicimus tibi:

Quia per sanctam crucem redemisti mundum.

Dal Vangelo di Giovanni (Gv 19, 16b-17a): Presero dunque in consegna Gesù. Egli portando la Croce da sé, uscì verso il luogo detto del Cranio, in ebraico detto Golgota.

L’UNIONE ALLA PASSIONE DI CRISTO NELL’ESPERIENZA DI TERESA E DI SUO PADRE IL BEATO LUIGI MARTIN.

Dal Manoscritto A (p. 192): Come ho appena detto il giorno (della mia vestizione) […] fu il trionfo del mio Re. Io lo paragono all’entrata di Gesù a Gerusalemme il giorno delle Palme. Come quella del Nostro Divino Maestro, la sua gloria di un giorno fu seguita da una passione dolorosa e quella passione non fu per lui solo; come i dolori di Gesù trafissero con una spada il cuore della sua Madre Divina, così i nostri cuori provarono le sofferenze di colui che amavamo più teneramente di ogni altro sulla terra. Ricordo che nel mese di giugno 1888, al momento delle nostre prime prove, dicevo: Soffro tanto, ma sento di poter sopportare prove anche più grandi”. Allora non pensavo a quelle che mi erano riservate…Non sapevo che il 12 febbraio, un mese dopo la mia vestizione, il nostro diletto Papà avrebbe bevuto alla coppa più amara, più umiliante di tutte. Ah quel giorno non ho detto che avrei potuto soffrire di più!!! Le parole non possono esprimere le nostre angosce, quindi non cercherò di descriverle. Un giorno in Cielo ci piacerà parlarci delle nostre prove gloriose, non siamo già felici per averle sofferte? Sì, i tre anni di martirio di Papà mi sembrano i più amabili, i più fruttuosi di tutta la nostra vita; non li darei per tutte le estasi e le rivelazioni dei santi; il mio cuore trabocca di riconoscenza pensando a quel tesoro inestimabile che deve suscitare una santa gelosia negli Angeli della Corte celeste.

Miserere nostri Domine

Miserere nostri.

TERZA STAZIONE

GESU’ CADE PER LA PRIMA VOLTA.

Adoramus te Christe et benedicimus tibi:

Quia per sanctam crucem redemisti mundum.

UNA POSSIBILE CADUTA IN TENTAZIONE NEL CAMMINO FORMATIVO DI TERESA E SUA VITTORIA.

Dal Manoscritto A (p. 197): Finalmente il bel giorno delle mie nozze arrivò: fu senza nubi, ma la sera prima si alzò nella mia anima una tempesta come mai ne avevo viste. Mai il minimo dubbio sulla mia vocazione mi era venuto in mente; bisognava che conoscessi questa prova. La sera, mentre facevo la via Crucis dopo mattutino, la mia vocazione mi apparve come un sogno, una chimera: trovavo bellissima la vita del Carmelo, ma il demonio mi ispirava la certezza che non era fatta per me, che avrei ingannato le superiore procedendo su una strada alla quale non ero chiamata. Le mie tenebre erano così grandi che vedevo e capivo una cosa sola: non avevo la vocazione! Ah come descrivere l’angoscia della mia anima? Mi sembrava, cosa assurda che dimostra che quella tentazione veniva dal demonio, che se dicevo i miei timori alla maestra questa mi avrebbe impedito di pronunciare i Santi Voti; tuttavia volevo fare la volontà del buon Dio e tornare nel mondo piuttosto che restare al Carmelo facendo la mia: quindi feci uscire la maestra e piena di smarrimento le raccontai lo stato della anima. Per fortuna vide più chiaro di me e mi assicurò completamente: del resto l’atto di umiltà che avevo fatto, aveva messo in fuga il demonio che pensava, forse, che non avrei osato confessare la mia tentazione; appena ebbi finito di parlare i miei dubbi scomparvero.

Miserere nostri Domine

Miserere nostri.

QUARTA STAZIONE

GESU’ INCONTRA MARIA

Adoramus te Christe et benedicimus tibi:

Quia per sanctam crucem redemisti mundum.

