Parole ai 4 venti

Il campanile della Basilica

Nell’ambito dell’arte ecclesiastica, sono i campanili delle nostre chiese, gli elementi architettonici che obbediscono in modo più esatto al comando di Gesù di gridare sui tetti ciò che egli ha annunciato ai nostri padiglioni auricolari. Il campanile della Basilica assolve a questo compito in maniera egregia, sia con le sue nove campane (un pregiato concerto di campane alla veronese), sia con il suo orologio a quattro quadranti che ricorda lo scorrere del tempo del Signore e l’avvicinarsi del giorno del nostro Giudizio Particolare e del Giudizio Universale.

Secondo antica tradizione, i quadranti dell’orologio sono impreziositi da alcune sentenze di sapore sapienziale sul tempo, quasi un primo annuncio rivolto a chiunque, cristiano o no, volga lo sguardo verso l’orologio. Sul nostro campanile troviamo solo tre sentenze (di cui solo due ben visibili), tutte in latino: tre e non quattro poiché sul lato ad ovest (quello delle facciata, essendo la basilica quasi orientata secondo l’asse ovest-est) si legge la data di completamento dell’opera: era il 1954.

Ruit ora – il tempo corre via

Questa sentenza si trova sul lato est del campanile ed è probabilmente la più visibile, la più letta e la più conosciuta tra tutte. La frase latina, che potremmo tradurre letteralmente con “precipita l’ora” e quindi “il tempo corre via”, sembra essere di origine virgiliana (anche se non siamo riusciti a trovarne l’esatto riferimento), si trova nel romanzo Il piacere di Gabriele d’Annunzio e nelle Cronache letterarie di Luigi Capuana ed è anche il titolo di un’ode barbara di Giosuè Carducci il quale dalla fugacità della vita, trae motivo di godere più intensamente delle passioni, incarnando quell’immorale ignavia comune alle masse umane prossime la fine. Il tempo, che “precipita” e “corre via”, ha invece un dove, cioè un luogo e una direzione che generano il tempo e lo rendono prezioso per l’uomo saggio incamminato verso il tempo senza tempo.

Omnes vulnerant ultima necat – Tutte feriscono l’ultima uccide

Questo motto, posto sul lato nord del campanile e nascosto dal tetto dell’abside e della navata, è invece attribuito a Seneca il Vecchio. Il soggetto sottinteso è l’ora (in quanto unità comune di tempo): ognuna di esse ferisce il cuore umano (con la spada dell’amore, direbbe forse santa Teresa di Gesù Bambino), ma solo l’ultima uccide. Il significato dalla sentenza muta quindi radicalmente in base al valore che diamo a questa ultimo evento che è la morte. È essa l’incontro con Colui che per tutta la tua esistenza ti ha ferito d’amore con la sua misteriosa presenza oppure la fine di tutto, anche del dolore e delle ferite?

Signo horam signa bonum – (Io) segno l’ora, (tu) segna il bene

Questa frase, posta sul lato sud del campanile, è tra le tre, la più originale e la più pratica. Originale perché non sembra essere una citazione di qualche autore né è facile trovarla altrove, su altri campanili, orologi meccanici o solari. Pratica perché concerne il nostro modo di vivere il tempo quotidiano. Come l’orologio ha il compito di segnare l’ora così l’uomo deve realizzare, di ora in ora, di giorno in giorno, la sua vocazione, di segnare il bene, cioè sceglierlo, mostrarlo, farlo.

 

p. Giacomo Gubert ocd

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