I due nomi di Teresa

di Gesù Bambino e del Volto Santo

Entrati nella cappella di santa Teresa, sulla destra e sulla sinistra, ai piedi dei due artistici altari dedicati ai nomi religiosi di Teresa, nell’intarsio del predellino ligneo, leggiamo due brevi frasi che sintetizzano il significato e la missione implicati nei due nomi di Teresa.

La prima, in ordine cronologico, sulla destra per chi entra, è questa: “SE ALCUNO È PICCOLO VENGA A ME”. La seconda dice invece: “VIVERE D’AMORE È TERGERE IL SUO SANTO VOLTO E OTTENERE PERDONO AI PECCATORI”. Due frasi che occorre leggere chinandosi, perché richiedono un abbassamento (e l’imitazione dell’abbassamento di Gesù Cristo), due frasi che stavano al tempo stesso ai piedi di colui che un tempo celebrava la Santa Eucaristia in questa meravigliosa cappella perché sostengono il nostro rapporto di comunione e di offerta di sacrifico con Dio Padre Figlio e Spirito Santo. Due frasi infine che oggi facilmente il visitatore o anche il pellegrino, se un po’ distratto, può calpestare, tanto siamo distratti da alte cose che pur valgono meno.

 

 

“SE ALCUNO È PICCOLO VENGA A ME” fu una grande scoperta, una formidabile risposta che Teresa trovò nella scrittura e che fu fondamentale nel suo cammino “a passi di gigante”. Ne darà una spiegazione che difficilmente dimentichiamo con il celebre esempio dell’ascensore e delle braccia di Gesù. Questa frase che, come vedremo, l’angelo a sinistra del reliquiario in qualche modo riprende, fa parte di tutta una serie di parole che la Basilica ci rivolge a proposito della umiltà, virtù divina.

 

 

La seconda frase è invece meno conosciuta. Teresa voleva “VIVERE D’AMORE” e questo non significava in primo luogo un generico “fare il bene” o “donarsi agli altri” ma amare Gesù Cristo sofferente, “TERGERE IL SUO SANTO VOLTO” volto che ella riconobbe chiaramente nel volto del beato padre Luigi ammalato di demenza. Questo vivere d’amore diviene, per sovrabbondanza, partecipazione, unione all’amore di Cristo sofferente, amore per il prossimo. E non in modo generico, offrendo beni e consolazioni effimeri: no, vivere d’amore è  “OTTENERE PERDONO AI PECCATORI”, la riconciliazione con Dio che sarà parte essenziale della nostra beatitudine eterna.

 

p. Giacomo Gubert ocd

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