TERESA “INCONTRA LA VERGINE MARIA” DURANTE LA MALATTIA PIU’ GRAVE DELLA SUA INFANZIA.

Dal Manoscritto A (p. 116-121): “La malattia dalla quale fui colpita veniva certamente dal demonio. Furioso per la sua entrata (cioè di Madre Agnese di Gesù) al Carmelo, volle vendicarsi su di me del torto che la nostra famiglia doveva fargli in avvenire, ma non sapeva che la dolce Regina del Cielo vegliava sul suo fragile fiorellino, che gli sorrideva dall’alto del suo trono e si accingeva a far cessare la tempesta nel momento in cui il suo fiore stesse per spezzarsi senza rimedio… Una domenica (durante la novena di messe) Maria (Guèrin) uscì in giardino lasciandomi con Leonia che leggeva accanto alla finestra. Dopo qualche minuto mi misi a chiamare quasi a bassa voce: “Mamma…mamma”. Leonia, che era abituata a sentirmi sempre chiamare così, non mi fece caso. […] Io soffrivo molto di quella lotta forzata e inspiegabile e forse Maria soffriva ancor più di me. […] Dal momento che non trovava alcun soccorso sulla terra, anche la povera piccola Teresa si era rivolta alla Sua Madre del Cielo; la pregò con tutto il cuore di aver finalmente pietà di lei…All’improvviso la Madonna mi parve bella, così bella che non avevo mai visto nulla di così bello; il suo volto spirava una bontà e una tenerezza ineffabile, ma ciò che mi penetrò fino in fondo all’anima fu “l’incantevole sorriso della Madonna”. Allora tutte le mie sofferenze svanirono, due lacrimoni mi sgorgarono dalle palpebre e mi colarono silenziosamente sulle guance, ma erano lacrime di gioia perfetta.

Miserere nostri Domine

Miserere nostri.

QUINTA STAZIONE

GESU’ AIUTATO DAL CIRENEO

Adoramus te Christe et benedicimus tibi:

Quia per sanctam crucem redemisti mundum.

Dal Vangelo di Luca (Lc 23, 26): Mentre lo conducevano via, fermarono un certo Simone di Cirene, che tornava dai campi, gli misero addosso la croce da portare dietro a Gesù.

COME TERESA AIUTA A PORTARE LA CROCE DELLE SORELLE PIU’ DEBOLI O MALATE.

Dall’opera Consigli e ricordi sr. Genoveffa del Volto Santo racconta (p. 114): “In infermeria in cui lavoravo fin dall’ingresso nel Carmelo, non c’era nessun malato grave, ma religiose dalla salute malferma. Tra queste ce n’era una affetta da anemia cerebrale cronica con accessi di manie, che riducevano il lavoro di infermeria ad un continuo esercizio di pazienza. Questa malata pensava per principio che occorreva fare esercitare apposta le novizie.

Una volta non potendone più, arrivai piangendo da sr Teresa che mi accolse con tenerezza, mi consolò e mi incoraggiò. Mi pare ancora di vederla seduta sopra un baule accanto a me e stringermi tra le sue braccia. Tuttavia, dovevo ritornare senza tregua nel mio campo di battaglia e spesso mi sorprendevo a fare un gran giro per non passare sotto le finestre dell’infermeria perché la madre vedendomi vicina, mi faceva segno di farle qualche servizio superfluo.

Sr Teresa mi disse: “Occorrerebbe passare espressamente davanti all’infermeria affinché tu sia disturbata; quando sei occupata e non puoi fermarti, rispondere con amabilità, promettendo di ritornare e mostrandoti contenta, come se ti si rendesse un servizio. Il campanello dell’infermeria dovrebbe essere per te come una melodia celeste. Il chiamarti è la cosa migliore: Occorrerebbe desiderarlo….vedi pensare cose belle e sante, fare dei libri e scrivere biografie dei santi non valgono un solo atto d’amore di Dio, né l’atto di rispondere quando il campanello dell’infermeria suona e ti disturba”.

