“Misericordia” nelle opere di Santa Teresa di Gesù

Santa Teresa di Gesù (1515-1582)
Opere principali

Il libro della Vita (1565)

Il libro della Vita è l’autobiografia di santa Teresa, la sua anima, come lei stessa lo ha definito. Lo chiama anche il libro “delle misericordie di Dio” indicando il contenuto della sua esperienza: la misericordia di Dio, le grazie ricevute, così numerose da non credere che siano state donate a una persona.
Nel libro Teresa spiega che l’origine della sua esperienza di Cristo e di Dio, è la preghiera vissuta come amicizia con Gesù. E, per illustrare il cammino della preghiera, utilizza l’immagine di un giardino dove i quattro modi con cui si può portarvi l’acqua corrispondono ai diversi gradi della preghiera e sono: il secchio, la noria (una ruota da mulino a cui si attaccano dei secchi, che si riempiono al girare della ruota), il canale e la pioggia. Così Teresa spiega che pregare significa essere in amicizia con Cristo. La preghiera è intesa come la comunione di amore con la Persona dell’Amico Gesù.

Cammino di Perfezione (1565)

“La sua anima vive nella dottrina di questo libro”, osserva don Teutonio di Braganza pubblicando il libro, nel 1583. La ricca esperienza mistica è sistemata pedagogicamente da Teresa per formare alla vita carmelitana, alla preghiera e all’educazione delle virtù chiunque volesse far parte della famiglia carmelitana.
È conosciuto come il commento di santa Teresa al Padre nostro, in realtà però lei impiega quasi metà del libro per parlare delle virtù, quali l’amore del prossimo, il distacco necessario per donarsi totalmente, l’umiltà, la determinazione nel donarsi senza riprendersi nulla, etc. Solo in un secondo momento commenta ogni invocazione del Pater in chiave pedagogica e per formare una comunità carmelitana saldamente radicata nelle virtù.

Il Castello Interiore (1577)
È il capolavoro di santa Teresa e una delle opere più importanti della letteratura cristiana di tutti i tempi sul tema dell’infinita e preziosa dignità dell’uomo, chiamato al dialogo e alla comunione con Dio. È la sintesi teresiana più riuscita di esperienza e dottrina. Il Castello, prim’ancora di essere un racconto, è la sua vita.
Il Castello Interiore ha attraversato i secoli mostrando il volto sempre giovane e sempre attuale di un testimone della grandezza della vita cristiana.

Le Fondazioni (1573-1582)
Il libro delle “Fondazioni” è stato definito uno dei libri più deliziosi della letteratura spagnola. Teresa lo scrive negli ultimi dieci anni della vita, in tempi diversi. Ne esiste un solo esemplare, mai rivisto per correzioni o aggiunte, e proprio per questo è il più spontaneo e colloquiale tra gli scritti di Santa Teresa.
Teresa inizia a scriverlo nel 1573, raccontando la storia della fondazione di Medina del Campo, e lo termina con quella di Burgos, pochi mesi prima di morire. Scrive il racconto con la stessa intenzione con cui fonda i monasteri: «per la gloria di Dio e per far conoscere le grazie che in queste fondazioni ha fatto Lui a quest’Ordine». È Dio il protagonista del libro.
Dalle pagine del testo emergono il ritratto della complessa società spagnola e la situazione della Chiesa in Spagna, in Europa e in America. Per questo è, insieme alle sue Lettere, uno dei documenti più importanti per lo studio del siglo de oro.

Teresa scrittrice: suggerimenti al lettore.
Le pagine di Teresa hanno un tono colloquiale: «Parlerò con loro in ciò che scriverò» (Castello interiore, prologo). Scrive come parla e parla mentre scrive, così hanno affermato molti autori. Parla scrivendo perché vuole stabilire un dialogo con il lettore e renderlo partecipe della sua esperienza di Dio ed ingolosirlo del bene così alto della vita di amicizia con la Trinità. Non si capisce Teresa se si prescinde da questo particolare stile. I suoi scritti sono un gesto d’amicizia.
«Io non conobbi né vidi la santa Madre Teresa di Gesù mentre viveva, ma ora che vive in cielo la conosco e vedo, quasi sempre, nelle due immagini vive che ci lasciò di sé e che sono le sue figlie e i suoi libri, che a mio giudizio sono i maggiori testimoni fedeli e di singolare rarità della sua grande virtù». Così scrive Fray Luis de Leon presentando la pubblicazione della prima edizione delle opere di Teresa nel 1588. Ogni lettore si trova nella stessa situazione, ma sappiamo che leggerle è iniziare un dialogo, una preghiera, un’amicizia.

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Per il testo che segue ho ADOTTATO QUESTO CRITERIO:
Il titolo è dato dal libro di santa Teresa, nel margine sinistro, l’abbreviazione dell’opera teresiana e il capitolo, segue il numero del paragrafo.

IL LIBRO DELLA VITA (VITA)

VITA 4,
3. Sembra, mio Dio, che io non facessi altro se non promettervi di non mantener nulla di ciò che vi avevo promesso, anche se allora non era questa la mia intenzione; ma le mie azioni erano poi tali che non so più quali fossero le mie intenzioni, e da questo si vede meglio chi siete voi, mio Sposo, e chi sono io. E, in verità, molte volte il dolore per le mie grandi colpe è temperato dalla gioia che mi dà il pensiero che si possa conoscere la vostra infinita MISERICORDIA.
4. In chi, o Signore, essa può risplendere come in me, che ho tanto offuscato con le mie cattive azioni le immense grazie che avevate cominciato a farmi? Povera me, mio Creatore, che se voglio discolparmi, non posso addurre nessuna scusa, né v’è alcuno che abbia colpa all’infuori di me! Poiché se io avessi ricambiato anche in parte l’amore che cominciavate a dimostrarmi, non avrei più potuto amare altri che voi, e con questo si sarebbe rimediato a tutto. dal momento che non meritai tanta fortuna, mi giovi ora, o Signore, la vostra MISERICORDIA.
10. Molte volte, pensando, piena di ammirazione, alla infinita bontà di Dio, la mia anima si dilettava di vedere la sua magnificenza e MISERICORDIA. Sia egli sempre benedetto, avendo io costatato chiaramente che non tralascia di premiare, anche in questa vita, ogni mio buon desiderio. Per quanto meschine e imperfette fossero le mie opere, questo mio Signore le andava migliorando, perfezionando e avvalorando, e subito occultava colpe e peccati. Permette anche, Sua Maestà, che si accechino coloro che me li hanno visti commettere e glieli toglie dalla memoria; indora le colpe; fa risplendere una virtù che egli stesso pone in me, quasi costringendomi a mantenerla.

