I misteri della Santa infanzia

Coltivare la presenza di Dio, entrare in intimo rapporto con Cristo, il cui sguardo avvolge con tene­rezza le creature significa in Santa Teresa di Lisieux concentrare i sentimenti e i pensieri del cuore sui misteri della santa infanzia. Vuole incontrare Gesù Bambino, rendendosi simile a lui nella piccolezza, nella semplicità, nell’essere umile e povera.

Nella Storia di un’anima si legge:
“Da qualche tempo mi ero offerta a Gesù Bambino per essere il suo piccolo giocattolo. Gli avevo detto di non servirsi di me come un giocattolo di pregio che i bambini si accontentano di guardare senza osare toccare, ma come di una piccola palla di nessun valore che pote­va gettare a terra, spingere con il piede, bucare, lasciare in un cantuccio, Oppure stringere al cuore, se questo gli faceva piacere, In una parola volevo divertire il piccolo Gesù. Volevo abbandonarmi ai suoi capricci infantili… egli aveva esaudito la mia preghiera. A Roma Gesù bucò il suo piccolo giocattolo… voleva vedere cosa vi era dentro, e poi avendolo veduto, contento della sua scoper­ta, lasciò cadere in terra la pallina e si addormentò…
Comprende, Madre cara, quanto era triste la palli­na nel vedersi per terra… Tuttavia io non cessavo di sperare contro ogni speranza “.
Teresa si considera il piccolo giocattolo di Gesù Bambino le petit jouet de Jésus come confessa alla sorella Leonia in una lettera del 28 aprile 1895: “Ora però sono felice di esserlo; solo ho pensato che il Bimbo divino abbia già un sufficiente numero di altre anime le quali – ricche di alte virtù – si sono qualificate suoi gio­cattoli. Di conseguenza, ho pensato che esse fossero i suoi giocattoli più belli, mentre la mia anima non era che un piccolo giocattolo senza valore. Per consolarmi, mi sono detta che i bambini provano spesso una gioia più intensa nel possedere dei giocattoli che possono gettare in un canto o prendere in mano, rompere o coprire di baci, di quanta non ne provino nell’averne altri di maggior valore che osano a malapena toccare. Sicché mi sono rallegrata di esser povera. Mi sono augurata anzi di diventarlo ogni giorno di più, affinché Gesù provi ogni giorno una gioia più grande nel giocare con me…”.

La Piccola Santa era profondamente convinta che l’essere piccoli e il non possedere nulla aprissero le braccia amorose di Gesù Bambino: “Si è tanto più adatti ad amare Gesù, ad essere le sue vittime d’amore, quanto più si è poveri e deboli… Teniamoci alla larga di tutto ciò che brilla! Amiamo la nostra piccolezza!”.
Celina racconta: “Al contrario dell’eresiarca Mar­cione, che diceva con sdegno: “Toglietemi queste fasce e questa mangiatoia, indegne di un Dio”, Teresa era innamorata degli abbassamenti di Nostro Signore, che si fa così piccolo per amor nostro. Scriveva volentieri sulle immagini natalizie che dipingeva questo testo di S. Bernardo: “Gesù, chi vi ha fatto così piccolo – l’Amo­re!”.
Tra le poche ma decisive fondamentali verità, che nella vita di Santa Teresa affiorano continua­mente in sempre nuove formulazioni e applicazioni, va citata al primo posto Videa delle virtù dell’Infan­zia e quindi l’imitazione di Gesù Bambino che tanto teneramente amava. Quando era ancora fanciulla, le aveva procurato una particolare gioia il parlare a due bambine, figlie di una povera madre di famiglia morta in giovane età, lasciandole orfane, e che lei per un certo tempo ebbe in custodia, per ricordare anche a loro le “… ricompense eterne che Gesù Bambino dareb­be in Paradiso ai bambini buoni. La maggiore, la cui intelligenza cominciava a svilupparsi, mi guardava con occhi splendenti di gioia; e mi rivolgeva mille domande incantevoli su Gesù Bambino e il suo bel Paradiso”.
Possiamo facilmente immaginare con quale en­tusiasmo Teresa avesse parlato del Bimbo divino, che per amore degli uomini era nato nella povera stalla di Betlemme.