“Per me, se dovessi vivere ancora, il compito di infermiera sarebbe quello che preferirei più di ogni altro. Non vorrei sollecitarlo, per timore di essere presuntuosa, ma, se me lo si donasse, mi reputerei privilegiata. Certamente sarei stata felice se qualcuno mi avesse domandato questo! Forse sarebbe stato faticoso per la natura, ma credo che mi sarei comportata con molto amore, pensando alle parole di nostro Signore: “Ero malato e mi avete recato sollievo”.

Miserere nostri Domine

Miserere nostri.

SESTA STAZIONE

LA VERONICA ASCIUGA IL VOLTO DI GESU’

Adoramus te Christe et benedicimus tibi:

Quia per sanctam crucem redemisti mundum.

LA CONTEMPLAZIONE DEL VOLTO SANTO DI GESU’ IN SANTA TERESA.

Dal Manoscritto A (p. 189): Il fiorellino trapiantato sulla montagna del Carmelo doveva sbocciare all’ombra della Croce: le lacrime, il sangue di Gesù divennero la sua rugiada e il suo Sole fu il Volto Adorabile velato di pianto. Fino ad allora non avevo sondato la profondità dei tesori nascosti nel Volto Santo; fu per suo tramite, Madre diletta, che ho imparato a conoscerli: come in passato ci aveva precedute tutte al Carmelo, così lei aveva penetrato prima i misteri d’amore nascosti nel Volto del nostro Sposo; allora lei mi ha chiamata e io ho capito. Ho capito in cosa consisteva la vera gloria. Colui il cui regno non è di questo mondo mi mostrò che la vera sapienza consiste nel “voler essere ignorati e considerati un nulla. Nel mettere la propria gioia nel disprezzo di se stessi”…Ah, come quello di Gesù, io volevo che “il mio volto fosse veramente nascosto, che sulla terra nessuno mi riconoscesse”. Avevo sete di soffrire ed essere dimenticata.

Miserere nostri Domine

Miserere nostri.

SETTIMA STAZIONE

GESU’ CADE PER LA SECONDA VOLTA.

Adoramus te Christe et benedicimus tibi:

Quia per sanctam crucem redemisti mundum.

TERESA INSEGNA A RICONOSCERE LA PROPRIA DEBOLEZZA E A NON CADERE NELLO SCORAGGIAMENTO SEGNO DI ORGOGLIO SPIRITUALE.

Dai Consigli e ricordi di sr Genoveffa (p. 34-35): “Un giorno in cui ero scoraggiata ed attribuivo questo stato di depressione alla mia fatica, mi disse: “Non devi mai pensare, quando non pratichi la virtù che ciò sia dovuto ad una causa naturale come la malattia, il tempo o il dolore. Devi ritrarne un gran motivo di umiliazione e annoverarti fra le piccole anime, perché non puoi praticare la virtù se non in un modo così debole. Quello che in questo momento si richiede da te non è di vivere virtù eroiche, ma di acquistare l’umiltà. Per questo occorrerà che le vittorie siano sempre mescolate a qualche sconfitta in modo che tu non possa compiacertene. Al contrario, il ricordo dei difetti ti umilierà, mostrandoti che non sei una grande anima. Vi sono di quelli che, finchè stanno sulla terra, non hanno mai la gioia di vedersi apprezzati dalle creature, il che impedisce loro di credersi in possesso di quella virtù che ammirano negli altri”.

Miserere nostri Domine

Miserere nostri.

OTTAVA STAZIONE

LE FIGLIE DI GERUSALEMME PIANGONO DAVANTI A GESU’

Adoramus te Christe et benedicimus tibi:

Quia per sanctam crucem redemisti mundum.

Dal Vangelo di Luca (Lc 23, 27-28): Lo seguiva una gran moltitudine di popolo e di donne che si battevano e piangevano per lui. Gesù allora si voltò verso di loro e disse: “Figlie di Gerusalemme, non piangete per me; piangete piuttosto per voi stesse e per i vostri figli”.

TERESA INSEGNA A RAFFORZARE LE PROPRIE MOTIVAZIONI NEL SERVIZIO A DIO E ALLE SORELLE.