VITA 6,
9. Chi avrebbe detto che sarei ritornata così presto a cadere, dopo tante grazie di Dio, dopo che Sua Maestà aveva cominciato a darmi virtù tali che per se stesse m’incitavano a servirlo, dopo essermi vista quasi morta e in così gran pericolo di dannarmi, dopo essere risuscitata anima e corpo, con grande meraviglia di tutti coloro che mi vedevano viva? Che è ciò, Signor mio? Dobbiamo vivere una vita così piena di pericoli? Mentre scrivo questo, mi sembra che con il vostro aiuto e per vostra MISERICORDIA potrei dire, anche se non con la stessa perfezione, ciò che ha detto san Paolo: Non sono più io che vivo, ma voi, mio Creatore, che vivete in me, per il fatto che da alcuni anni, a quanto mi è dato d’intendere, voi mi reggete con la vostra mano, sì ch’io vedo dai desideri e propositi, di cui in qualche modo in questi anni ho dato prova, attuandoli in molte circostanze, di non far nulla contro la vostra volontà, neppure la minima cosa.

VITA 7,
15. È da lodare il Signore per la morte che egli fece (sacerdote di Becedas), per il desiderio che aveva di morire, i consigli che ci diede dopo aver ricevuto l’unzione degli infermi, per la preghiera di raccomandarlo a Dio e di chiedere MISERICORDIA per lui, per le esortazioni a servire sempre il Signore e a considerare che tutto finisce quaggiù. Fra le lacrime ci confidò il suo grande dolore di non averlo servito abbastanza e che avrebbe voluto essere frate in qualche Ordine dei più rigorosi. Sono sicurissima che quindici giorni prima il Signore gli abbia fatto intravedere che non sarebbe vissuto, perché nel periodo precedente a questo non lo pensava, benché stesse male; dopo, pur essendo molto migliorato, come riconoscevano i medici, non faceva alcun caso di ciò, ma era tutto preso a preparare la sua anima al trapasso.
22. È vero che io sono la più debole e vile di tutte le creature, ma ritengo che non avrà nulla da perdere chi, umiliandosi, anche se forte, attenderà a questa pratica, credendo a chi ne ha fatto esperienza. Di me posso dire che, se il Signore non mi avesse rivelato queste verità e dato il modo di trattare molto frequentemente con persone dedite all’orazione, a forza di cadere e rialzarmi, sarei andata a capofitto all’inferno; perché per cadere avevo molti amici pronti ad aiutarmi, ma per rialzarmi mi ritrovavo così sola da stupirmi ora di non essere rimasta sempre a terra; e lodo la MISERICORDIA di Dio, che era il solo a tendermi la mano. Sia egli per sempre benedetto! Amen.

VITA 8,
2. Quando mi trovavo fra i piaceri mondani, mi dava pena il ricordo di ciò che dovevo a Dio; quando stavo con Dio mi turbavano le affezioni del mondo. Era una lotta così penosa che non so come potei sopportarla anche solo un mese, nonché tanti anni. Ciò nonostante, vedo chiaramente la grande MISERICORDIA che il Signore mi usò dandomi il coraggio, poiché mantenevo rapporti con il mondo, di praticare l’orazione.
4. Lo scopo, dunque, per cui ho tanto insistito a parlare di ciò è, come ho già detto, anzitutto perché si costatino la MISERICORDIA di Dio e la mia ingratitudine, e poi perché si conosca il gran bene che Dio fa a un’anima quando la dispone a praticare e a desiderare l’orazione. Anche se non ha tutta la disposizione necessaria, purché perseveri in essa, per quanti peccati, tentazioni e cadute di ogni genere le frapponga il demonio, il Signore la trarrà al porto di salvezza, allo stesso modo in cui sembra abbia tratto me. Piaccia a Sua Maestà che io non ritorni a perdermi.
5. Quanto a coloro che non hanno ancora incominciato, io li scongiuro, per amore del Signore, di non privarsi di tanto bene. Qui non c’è nulla da temere, ma tutto da desiderare, perché, anche se non facessero progressi né si sforzassero d’essere perfetti, così da meritare le grazie e i favori che Dio riserva agli altri, per poco che guadagnassero, giungerebbero a conoscere il cammino del cielo; e, perseverando nell’orazione, spero molto per essi nella MISERICORDIA di Dio, che nessuno ha preso mai per amico senza esserne ripagato; per me l’orazione mentale non è altro se non un rapporto d’amicizia, un trovarsi frequentemente da soli a soli con chi sappiamo che ci ama. E se voi ancora non l’amate…
10. Affinché si veda la sua MISERICORDIA e il gran bene che fu per me il non aver lasciato l’orazione e la lettura, parlerò qui – poiché è cosa assai utile a sapersi – del martellamento a cui il demonio sottopone un’anima per guadagnarsela e degli accorgimenti MISERICORDIOSI con cui il Signore cerca di riprendersela affinché tutti si guardino da quei pericoli dai quali io non seppi guardarmi. Soprattutto per nostro Signore e per il grande amore con cui egli ottiene di richiamarci a sé, io scongiuro chiunque a fuggire le occasioni perché, una volta entrati in esse, non c’è da stare sicuri, essendo molti i nemici che ci danno guerra e troppo deboli le nostre forze per difenderci.

VITA 9,
7. In quel tempo mi dettero le Confessioni di sant’Agostino, forse per disposizione del Signore, perché io non cercai di averle non conoscendone l’esistenza. Io sono molto devota di sant’Agostino perché il monastero dove fui da secolare era del suo Ordine, e anche perché egli fu peccatore. Infatti, provavo molto conforto nei santi che il Signore rivolse al suo servizio dopo che erano stati peccatori, sembrandomi che mi fossero d’aiuto a sperare che come il Signore aveva perdonato a loro, poteva farlo anche con me. Solo una cosa mi angustiava, come ho già detto: che essi, chiamati dal Signore una sola volta, non tornavano a cadere, mentre io ero stata chiamata già tante volte; ciò mi procurava una grande sofferenza. Ma, considerando l’amore che mi portava, riprendevo coraggio, perché non ho mai diffidato della sua MISERICORDIA; di me, invece, assai spesso.
8. Oh, mio Dio, come mi spaventa l’ostinazione che dimostrò la mia anima, pur avendo tanti aiuti da Dio!
9. Mi sembra che la mia anima ricevesse allora grandi forze dalla divina Maestà, che dovette udire i miei lamenti e avere pietà delle mie lacrime. Cominciò a crescere in me la propensione a stare più a lungo con Dio e ad allontanarmi dalle occasioni pericolose perché, in questo modo, subito ritornavo ad amare Sua Maestà. Capivo bene, a quel che credo, di amarlo, ma non comprendevo, come avrei dovuto intenderlo, in che cosa consistesse amare davvero Dio. Non avevo, mi pare, ancora finito di dispormi a servirlo, che Sua Maestà cominciava a ridonarmi le sue grazie. […] Mi pareva già fin troppo buono verso di me, e fu davvero grande la sua MISERICORDIA a mio riguardo, nel consentire che gli restassi dinanzi, dopo avermi condotto alla sua presenza…