Al momento del suo ingresso al Carmelo, av­venuto il 9 aprile 1888, le venne dato il nome di Teresa di Gesù Bambino; e ciò avvenne certamente non senza predestinazione divina, poiché questo nome avrebbe costituito il simbolo della sua esistenza e della sua missione. In quell’occasione, ella rivolse a Gesù Bambino la seguente preghiera: “O piccolo Gesù Bambino, mio unico tesoro, mi abbandono ai tuoi capricci divini, non voglio altra gioia che quella di farti sorridere. Imprimi in me la tua grazia e le tue virtù infantili, affin­ché il giorno della mia nascita in cielo gli Angeli e i Santi riconoscano nella tua Sposa: Teresa di Gesù Bambino”.
Nel noviziato trovava una statua di Gesù Bam­bino che essa procurava sempre di adornare di fiori, con tanto diligente amore. Il giorno della sua vesti­zione, il celeste Bambino sembrò regalarle un dolce e speciale sorriso: “Dopo aver abbracciato per l’ultima volta il mio re (il papà) rientrai in clausura – narra lei stessa – la prima cosa clic vidi sotto il chiostro fu il “mio Gesù Bambino rosa” che mi sorrideva in mezzo ai fiori e alle candele”.
In Consigli e Ricordi si legge: “La mia piccola Teresa fu felice dell’incarico avuto di ornare la statua di Gesù Bambino nel chiostro, e ne ebbe la maggior cura. Lo dipinse in rosa e lo circondo sempre di fiori allegri e di uccellini impagliati dalle piume chiassose. Passava parte dell’ora di silenzio rigoroso, di mezzogiorno alle tredici, d’estate, ad ornare il suo piccolo Gesù, invece di riposare come sarebbe stato permesso… Una volta che volevo impe­gnarmi a praticare la carità, mi narrò come essendo di poco novizia, e trovandosi felice di ornare la statua di Gesù Bambino nel chiostro, si privasse sempre di mettervi fiori profumati, fosse solo anche una piccola violetta, perché i profumi recavano fastidio ad una delle nostre Madri anziane”.
Fu certo nelle molte ore di familiare colloquio ai piedi di Gesù Bambino, che la giovanissima Santa di Lisieux trovò la sua Piccola Via.
Parecchi anni dopo, quando, durante la sua ul­tima malattia, le fu portata una rosa, ella ci vide il simbolo del suo cuore che voleva regalare a Gesù Bambino:

“Gesù, quando ti vedo sorretto da tua Madre
Lasciar l’appoggio
E trepido tentare su questa arida terra
I primi passi
Davanti a te vorrei una rosa sfogliare
Tutta freschezza
Perché il tuo piccol piede soavemente posi
Sopra ad un fiore!…

Questa rosa fogliata, è immagine fedele del Divino Infante
Del cuor che per te vuol tutto immolarsi intero ad ogni istante.
Signore, sui tuoi altari più di una fresca rosa ama brillare
A te essa si dona… Ma d’altra cosa io sogno: È di sfogliarmi!…
La rosa nel suo splendore ti può abbellir la festa Bambino amato,
Ma la rosa sfogliata, si disperde senza cura al capriccio del vento.
Una rosa sfogliata si dà senza pretese per più non essere.
Com’essa allegramente a te io m’abbandono Gesù Piccino.

Con incuria si passa sui petali di rosa e ciò che resta
Son semplici ornamenti disposti là senz’arte Io l’ho compreso.
Gesù, per amore tuo la vita ho perso e l’avvenire
Agli occhi dei mortali come appassita rosa devo morire!…

Per te, devo morire, Gesù, beltà Suprema, sorte felice!
Voglio, spogliandomi, provarti che io t’amo
O mio Tesoro!… Sotto agl’infantili passi tuoi segretamente
Qui viver voglio ed addoler ancor vorrei sopra al calvario
gli estremi passi tuoi!…”.

Teresa aveva imparato la vita della perfezione alla scuola di Gesù Bambino. “La perfezione mi appare come qualcosa di molto semplice: vedo che basta riconoscere il proprio nulla e abbandonarsi come un bimbo nelle braccia del buon Dio. I bei libri, che io non so capire e ancor meno tradurre in pratica li lascio alle anime grandi agli spiriti superiori rallegrandomi inve­ce di esser piccola perché il celeste banchetto è riservato ai bambini e a quanti loro assomigliano (cf Mt. 19,14)”.

Teresa mise più volte mano alla penna per inneggiare a Gesù Bambino, sia in versi che in pro­sa. Per il 25 dicembre 1894, aveva composto un piccolo dramma d’argomento religioso, come d’uso nei conventi carmelitani in occasione di alcune festi­vità. Esso portava il seguente titolo: Gli Angeli al presepio. Protagonista era Gesù Bambino. Le altre parti erano affidate a cinque angeli: l’angelo Custode di Gesù Bambino, l’angelo del S. Volto, quello della Risurrezione, dell’Eucaristia e del giudizio universa­le.

