Laudato si’. Conversazioni sull’Enciclica di Papa Francesco

Martedì 14 giugno a Villa Necchi Campiglio a Milano, è stato presentato il volume del Fai Laudato si’. Conversazioni sull’Enciclica di Papa Francesco 2015/2016, (Arcidosso, Effigi, 2016, pagine 126) a cura di Pasquale Chessa. Ne ha discusso il filosofo Giulio Giorello con alcuni degli autori. Il libro raccoglie riflessioni diverse per ispirazione culturale e orientamento ideale: dal commento di Lucetta Scaraffia, a un saggio-poema del regista Wim Wenders, oltre a interventi del presidente del Fai Andrea Carandini, il punto di vista di Marco Vitale, consigliere del Fai, di Giulia Maria Crespi, che dell’associazione è presidente onorario, di Gad Lerner, di Giancarlo Bosetti, direttore di «Reset», di Michele Salvati, direttore del Mulino, del filosofo Salvatore Veca e dell’artista Michelangelo Pistoletto. Pubblichiamo uno stralcio.

C’è molto della crisi del presente nell’enciclica Laudato si’ «sulla cura della casa comune» di Papa Francesco. Prima di tutto nel riconoscere la «radice umana della crisi ecologica», dal degrado ambientale all’inquinamento del pianeta, dal surriscaldamento allo sfruttamento intensivo delle terre, dallo spreco delle risorse idriche alla dissipazione della biodiversità naturale. Poi nel constatare che il patrimonio della terra, intesa come «casa comune» dell’umanità, non può essere riferito solo all’ambiente: perché non esiste solo un’ecologia ambientale, ma anche un’ecologia sociale ed economica, un’ecologia della vita quotidiana, un’ecologia umana, un’ecologia morale, un’ecologia culturale. E tutte insieme contribuiscono a fondare l’idea di una ecologia integrale, per dire che il mondo, un unicum integrato che contiene in sé terra e cielo, uomini e animali, città e foreste, acqua e aria, figura come un tutto, come un sistema ordinato affidato all’uomo, da curare e preservare. Perciò inquinare l’ambiente, degradare il «bene comune», disconoscere i valori della storia, offendere la bellezza del paesaggio va considerato come un «peccato».

Il mondo viene visto, al di là di ogni inclinazione catastrofista, come un sistema unitario capace di assumere la sfida del cambiamento: ripensare la «totalità dei processi» per arrivare a «uno sviluppo sostenibile integrale». Il pianeta è la patria dell’uomo! Siamo tutti chiamati a creare una «cittadinanza ecologica» universale.

Nell’ispirazione francescana dell’enciclica che prende il nome dal Cantico delle creature («Laudato si’, mi’ Signore, cum tucte le tue creature …»), scritto dal santo a cui Jorge Bergoglio deve il suo nome pontificale, c’è una profondità ideale che coinvolge la natura stessa della esistenza umana, il suo rapporto con il pianeta Terra, la sua sostanza ontologica se si ricorda che siamo fatti con gli stessi elementi dell’universo. Partendo da san Francesco, Papa Francesco introduce nel suo discorso ecumenico parole chiave cruciali per il tempo che stiamo attraversando: su tutto, la salvaguardia della bellezza come simbolo di una sana relazione con il «creato». La stessa «creazione» infatti si fonda su una idea metafisica di bellezza.

Una forma di bellezza su cui Bergoglio costruisce il progetto di una nuova ecologia cristiana. A partire proprio dal principio rappresentato con forza ideale dal titolo della prima sezione dell’enciclica: «Per la cura della casa comune». Un’idea che ha assunto la forza di un paradigma antropologico e culturale. È centrale, nella riflessione ecologica del Papa, il rapporto stretto fra degrado ambientale e degrado umano, che si traduce nell’assioma «non c’è ecologia senza un’adeguata antropologia». Pars destruens (inquinamento, clima, biodiversità, economicismo) e pars costruens (spiritualità ecologica, educazione culturale, nuovi modelli economici, nuovi stili di vita) riverberano temi e problemi l’una nell’altra, stabilendo un nesso inscindibile fra natura e cultura, fra società e ambiente, fra le ragioni dell’economia e la libertà degli individui. Con la forza unificante di un’idea etica della bellezza.

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