VITA 10,
TITOLO Comincia a esporre le grazie che il Signore le concedeva nell’orazione e ciò a cui possiamo contribuire con i nostri sforzi; sottolinea, inoltre, quanto sia importante conoscere le grazie che il Signore ci fa.
[…] 2. Già prima avevo sentito assai di continuo una tenerezza che in parte, mi pare, può essere frutto dei nostri sforzi, una gioia che non appartiene del tutto ai sensi né allo spirito. È data solo da Dio, ma credo che a tal fine possiamo aiutarci molto, considerando la nostra MISERIA e la nostra ingratitudine verso Dio, quanto egli ha fatto per noi, la sua passione così dolorosa, la sua vita piena di tante tribolazioni, godendo nella contemplazione delle sue opere, della sua grandezza, del suo infinito amore e di molte altre cose in cui s’imbatte continuamente chiunque badi al proprio profitto spirituale, anche se non vada a cercarle con una precisa intenzione. Se a questo si aggiunge un po’ di amore, l’anima gioisce, il cuore s’intenerisce, vengono le lacrime; a volte pare che si spremano a forza, altre volte che le procuri il Signore, senza che si possano trattenere. Sembra che Sua Maestà ricompensi quella piccola concentrazione con un dono così generoso quale è la consolazione provata da un’anima nel vedere che piange per un Signore così grande, e non mi stupisco: ha più che ragione di consolarsi. In ciò è la sua letizia, in ciò il suo godimento.

VITA 11,
TITOLO: Mostra perché non si giunga ad amare Dio con perfezione in breve tempo. Comincia a spiegarlo per mezzo di un paragone che illustra quattro gradi di orazione. Procede, in questo capitolo, a trattare del primo; è molto utile per i principianti e per coloro che non provano gioia nell’orazione.
4. Grande MISERICORDIA egli usa a colui al quale dona la grazia e il coraggio di risolversi ad acquistare con tutte le sue forze questo bene perché, se persevera nella sua risoluzione, Dio, che non nega a nessuno il suo aiuto, a poco a poco renderà il suo coraggio capace di conseguire la vittoria… Se, infatti, chi comincia a darsi all’orazione si sforza, con il favore divino, di raggiungere la vetta della perfezione, credo che non entrerà mai solo in cielo, ma traendosi dietro molta gente, come un buon capitano a cui Dio abbia affidato la sua compagnia.
11. Hanno però il loro premio queste fatiche… Sì, è così, non v’è dubbio: infatti, con un’ora sola delle dolcezze che egli mi ha poi concesso quaggiù di sé, mi sembra che restino ricompensate tutte le angosce lungamente sofferte per durare nell’orazione… Sua Maestà voglia condurci attraverso queste prove, per farci capire che siamo ben poca cosa. Sono tanto sublimi le grazie che dopo ci concederà, che vuole farci vedere, prima di darcele, le nostre MISERIE per esperienza diretta, affinché non ci accada ciò che avvenne a Lucifero.
12. Sua Maestà ci conduca dove voglia; ormai non apparteniamo più a noi stesse, ma a lui. Ci usa una grande MISERICORDIA nel permetterci di voler scavare nel suo giardino e star vicino al padrone di esso, che è sempre presso di noi. Se egli vuole che queste piante e questi fiori germoglino, alcuni con l’acqua attinta dal pozzo, altri senza di essa, che importa? Fate, o Signore, ciò che volete, purché io non abbia più ad offendervi né a perdere le mie virtù, se, unicamente per vostra bontà, me ne abbiate data qualcuna.
15. Questo non lo dico tanto per coloro che cominciano (anche se vi annetto grande importanza, essendo di grande vantaggio cominciare con questa libertà e determinazione), ma per gli altri, poiché ve ne saranno molti che hanno cominciato da un pezzo e non riescono mai a finire. Credo che il non aver abbracciato la croce fin da principio è in gran parte la causa che li rende afflitti, sembrando loro di non far nulla… Sua Maestà conosce bene la nostra MISERIA e l’inferiorità della nostra natura, molto meglio di noi stessi, e sa anche che queste anime desiderano solo pensare sempre a lui e amarlo. Questa è appunto la determinazione che egli vuole… Moltissime volte (io ne ho grandissima esperienza e so quanto sia vero per averci fatto particolare attenzione e averne parlato in seguito con persone spirituali) dipende da indisposizione fisica, poiché siamo così miserevoli, che questa povera anima partecipa delle MISERIE del corpo, di cui è come una piccola prigioniera; i cambiamenti di stagione, il mutamento degli umori fanno sì che molte volte, senza sua colpa, essa non possa far ciò che vuole e soffra ogni genere di patimenti. Rendiamoci conto d’essere ammalati; si cambi l’ora dell’orazione, e molte volte per vari giorni, si sopporti come meglio si può questo esilio, perché è una grande disgrazia, per un’anima che ama Dio, vedersi vivere in questa MISERIA e non poter fare ciò che vuole, per il fatto di avere un ospite così cattivo com’è questo nostro corpo.
16. Ho detto «con discrezione», perché qualche volta sarà opera del demonio; pertanto, è bene non lasciare del tutto l’orazione.

VITA 14,
TITOLO: Comincia a spiegare il secondo grado di orazione, in cui il Signore concede già all’anima di sentire dolcezze particolari.
4. Tutto quello che ora avviene comporta grandissima letizia e così poca fatica che l’orazione non stanca, anche se dura a lungo, perché l’intelletto qui opera molto lentamente ed estrae assai più acqua di quella che non estraesse dal pozzo; le lacrime che qui Dio ci dà sono lacrime di gioia e, benché si sentano, sgorgano spontaneamente.
5. Quest’acqua di grandi favori e grazie che qui il Signore ci dona fa crescere le virtù in modo incomparabilmente maggiore che nella precedente orazione, perché l’anima va ormai elevandosi dalla sua MISERIA e va acquistando già una qualche conoscenza delle delizie del cielo. Credo che questa conoscenza la faccia maggiormente progredire e anche giungere più vicino alla vera virtù da cui derivano tutte le virtù, che è Dio. Infatti, Sua Maestà comincia a comunicarsi a quest’anima e vuole che essa lo senta. Arrivati a questo punto, si comincia subito a perdere l’avidità delle cose terrene, e poche grazie!
10. In tutta verità, ci è lecito, dunque, fare questo paragone (aiuola-orto-giardino), che se non è per colpa nostra, possiamo godere di voi come voi di noi, poiché avete detto che la vostra delizia è stare con i figli degli uomini. Oh, Signor mio! cosa è mai questo? Ogni volta che ascolto queste parole ne provo gran conforto, e ciò anche quando ero assai colpevole. È possibile, Signore, che ci sia un’anima la quale, giunta a ricevere da voi simili grazie e doni, e a capire che voi godete di essa, torni ad offendervi, dopo tanti favori e così grandi prove del vostro amore, da non poter dubitare di esso, vedendone chiaramente le opere in sé? Sì, c’è sicuramente, e non una, ma molte volte l’ha fatto, e sono io. Piaccia alla vostra bontà, Signore, che sia io sola l’ingrata, quella che ha commesso così grande iniquità, che si è resa colpevole di così smisurata ingratitudine; anche da lei, però, la vostra infinita bontà ha già ricavato qualche bene: quanto maggiore è il male, tanto più risplende il bene delle vostre MISERICORDIE. E con quanta ragione io le posso cantare per sempre!