L’anno seguente, per il giorno di Natale, venne rappresentato durante la ricreazione delle Suore: Le petit Mendiant de Noel (Il piccolo Mendicante di Natale). Un angelo portava in braccio una statua di Gesù Bambino, offrendo in giro un cestino conte­nente dei biglietti, di cui veniva cantato il testo dopoché ogni religiosa ne aveva tirato a sorte uno. Si tratta di piccoli doni d’amore spirituali al Bimbo di Betlemme, il quale, alla fine, ringrazia ciascuna per bocca dell’angelo:
“L’Enfant divin Vous remereze, Il Bimbo divino vi ringrazia
Il est charmé de tous.vos dons! Incantato di tutti i vostri doni.
Aussi, dans son livre de vie. Così, nel suo libro della vita
Il les écrit avec vos noms. Egli li scriverà col vostro nome”.

Il giorno onomastico di Madre Agnese, il 21 gennaio 1896, si rappresentò: La fuga in Egitto. La prima scena mostra la casetta di Nazareth. Maria è sola nell’officina di S. Giuseppe, occupata in un lavoro di cucito. In grembo ha il suo Figlio divino. La seconda scena presenta una caverna di masnadieri. Dapprima si vede soltanto la S. Famiglia: poi vengono introdotti altri personaggi leggendari: il capo bri­gante, sua moglie, suo figlio e via dicendo.

Per il Natale seguente Teresa compose La voliera di Gesù Bambino: “O Jèsus, notre petit Frère, O Gesù, nostro piccolo Fratello,
Pour nous tu quittas le beau ciel, Per noi tu ha lasciato il bel cielo,
Mazs, tu le sais biezz, ta volière, Ma lo sai bene, Bimbo Divino,
Divin Enfant c’est le Carmel La tua voliera è il Carmelo”.

Tutti questi poemetti, rivelano la convinzione di Teresa che: “Essere piccoli, significa riconoscere il proprio nulla ed aspettare tuffo dii Dio, come un bimbo attende tutto dal padre”. Per la vita d’infanzia esiste ai suoi occhi un eloquente modello: Nazareth, il regno dell’Infanzia di Gesù e la S. Famiglia nella sua umile e modesta vita. “Quanto è semplice!” esclama, e ne trae la conclusione che anche la vita di Maria a Naza­reth e tutta la vita in seguito dev’esser stata del tutto ordinaria:

Io so che tu la a Nazareth, Vergin di grazia piena
Schiva di brame inutili, da povera vivesti
Né rapimenti od estasi o portenti, la terrena’
Tua vita sublimarono, Regina dei celesti!
Il numero dei piccoli è grande qui nel mondo,
Che senza paura possono a te levar lo sgnardo.
O Madre incomparabile, la via comune a fondo
Tu percorri per condurveli al Cielo al gran traguardo!

Questa vita semplice e normalissima, condotta da Maria e Giuseppe al fianco di Gesù Bambino nella casetta di Nazareth, può esser imitata da chiunque imbocchi la Piccola via tracciata da Teresa. “Per ap­partenere a lui, bisogna essere ben piccoli”, dice la Santa consolando un’anima. “Oh, come sono poche le anime che aspirano a rimanere così piccole!”. Ed esorta “a non costruire sulla propria forza che è solo debolezza… Io cerco di non occuparmi assolutamente più di me stessa e ciò che Gesù si degna d’operare nell’anima mia, lo abbandono a lui senza riserve”.

L’evento dell’incarnazione di Dio, “che per opera dello Spirito Santo si è fatto Uomo e figiio di Maria”, aveva durevolmente influito su Teresa. Non aveva forse voluto, l’8 settembre 1890 quando aveva emes­so la sua professione solenne, celebrare le sue misti­che nozze con il Verbo figlio di Dio?… Inoltre, festeg­giava ogni anno con grande devozione il 25 marzo (Annunciazione di Maria e Concezione di Gesù). Nel­l’archivio di Lisieux, si conserva un prezioso autografo della Piccola Santa, che è d’importanza rivela­trice per quanto riguarda il centro della sua vita interiore, e “costituisce una specie di sintesi delle sue aspirazioni spirituali”.

Si tratta di quattro orazioni, da lei scritte su un cartone, in circolo attorno ad una immaginetta di Gesù Fanciullo dodicenne, per regalarla a suor Maria della SS. Trinità, entrata al Carmelo di Li­sieux il 16 giugno 1894. Le quattro preghiere suo­nano così:
“Tutto ciò che domanderete al Padre in nome mio, egli ve lo concederà…”.

“Eterno Padre, il tuo Figlio Unigenito, il dolce Gesù Bambino appartiene a me… Io sono Gesù di Teresa” (parole di Gesù Bambino a Santa Teresa d’Avila). “O Bimbo divino, mio unico tesoro…”

 

Santa Teresa di Lisieux e il Carmelo

Posted in .