Dai Consigli e ricordi di sr Genoveffa (172-173): “Un giorno di bucato, mi lamentavo di essere più stanca delle altre, perché avevo fatto, oltre al solito lavoro, una cosa che le altre non sapevano. Teresa mi rispose: “Vorrei sempre vederti come un bravo soldato, che non si lamenta delle sue fatiche, che chiama graffi le sue ferite, e che è spinto senza sosta a risollevare gli altri e a considerare gravissimi i loro mali più piccoli”.

In seguito mi fece confessare che sentivo tanto più la mia stanchezza nella misura in cui le altre la ignoravano.

“Perché non abbiamo coraggio? Perché nessuno ci compatisce! Se si dicesse ad una suora: “sei stanca, vai a riposarti” subito sentirebbe meno la propria stanchezza…E’ da meschini desiderare che gli altri sappiano del male che abbiamo. […] Se qualcuno ti compiange, è una consolazione. Se non ti compiange rallegratene! Al tuo posto preferirei questo estremo, me ne compiacerei. O tutto o niente: o compassione quanta ne merita il tuo dolore, o un grande oblio e, perché sia più grande, datti da fare!…Metti in evidenza la fatica delle altre, le ragioni che hanno per essere più di te compatite e consolate…”.

Miserere nostri Domine

Miserere nostri.

NONA STAZIONE

GESU’ CADE PER LA TERZA VOLTA.

Adoramus te Christe et benedicimus tibi:

Quia per sanctam crucem redemisti mundum.

TERESA INSEGNA A NON CADERE NELLE TENTAZIONI CONTRO LA PUREZZA DEL CUORE, DELLA MENTE E DEL CORPO.

Manoscritto A (p. 133-134): Quanto ringrazio Gesù di avermi fatto trovare solo “amarezza nelle amicizie della terra”. Con un cuore come il mio, mi sarei lasciata prendere e tarpare le ali, allora come avrei potuto “volare e riposarmi”? Come può un cuore dedito all’affetto delle creature unirsi intimamente a Dio?…Sento che questo non è possibile. Senza aver bevuto alla coppa avvelenata dell’amore troppo ardente per le creature, io sento che non posso sbagliarmi. Ho visto tante anime sedotte da questa falsa luce, volare come povere farfalle e bruciarsi le ali, poi ritornare verso la vera, dolce Luce dell’amore che dava loro nuove ali più brillanti e più leggere affinché potessero volare verso Gesù, il Fuoco divino “che brucia senza consumare”. Ah, lo sento, Gesù mi sapeva troppo debole per espormi alla tentazione! Forse mi sarei lasciata bruciare tutta quanta dalla luce ingannatrice se l’avessi vista brillare ai miei occhi…Non è stato così: io ho incontrato solo amarezza là dove anime più forti incontrano la gioia e se ne distaccano per fedeltà. Quindi non ho alcun merito per non essermi abbandonata all’amore delle creature, dal momento che ne fui preservata solo per la grande misericordia del Buon Dio!”.

Miserere nostri Domine

Miserere nostri.

DECIMA STAZIONE

GESU’ SPOGLIATO DELLE VESTI

Adoramus te Christe et benedicimus tibi:

Quia per sanctam crucem redemisti mundum.

TERESA INSEGNA COME SPOGLIARSI DI SE STESSI NELLE ATTIVITA’ COMUNI.

Dai Consigli e ricordi di sr Genoveffa (p. 136-137): Benché ci raccomandasse di fare tutto il più perfettamente possibile, riteneva che non fosse necessario tentare di agire meglio degli altri, ma raccomandava di conformarsi in tutto alle usanze comuni, perché uno zelo indiscreto poteva nuocere a se stessi ed agli altri. Ad esempio, se si richiede accidentalmente ad una suora un servizio per un compito che non le spetterebbe, deve conformarsi in tutto a quanto le viene indicato, anche se ritenesse di fare quel lavoro in un modo più perfetto, poiché c’è il pericolo di disturbare gli incaricati abituali che possono avere dei motivi che altri non hanno di agire in un determinato modo.