VITA 15,
2. È molto importante che l’anima, arrivata a questo punto (orazione di quiete), si renda conto della grande dignità del suo stato, della somma grazia che il Signore le ha fatto, e di come ben a ragione debba distaccarsi dalla terra, visto che la sua bontà sembra renderla ormai cittadina del cielo, se non resta quaggiù per sua colpa. Sventurata lei se torna indietro! Io penso che sarà per precipitare in basso – come avrei fatto io, se la MISERICORDIA del Signore non mi avesse salvata – perché nella maggior parte dei casi ciò avverrà, io credo, per gravi colpe, essendo impossibile lasciare un sì gran bene senz’essere accecati da un grave male.

VITA 16,
4. Mi sembra, pertanto, di non aver esagerato nel parlare, sempre in modo inadeguato, della gioia di cui il Signore vuole che in questo esilio goda un’anima. Siate per sempre benedetto, Signore, e tutte le creature vi lodino in eterno! Vogliate ora, mio Re, ve ne supplico, poiché quando scrivo queste cose non sono fuori di questa sana, celestiale follia, per vostra bontà e MISERICORDIA – avendomi voi fatto questa grazia senza alcun merito mio –, vogliate, dunque, che tutti coloro con cui dovrò trattare siano pazzi del vostro amore, o concedetemi di non trattare più con nessuno, o fate che io non tenga più in alcuna stima le cose del mondo, o tiratemi fuori da esso. Non può più, mio Dio, questa vostra serva sopportare tanti tormenti come quelli che soffre nel vedersi lontana da voi.

VITA 17,
6. […] In questo stato si vedono ben chiaramente la nostra MISERIA e il grande potere di Dio; perché, mentre le potenze che restano libere ci molestano e stancano tanto, le altre che stanno con Sua Maestà ci danno un vero riposo.
7. Il rimedio che, in conclusione, ho trovato, dopo tanti anni di fatica, è quello di cui ho parlato nell’orazione di quiete: non badare all’immaginazione più di quanto non si badi a un pazzo e lasciarla alla sua ostinazione, che solo Dio le può togliere. Infine, qui non è che una schiava. Dobbiamo sopportarla con pazienza, come fece Giacobbe con Lia, perché è una grande grazia del Signore che possiamo godere di Rachele. Dico che è come schiava perché, in conclusione, non può, per quanto faccia, trascinare a sé le altre potenze; anzi, sono esse a tirarla spesso dalla loro parte senza alcuna fatica.

VITA 19, quarto grado di orazione, unione
TITOLO: Prosegue nello stesso argomento, iniziando la spiegazione degli effetti che opera nell’anima questo grado di orazione. Esorta vivamente a non tornare indietro e a non lasciare l’orazione, anche se dopo questa grazia si torni a cadere. Parla dei danni che in questo caso ne verrebbero. È molto importante e di grande consolazione per i deboli e i peccatori.
1. Dopo questa orazione e questa unione, l’anima rimane presa da grandissima tenerezza, tanto che vorrebbe struggersi in lacrime, non di pena, ma di gioia […]
2. Vede benissimo d’essere profondamente indegna perché, in una stanza dove entra molto sole, non vi è ragnatela che rimanga nascosta; la sua MISERIA è evidente. […] In seguito le si presentano innanzi con grande verità la sua vita passata e la gran MISERICORDIA di Dio, senza che l’intelletto abbia bisogno di andarne in cerca, trovando lì pronto di che mangiare e intendere. Riconosce di meritare l’inferno e, vedendosi punita con il paradiso, si scioglie in lodi di Dio. Anch’io vorrei farlo ora. Siate benedetto, mio Signore, che da una melma così sporca come sono io fate uscire un’acqua così limpida perché sia degna della vostra mensa! Siate lodato, o delizia degli angeli, che così tanto volete elevare un così misero verme!
5. Oh, Gesù mio! Che spettacolo vedere come a un’anima caduta in peccato, dopo essere giunta qui, voi, per vostra MISERICORDIA, tornate a dar la mano sollevandola! Come si rende essa conto allora delle infinite vostre grandezze e MISERICORDIE e della propria MISERIA! È questo il momento in cui, riconoscendo la vostra magnanimità, si sente davvero annientare; il momento in cui non osa alzare gli occhi o li alza solo per vedere ciò che vi deve; il momento in cui si fa devota della Regina del cielo perché vi plachi; il momento in cui invoca i santi che caddero dopo essere stati da voi chiamati, perché l’aiutino; il momento in cui le sembra troppo quel che le date, perché sa di non meritare neanche la terra che calpesta; il momento di accostarsi ai sacramenti, per la fede viva che la anima nel vedere la virtù che avete in essi riposta, di profondere lodi perché avete lasciato per le nostre piaghe medicina e unguento tali che non le rimarginano solo superficialmente, ma le fanno sparire del tutto. Questo la riempie di stupore, e chi, Signore dell’anima mia, non ha da stupirsi di una MISERICORDIA così grande e di così accresciuto favore a compenso di un tradimento così ripugnante ed esecrabile? È solo perché sono perversa se, scrivendo queste cose, non mi si spezza il cuore.
10. Ciò basta già a far vedere le sue grandi MISERICORDIE il fatto che ha perdonato non una, ma molte volte tanta ingratitudine. A san Pietro perdonò una volta, a me molte; e con ragione il demonio mi tentava a non pretendere una stretta amicizia con colui che trattavo così manifestamente da nemica. Che grande cecità, la mia! Dove potevo credere di trovare rimedio se non in voi? Che follia fuggire dalla luce per andare sempre inciampando! Che umiltà piena di superbia creava in me il demonio nell’allontanarmi dalla colonna e dal bastone che dovevano sostenermi per evitare una così grave caduta!
15. non la inganni con il farle lasciare l’orazione come faceva con me, per falsa umiltà; l’ho già detto e vorrei dirlo ancora molte volte. Confidi nella bontà di Dio che è più grande di tutto il male che possiamo fare, e quando noi, riconoscendoci colpevoli, vogliamo tornare alla sua amicizia, dimentica la nostra ingratitudine né ricorda le grazie che ci ha fatte e per le quali meriteremmo il suo castigo. Anzi, le nostre colpe lo inducono a perdonarci più presto, come gente di casa sua, che ha mangiato, come suol dirsi, il suo pane. Ricordino le sue parole e considerino ciò che ha fatto nei miei riguardi: mi sono stancata prima io d’offenderlo, che lui di perdonarmi. Egli non si stanca mai di dare, né le sue MISERICORDIE possono esaurirsi: non stanchiamoci di riceverle. Sia benedetto per sempre, e tutte le creature lo lodino! Amen.

VITA 21,
TITOLO Continua a parlare di quest’ultimo grado di orazione (ndr. UNIONE), completandone la trattazione. Esprime la sofferenza dell’anima, che in esso si trova, di tornare a vivere nel mondo e parla della luce che le offre il Signore per vederne gli inganni. Contiene una profonda dottrina.
6. Oh, che pena per un’anima, giunta a questo stato, dover trattare di nuovo con tutti, assistere all’assurda farsa di questa vita e spendere il tempo nel soddisfare i bisogni del corpo, col mangiare e dormire! Tutto la stanca e non sa come trovare una via di scampo; si vede incatenata e prigioniera; pertanto, sente più al vivo la schiavitù del corpo e la MISERIA della vita. Riconosce quanto avesse ragione san Paolo di supplicare Dio d’esserne liberato e lo invoca con lui, implorandone anch’essa la liberazione, come ho detto altre volte.
11. Fino ad oggi, quando il Signore ha cominciato a farmi la grazia di questi rapimenti, tale forza è andata sempre aumentando. Egli nella sua MISERICORDIA mi ha tenuto per mano, perché non tornassi indietro. Così stando le cose, mi sembra di non far nulla da parte mia, ma di vedere chiaramente che è il Signore a fare tutto. Credo pertanto, che quando un’anima riceve da Dio queste grazie e cammina con umiltà e timore, sapendo che tutto le viene dal Signore stesso e nulla, o quasi nulla, da sé, può frequentare qualsiasi genere di persone, per quanto sviate e viziose esse siano, la lasceranno indifferente e non potranno rimuoverla dai suoi propositi; anzi, come ho detto, le saranno di aiuto come mezzo per ricavare maggior profitto. Sono anime ormai forti quelle che il Signore sceglie per il bene di altre anime, anche se tale forza non viene da loro. Poco alla volta, man mano che il Signore avvicina l’anima alla cima, le comunica più arcani segreti.

VITA 30,
9. Invece la vera umiltà – benché l’anima si riconosca spregevole e soffra di vedere cosa siamo ed esageri molto la propria perversità, nella stessa misura di cui si è detto nel caso precedente con assoluta convinzione – non è accompagnata da inquietudine, né turba l’anima né la getta nelle tenebre né l’inaridisce, anzi la solleva e, al contrario dell’altra, comporta quiete, soavità, luce. È una pena che, tuttavia, conforta l’anima per la costatazione di quale grande favore le faccia Dio nel dargliela e come sia giusta. Si rammarica di aver offeso Dio, ma d’altra parte le procura distensione la sua MISERICORDIA. Ha in sé quella luce che la fa sentire piena di confusione e lodare Sua Maestà per averla sopportata tanto tempo. Invece, nell’altra umiltà che viene dal demonio non c’è luce per alcun bene, e sembra che Dio metta tutto a ferro e a fuoco; le è presente la sua giustizia, e se anche conserva la fede nella sua MISERICORDIA, non avendo il demonio tanto potere da fargliela perdere, essa è tale da non offrirle conforto, anzi la considerazione di tanta MISERICORDIA è motivo di maggior tormento, perché sembra che imponga maggiori obblighi.

VITA 31,
7. Venne da me un sacerdote che da due anni e mezzo si trovava in peccato mortale, uno dei più abominevoli che io abbia mai udito, e in tutto questo tempo né l’aveva confessato, né aveva cercato di emendarsi, pur continuando a celebrare la Messa. Gli altri peccati, sì, li confessava, ma questo diceva che gli era impossibile confessarlo, essendo troppo brutto. E desiderava ardentemente liberarsene, ma da solo non ci riusciva. Ebbi di lui molta compassione, e gran dolore mi procurò veder offendere Dio in quel modo. Gli promisi di pregare vivamente il Signore di aiutarlo, e far sì che gli altri, migliori di me, lo pregassero. Scrissi subito a una certa persona alla quale mi disse che potevo mandare le lettere. E così, nella sua prima confessione, si accusò di quel peccato, poiché Dio volle, per le suppliche delle molte sante persone alle quali l’avevo raccomandato, usare verso quest’anima la sua MISERICORDIA; anch’io, quantunque così miserabile, avevo fatto per lui con molta diligenza tutto quello che avevo potuto.
17. È motivo di lode per il Signore quanto accade in questa circostanza, ed è anche motivo di gran pena per il nostro cuore perché moltissime anime che, poverine, non sanno farsi valere, tornano indietro. E così credo che sarebbe stato anche della mia se il Signore, nella sua infinita MISERICORDIA, non avesse fatto tutto lui: finché egli non è intervenuto con la sua bontà in mio favore, la signoria vostra avrà visto che non facevo altro se non cadere e rialzarmi.
18. Vorrei sapermi spiegare, perché credo che a questo riguardo molte anime s’ingannino, pretendendo di volare prima che il Signore dia loro le ali. (…) Tali anime, perciò, non si affliggano; sperino nel Signore, perché quanto ora è solo nei loro desideri, Sua Maestà farà sì che giungano ad averlo di fatto, purché continuino nell’orazione e facciano, da parte loro, tutto quello che possono.
VITA 32, (visione dell’inferno di Teresa)
3. Stavo in un luogo pestilenziale, senza alcuna speranza di conforto, senza la possibilità di sedermi e stendere le membra, chiusa com’ero in quella specie di buco nel muro. Le stesse pareti, orribili a vedersi, mi gravavano addosso dandomi un senso di soffocamento. Non c’era luce, ma tenebre fittissime. Io non capivo come potesse avvenire questo: che, pur non essendoci luce, si vedesse ugualmente ciò che poteva dar pena alla vista. Il Signore allora non volle mostrarmi altro dell’inferno; inseguito, però, ho avuto una visione di cose spaventose, tra cui il castigo di alcuni vizi. Al vederli, mi sembravano ben più terribili, ma siccome non ne provavo la sofferenza, non mi facevano tanta paura, mentre in questa prima visione il Signore volle che io sentissi davvero nello spirito quelle angosce e afflizioni, come se le patissi nel corpo. Non so come questo sia avvenuto, ma mi resi ben conto che era per effetto di una grande grazia e che il Signore volle farmi vedere con i miei occhi da dove la sua MISERICORDIA mi aveva liberato. Sentir parlare dell’inferno è niente, com’è niente il fatto che abbia alcune volte meditato sui diversi tormenti che procura… non è niente, ripeto, di fronte a questa pena, che è ben altra cosa. C’è la stessa differenza che passa tra un ritratto e la realtà; bruciarsi al nostro fuoco è ben poca cosa in confronto al tormento del fuoco infernale.