Quando inizi un lavoro – mi diceva – occorre sempre farlo con distacco, lasciare che le tue sorelle ti diano consigli, che eventualmente lo ritocchino in tua assenza e che ti facciano perdere con ciò diverse ore di lavoro intenso, perché il loro gusto non è uguale al tuo. E ancora, se il tuo lavoro così ritoccato perdesse il suo valore, è necessario che tu ne gioisca, perché non si deve lavorare tanto con l’idea di realizzare un lavoro perfetto, ma per fare la volontà di Dio.

(p. 147) Nella ricreazione più che altrove – diceva Teresa – troverai l’occasione di esercitare la virtù. Se vuoi trarne un grande vantaggio, non andarci con l’intenzione di divertirti, ma con l’idea di distendere gli altri; praticavi un completo distacco da te stessa.

“Per esempio, se racconti ad una delle suore una storia che a te sembra interessante e lei ti interrompe per raccontarti altre cose, ascoltala con interesse, quand’anche la cosa non ti interessi per niente, e non cercare di riprendere la conversazione precedente. Comportandoti così, tu rientrerai dalla ricreazione con una grande pace interiore e ricoperta di una nuova forza per praticare la virtù, perché tu non avrai cercato di soddisfare te stessa, ma di far piacere agli altri.

Miserere nostri Domine

Miserere nostri.

UNDICESIMA STAZIONE

GESU’ INNALZATO SULLA CROCE.

Adoramus te Christe et benedicimus tibi:

Quia per sanctam crucem redemisti mundum.

TERESA VIENE CARICATA DELLA “CROCE”: LA NOTTE DELLA FEDE.

Dal Manoscritto C p. (p. 238-239): Nei giorni così gioiosi del tempo pasquale, Gesù mi ha fatto sentire che ci sono veramente delle anime che non hanno la fede, che per l’abuso delle grazie perdono questo tesoro prezioso, sorgente delle sole gioie pure e vere. Permise che la mi anima fosse invasa dalle tenebre più fitte e che il pensiero del Cielo, così dolce per me, non fosse altro che un motivo di lotta e di tormento! Questa prova non doveva durare solo qualche giorno, qualche settimana; sarebbe svanita solo nell’ora stabilita dal Buon Dio e…quest’ora non è ancora arrivata…Vorrei poter esprimere ciò che sento, ma, ahimè, credo sia impossibile. Bisogna aver viaggiato dentro questo cupo tunnel per capirne l’oscurità”.

Miserere nostri Domine

Miserere nostri.

DODICESIMA STAZIONE

GESU’ MUORE IN CROCE.

Adoramus te Christe et benedicimus tibi:

Quia per sanctam crucem redemisti mundum.

Dal Vangelo di Marco (Mc 15, 33-37): Giunta l’ora sesta, si fece buoi su tutta la terra fino all’ra nona. All’ora nona Gesù esclamò a gran voce: Eloì, Eloì, lamà sabactani” che vuole dire: “Dio mio Dio mio, perché mi hai abbandonato?”. Allora alcuni dei presenti, uditolo, dicevano: “Ecco invoca Elia”. Un tale corse ad inzuppare una spugna di aceto, la pose su una canna e gli dava da bere, dicendo: “Lasciate, vediamo se viene Elia a tirarlo giù”. Ma Gesù, emesso un grande grido, spirò.

TERESA DISCENDE NELLA NOTTE PIU’ PROFONDA DEL NICHILISMO.

Dal Manoscritto C (p. 239-240): “Ma ad un tratto le nebbie che mi circondano diventano più fitte, mi penetrano nell’anima e l’avvolgono in modo tale che non mi è più possibile ritrovare in essa l’immagine così dolce della mia Patria: tutto è scomparso! Quando voglio far riposare il mio cuore stanco delle tenebre che lo circondano, ricordando il paese luminoso verso il quale aspiro, il mio tormento raddoppia. Mi sembra che le tenebre prendano la voce dei peccatori e mi dicano prendendomi in giro: “Tu sogni la luce, una patria fragrante dei più soavi profumi; sogni il possesso eterno del Creatore di tutte queste meraviglie; credi di uscire un giorno dalle nebbie che ti circondano. Vai avanti, vai avanti, rallegrati della morte ancora più profonda, la notte del nulla!”.