VITA 37,
titolo: Tratta degli effetti che restavano in lei dopo aver ricevuta qualche grazia dal Signore. Espone una validissima dottrina. Dice come si debba procurare e quanto si debba stimare l’acquisto di un grado maggiore di gloria, senza tralasciare, per nessuna difficoltà, beni che sono eterni.
3. Non dico che non mi accontenterei e non mi riterrei fortunata di stare in cielo anche nel posto più basso, perché, avendo io meritato di averlo bassissimo nell’inferno, il Signore, così facendo, mi userebbe una gran MISERICORDIA e piaccia a Sua Maestà che io possa andare lassù e non guardi ai miei peccati. Dico solo che qualunque cosa mi dovesse costare, se io potessi, e il Signore me ne desse la grazia, soffrire grandi tribolazioni, non vorrei perdere nulla per colpa mia. Me infelice: con tanti peccati avevo perduto ogni cosa!
7. Proprio poco tempo fa mi è accaduto di stare otto giorni con l’impressione che non ci fosse in me neanche la possibilità di riconoscere ciò che devo a Dio né il ricordo delle sue grazie. Avevo l’anima trasognata e non sapevo perché, né a che cosa fosse rivolta: non certo a cattivi pensieri, ma mi sentivo così incapace di averne di buoni, che ridevo di me stessa, compiacendomi di vedere la MISERIA in cui cade un’anima quando Dio non opera continuamente in lei. Essa si rende conto di non essere senza di lui, in questo stato, in cui non si hanno quelle grandi sofferenze che, come ho detto, ho provato altre volte, ma per quanto metta legna e faccia quel po’ che può da parte sua, non riesce a far ardere il fuoco dell’amor di Dio, ed è grande sua MISERICORDIA se si vede il fumo, dal quale capire che il fuoco non è spento del tutto. Torna ad accenderlo il Signore, senza cui l’anima si rompe invano la testa a soffiare e a sistemare la legna: sembra, anzi, che lo soffochi sempre di più. Credo che il meglio da farsi sia che l’anima si arrenda all’evidenza dei fatti, riconoscendo che da sola non può far nulla e attenda, come ho detto, ad altre opere meritorie, perché il Signore, forse, le toglie l’orazione proprio perché si dedichi a queste opere e veda per esperienza quanto poco essa possa per se stessa.
8. «Come! Non vi basta, Dio mio, di tenermi in questa misera vita, e che io per amor vostro l’accetti, e voglia vivere dove tutto m’impedisce di godervi, e debba mangiare, dormire, occuparmi di affari e trattare con la gente? Io sopporto ogni cosa per amor vostro, ma ben sapete, Signore, quanto ciò mi sia di tormento, e perché allora vi nascondete nei pochi istanti di cui dispongo per godere di voi? Com’è compatibile tutto questo con la vostra MISERICORDIA? Come può sopportarlo l’amore che nutrite per me? Credo, Signore, che se potessi nascondermi a voi come voi vi nascondete a me, il vostro amore per me non lo sopporterebbe: voi, infatti, ve ne state con me e mi vedete sempre. No, questo è intollerabile, mio Signore; vi supplico di considerare che è fare ingiuria a chi tanto vi ama».
9. Queste ed altre cose del genere mi è accaduto di dire, pur avendo visto quanto era blando il castigo preparato per me nell’inferno, in paragone di quel che avrei meritato. Ma, a volte, l’amore mi fa perdere il senno a tal punto che non sono più padrona di me e con piena convinzione esplodo in questi lamenti, sopportata sempre dal Signore. Sia lodato questo Re così buono!

VITA 38,
Titolo In cui parla di alcune straordinarie grazie che il Signore le fece, sia per la rivelazione di qualche segreto del cielo, sia per altre grandi visioni e notizie di cui si degnò di favorirla. Parla degli effetti che le lasciavano e il grande vantaggio che ne traeva la sua anima.
2. Con l’andare del tempo, mi è accaduto, e talvolta mi accade ancora questo: il Signore mi scopre via via più grandi segreti;
3. Una volta rimasi più di un’ora in questo stato durante il quale mi sembrava che il Signore mi facesse vedere cose meravigliose, standomi molto vicino, finché mi disse: «Guarda, figlia mia, che cosa perdono coloro che mi sono nemici. Non tralasciare di farglielo sapere». Ahimè, Signor mio, quanto poco potranno giovare le mie parole a chi è reso cieco dalle sue azioni, se la Maestà vostra non gli dà luce! Alcune persone a cui l’avete data si sono certo migliorate per la conoscenza delle vostre grandezze, senonché le vedono, mio Signore, rivelate a un essere così miserabile e vile come son io, che mi pare già molto se vi sia stato qualcuno che mi abbia creduto. Siano benedetti il vostro nome e la vostra MISERICORDIA poiché io, per lo meno, ho riscontrato un evidente miglioramento spirituale. L’anima mia, dopo queste visioni, avrebbe voluto starsene sempre lassù, e non tornare più a vivere nel mondo di cui le era rimasto un gran disprezzo per tutto.
7. Non lo permetta, essendo quello che egli è, perché a volte io lo temo molto, anche se, d’altra parte, mi sento quasi sempre sicura della MISERICORDIA di Dio che, avendomi liberata da tanti peccati, non vorrà ritirare da me la sua mano, perché io abbia a perdermi. Io supplico la signoria vostra, padre, di chiedere sempre questo al Signore per me.
21. Cosa non deve, dunque, provare una miserabile come me, carica di abominazioni, che ha speso la sua vita avendo così poco timore di Dio, nell’avvicinarsi a questo Signore di così grande maestà, quando vuole che la mia anima lo veda? Come può accostare la sua bocca che ha proferito tante parole contro di lui a quel corpo gloriosissimo pieno di purezza e di MISERICORDIA?

VITA 40,
10. Diciamo che la Divinità è simile a un fulgidissimo brillante, molto più grande dell’universo, oppure a uno specchio, secondo quanto ho detto dell’anima nella precedente visione, tranne che è assai più rilucente, superiore a ogni possibile descrizione. Tutto quello che facciamo si vede in esso, essendo tale che racchiude tutto in sé e non c’è nulla che esorbiti dalla sua grandezza. Mi fu causa d’immensa meraviglia vedere in così breve spazio di tempo tante cose riunite qui, in questo splendido brillante, e mi è anche di enorme pena il pensiero che in quella purezza di luce si riflettono cose tanto ripugnanti quali i miei peccati. Ogni volta che me ne ricordo, non so come sopportarlo, e allora rimasi così piena di vergogna da non sapere, mi pare, dove nascondermi. Oh, se potessi far capire questa verità a coloro che commettono peccati assai gravi e disonesti, affinché sappiano che non sono occulti e che giustamente Dio se ne offende, perché commessi sotto i suoi occhi, senza alcun rispetto della sua presenza. Mi resi conto con quanta ragione si meriti l’inferno anche per un solo peccato mortale, perché non si può capire quale grave oltraggio sia commettere davanti a così grande maestà cose tanto lontane dalla sua divina essenza. E vidi anche meglio la sua MISERICORDIA, poiché continua a sopportarci pur sapendo che questo ci è noto.

Epilogo Vita, 4. Sia benedetto per sempre! E io spero nella sua MISERICORDIA perché possiamo ritrovarci dove la signoria vostra ed io vedremo più chiaramente i grandi favori che ci ha fatto e dove lo loderemo per sempre. Amen. Questo libro fu terminato nel giugno del 1562.

CAMMINO DI PERFEZIONE ESCORIAL (CE)

CE CAPITOLO 4,
2 Non guardate ai nostri peccati, ma alla nostra redenzione operata dal vostro sacratissimo Figlio, ai suoi meriti e a quelli della sua Madre gloriosa e di tanti santi e martiri che sono morti per voi!
3. Ahimè, Signore, come mi dispiace. Chi è costei che ha osato rivolgervi questa preghiera in nome di tutte? Che cattiva mediatrice, figlie mie, avete in me, per presentare le vostre richieste e per ottenere di essere esaudite! Non farà che indignare di più questo sovrano Giudice il vedermi così temeraria, e con giusta ragione! Ma considerate, Imperatore mio, (SIGNOR MIO in CV 3,9) che voi siete Dio di MISERICORDIA; abbiate pietà di questa povera peccatrice, di questo vermiciattolo che osa tanto. Guardate, mio Dio, ai miei desideri, alle lacrime con cui vi rivolgo la mia supplica e, per quello che siete, dimenticate le mie opere, abbiate pietà di tante anime che si perdono e soccorrete la vostra Chiesa. Non permettete più disastri tra i cristiani, o Signore! Dissipate, vi prego, queste tenebre! (UGUALE A CV 3,9)

CE CAPITOLO 25 (16),
3. Oh, mio Signore, quante volte vi facciamo lottare a corpo a corpo con il demonio! Non doveva bastare che vi foste lasciato prendere fra le sue braccia quando vi portò sul pinnacolo del tempio, per insegnarci a vincerlo? Ma che spettacolo, figlie mie, vedere quel Sole divino congiunto con lo spirito delle tenebre, e che terrore avrà provato tale spirito maledetto, senza sapere di che, perché Dio non permise che l’intendesse! Sia benedetta tanta pietà e MISERICORDIA! (UGUALE A CV 16,7)

CE CAPITOLO 33 (20),
Dice come, sia pur attraverso vie differenti, non manchi mai il conforto nel cammino dell’orazione.
1. Però non disse: «Gli uni vengano per questa strada e gli altri per quella»; anzi, la sua MISERICORDIA è stata così grande che non ha impedito ad alcuno di cercare di venire a bere a questa fonte di vita. (UGUALE A CAMMINO VALLADOLID 20,1)
2. Sia Egli benedetto! … Procedendo sempre con la ferma determinazione di morire piuttosto che lasciar di raggiungere questa fonte per colpa vostra, se il Signore vi farà soffrire un po’ di sete in questa vita, vi darà abbondantemente da bere in quella eterna, ove non dovrete più temere che per vostra colpa debba venire a mancarvi. Piaccia al Signore che non venga a mancarci la sua MISERICORDIA! Amen.

CE CAPITOLO 61 (34),
Usa a noi tutti una grande MISERICORDIA nel volere che ci rendiamo conto della sua presenza nel santissimo Sacramento. Ma farsi vedere apertamente, comunicare le sue grandezze e distribuire i suoi tesori, non vuol concederlo se non a coloro di cui scorge l’ardente desiderio che hanno di lui, perché questi sono i suoi veri amici. (UGUALE A CV 34,13)

CE CAPITOLO 63 (36),
Titolo. Tratta di queste parole del Pater noster: Dimitte nobis debita nostra.
2. Perciò, Padre mio, dovete perdonarmi gratuitamente! Questa è una bella occasione per l’attuazione della vostra MISERICORDIA. Siate benedetto perché mi sopportate, misera qual sono, accogliendo la preghiera che il vostro sacratissimo Figlio fa in nome di tutti, ma in cui io non dovrei esser compresa per il fatto d’esser io quella che sono. (UGUALE A CV 36,2)
3. Ma, mio Signore, non ci saranno altre persone che mi rassomiglino e non abbiano inteso, come me, questa verità? Se ci sono, io le prego, in vostro nome, di pensarci e di non dare importanza a certe piccole offese: far caso a questi punti d’onore è come quando i bambini vogliono costruire casette con le pagliuzze. Oh, mio Dio, sorelle, se riuscissimo a capire che cos’è il vero onore e in cosa consista il perderlo! Con questo io non mi riferisco a voi, che commettereste un gran male se ancora non lo aveste compreso, ma parlo di me nel tempo in cui facevo caso dell’onore, senza sapere che cosa fosse.

CE CAPITOLO 64 (36),
Biasima gli esagerati desideri di onore.
Fateci capire, Dio mio, che non comprendiamo nulla, che ci presentiamo davanti a voi con le mani vuote, come me. Fatelo, Signore, per la vostra MISERICORDIA, e per quello che siete.
4. Ma quanto dev’essere stimato questo reciproco amore dal Signore! Avendogli consegnato una volta la nostra volontà, gli abbiamo dato davvero tutto e ciò non si può fare senza amore.

CAMMINO DI VALLADOLID (CV)

CV CAPITOLO 8,
2. restando dove erano riunite tante anime sante, la mia infedeltà sarebbe rimasta nascosta fino al termine dei miei giorni; per questo voi mi avete condotta qui dove, essendo le monache così poche, sembra impossibile che le mie mancanze passino inosservate, perciò io devo procedere con maggiore attenzione. Inoltre voi mi sottraete ad ogni occasione pericolosa. Ormai per me non ci sono più scuse, Signore, lo confesso; pertanto ho bisogno più che mai della vostra MISERICORDIA, affinché perdoniate i miei eventuali errori.
3. Ciò di cui vi supplico è che colei che non si senta capace di sopportare le pratiche qui in uso, lo dica; ci sono altri monasteri dove si serve ugualmente il Signore; non turbi pertanto le poche religiose che Sua Maestà ha qui riunite.