Miserere nostri Domine

Miserere nostri.

TREDICESIMA STAZIONE

GESU’ IN BRACCIO A SUA MADRE.

Adoramus te Christe et benedicimus tibi:

Quia per sanctam crucem redemisti mundum.

TERESA CANTA LA SUA LODE PIU’ BELLA ALLA MADRE DI DIO.

Dalla poesia “Perché t’amo Maria”, strofa 24 (p. 726): Maria, tu m’appari in vetta al Calvario presso la Croce, come all’altare il prete: offri l’Emmanuele mite, Gesù, e così plachi la giustizia del Padre! Madre addolorata, un profeta l’ha detto: Non c’è alcun dolore pari al tuo dolore!”.

Tu resti in esilio, Regina dei martiri, e del tuo cuore per noi dai tutto il sangue.

Miserere nostri Domine

Miserere nostri.

QUATTORDICESIMA STAZIONE.

GESU’ DEPOSTO E MESSO NEL SEPOLCRO.

Adoramus te Christe et benedicimus tibi:

Quia per sanctam crucem redemisti mundum.

Dal Vangelo di Luca (Lc 24, 50-55): “C’era un uomo di nome Giuseppe, membro del sinedrio, uomo giusto e buono, che non si era associato alla loro deliberazione e alla loro azione. Era nativo di Arimatea, una città dei Giudei e aspettava il regno di Dio. Egli si presentò a Pilato e chiese il corpo di Gesù. Lo depose dalla croce, lo avvolse in un lenzuolo e lo mise in un sepolcro, scavato nella roccia, dove non era stato posto ancora nessuno”.

Adoramus te Christe et benedicimus tibi:

Quia per sanctam crucem redemisti mundum.

TERESA STA PER REALIZZARE IL SUO DESIDERIO: MORIRE D’AMORE CON GESU’.

Dal “Quaderno Giallo” Ultimi colloqui del 17 luglio (p. 1028): Sento che sto per entrare nel riposo…ma sento soprattutto che la mia missione sta per cominciare, la mi missione di far amare il buon Dio come io lo amo, di dare la mia piccola via alle anime. Se il buon Dio esaudisce i miei desideri, il mio Cielo trascorrerà sulla terrà sino alla fine del mondo. Sì, voglio passare il mio Cielo a far del bene sulla terra. Non è impossibile, perché nel seno stesso della visione beatifica gli Angeli vegliano su di noi.

Non posso essere felice di godere, non posso riposarmi finchè ci saranno anime da salvare…Ma quando l’Angelo avrà detto: “Il tempo è finito!”, allora mi riposerò, potrò godere, perché il numero degli eletti sarà completo e tutti saranno entrati nella gioia e nel riposo. A questo pensiero il cuore esulta…”.

Miserere nostri Domine

Miserere nostri.

PREGHIERA

O Gesù Crocifisso, ti abbiamo contemplato insieme alla tua amata sposa Teresa di Gesù Bambino del Volto Santo nella speranza di averti dato sollievo, offrendoti ciò che il Padre Misericordioso ha donato alla sua “piccola anima”.

Viviamo nella speranza di amarti e servirti ogni giorno di più secondo gli insegnamenti di Teresa, nostra sorella carmelitana, e sperare nella grazia di essere accolte nella schiera delle “piccole anime” come lei stessa aveva chiesto con queste parole (dal Manoscritto B p. 229): O Gesù perché non mi è possibile dire a tutte le piccole anime quanto la tua condiscendenza è ineffabile? Sento che per assurdo se tu trovassi un’anima più debole, più piccola della mia, ti compiaceresti di colmarla di favori ancora più grandi, qualora si abbandonasse con fiducia completa alla tua misericordia infinita. Ma perché desiderare di comunicare i tuoi segreti di amore o Gesù? Non sei tu solo che me li hai insegnati e non puoi forse rivelarli tu ad altri? …Sì lo so, e ti scongiuro di farlo. Ti supplico di chinare il tuo sguardo divino su un gran numero di piccole anime! Ti supplico di scegliere una legione di piccole vittime degne del tuo AMORE! Amen.

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