CV CAPITOLO 10,
5. Ebbene, ciò che anzitutto dobbiamo sforzarci di fare è liberarci dall’amore di questo nostro corpo…
Amiamo tanto la nostra salute che è una cosa sbalorditiva vedere le lotte che per questa ragione devono sostenere, sì, le monache in particolare, ma anche le persone che non lo sono. Alcune monache poi, sembra che siano venute in monastero per cercare di non morire, e ognuna tende a questo fine come può. Qui, a dire il vero, ciò ha poco senso, ma io vorrei che non ve ne fosse neanche il desiderio. Abbiate la ferma risoluzione, sorelle, di venire a morire per Cristo e non a concedervi benessere per lui; questo lo suggerisce il demonio come cosa necessaria «per mantenere e rispettare l’osservanza della Regola». E, intanto, preoccupandosi della propria salute, per poter osservare scrupolosamente la Regola, si muore senza averla osservata interamente per un solo mese e forse neanche per un giorno.
Io credo che per questo il Signore ci vuole sempre ammalate; per lo meno nei miei confronti ha usato una gran MISERICORDIA.
CV CAPITOLO 17,
1. Come ho detto, è di grande interesse cercare di capire il modo per praticare bene l’umiltà: è questo un punto molto importante, indispensabile per tutte le persone che praticano l’orazione. Quella fra voi che è veramente umile, come potrà pensare di possedere tanta virtù quanta ne hanno coloro che giungono ad essere contemplativi? Che Dio nella sua bontà e MISERICORDIA possa renderla tale, non c’è dubbio, ma il mio consiglio è che sieda sempre all’ultimo posto, come ci ha insegnato il Signore, dandocene l’esempio. Si disponga convenientemente, nell’eventualità che Dio la voglia condurre per questa strada. Se non lo fa, l’umiltà gioverà a far sì che si ritenga felice di servire le serve del Signore e di lodarlo per averla condotta fra loro, nonostante ella avesse meritato d’esser schiava dei demoni nell’inferno.
CV CAPITOLO 36,
6. Fateci capire, Dio mio, che non comprendiamo nulla, che ci presentiamo davanti a voi con le mani vuote e perdonateci per la vostra MISERICORDIA.
12. Può darsi che, all’inizio, quando il Signore concede queste grazie, l’anima non abbia subito molta forza, ma sostengo che se continua a riceverne, in breve tempo l’acquisterà. E se non l’ha nei riguardi di altre virtù, l’avrà certamente nei confronti del perdono. Io non posso credere che un’anima pervenuta così vicino alla stessa MISERICORDIA, con l’aiuto della quale riconosce quello che è e quanto Dio le ha perdonato, tralasci di perdonare subito con la più grande facilità e non resti rasserenata dall’essere in buon accordo con chi l’ha offesa. Siccome ha presenti le grazie e i favori ricevuti, nei quali ha visto le testimonianze del grande amore di Dio, gioisce di avere anch’essa qualcosa per testimoniare l’amore che nutre per il Signore.

CV CAPITOLO 39,
1. Guardatevi inoltre, figlie mie, da certe umiltà ispirate dal demonio che destano grande inquietudine per la gravità dei nostri peccati.
quando si apprestano a ricevere il santissimo Sacramento, il tempo in cui avrebbero dovuto giovarsi delle grazie se ne va nell’indagare se si sono preparate bene o no alla comunione. Lo scrupolo giunge a tali estremi che fa pensare all’anima di essere, a causa della sua indegnità, così abbandonata da Dio da mettere quasi in dubbio la sua MISERICORDIA. Tutto quello di cui si occupa le sembra un pericolo, (…) Le viene uno scoraggiamento… sentendosi impotente per qualunque opera buona.
2. L’umiltà non inquieta né turba né agita l’anima, per quanto grande essa sia, ma è accompagnata da pace, gioia e serenità. Anche se, vedendo la propria MISERIA, l’anima intende chiaramente che merita di stare nell’inferno, se ne affligge, le sembra che a buon diritto tutti dovrebbero detestarla e non osa quasi invocare MISERICORDIA. Ma se è vera umiltà, questa pena è accompagnata da una dolcezza intima e da una gioia tale che non vorremmo vederci privi di essa. Non agita né opprime l’anima, anzi la dilata e la rende capace di servire meglio Dio. L’umiltà proveniente dal demonio, invece, turba, agita, sconvolge tutta l’anima ed è causa di molta amarezza.
3. Quando vi troverete in questo stato, fate il possibile per distogliere il pensiero dalla vostra MISERIA e riponetelo nella MISERICORDIA di Dio, nel suo grande amore e in ciò che ha sofferto per noi.

CV CAPITOLO 40,
5. Non potendo (il demonio), difatti, guadagnarvi a sé, cerca per lo meno di farvi perdere qualcosa e farla perdere a coloro che potrebbero avvantaggiarsi molto dal credere che provengono da Dio le grandi grazie che egli concede a una misera creatura e che è possibile, quindi, riceverle. Dico così perché a volte sembra che non ci ricordiamo più delle sue antiche MISERICORDIE.
CASTELLO INTERIORE

PROLOGO []
1. Poche cose impostemi dall’obbedienza mi sono riuscite così difficili come quella, che viene richiesta ora, di scrivere sull’orazione, sia perché non mi sembra che il Signore mi dia né l’ispirazione né il desiderio di farlo, sia perché da tre mesi ho la testa così intontita e debole a scrivere con fatica anche per affari d’obbligo.
Ci pensi colui che ha fatto cose ben più difficili in mio favore e nella cui MISERICORDIA confido.
4. io ho poca abilità per simili cose, se il Signore, nella sua MISERICORDIA, non me la dà.

Prime dimore cap.1,
3. Consideriamo dunque che questo castello, come ho detto, contiene molte mansioni, alcune in alto, altre in basso ed altre ai lati. Nel centro, in mezzo a tutte, si trova la principale, che è quella nella quale si svolgono le cose di maggior segretezza tra Dio e l’anima. Occorre che facciate attenzione a questo paragone. Chissà che Dio non si compiaccia, con esso, di farvi avere un’idea delle grazie che egli ha la bontà di accordare alle anime
Infatti, come non ci nuoce considerare le bellezze che sono in cielo e il godimento dei beati, anzi ci è causa di allegrezza e ci serve di spinta per ottenere ciò di cui essi godono, non ci sarà neppure dannoso costatare la possibilità che, in questo esilio, un Dio tanto grande si comunichi a vermiciattoli così ripugnanti come siamo noi, e ci spronerà ad amare una così eccelsa bontà e una così infinita MISERICORDIA. Sono sicura che chi reagirà male nell’apprendere la possibilità che in quest’esilio Dio faccia questa grazia, sarà del tutto privo di umiltà e di amore del prossimo
4. Si potrà dire che tali cose sembrano impossibili e che è bene non scandalizzare i deboli. Questi se ne rallegreranno e saranno stimolati ad amare di più colui che usa così grandi MISERICORDIE nella sua sovrana potenza e maestà, tanto più che so di parlare a persone per le quali questo pericolo non esiste, perché esse sanno e credono che Dio fa dono anche di più alte manifestazioni d’amore. Sono certa che chi non lo crede non ne farà mai l’esperienza, perché Dio ama molto che non si pongano limiti alle sue opere
9. Piaccia ancora a Dio che io riesca a dirne qualcosa (dell’orazione), essendo molto difficile quello che vorrei farvi capire, quando non se ne ha esperienza. Se tale esperienza c’è, vedrete che non si può fare a meno di toccare certi punti, che spero piaccia al Signore, nella sua MISERICORDIA, che non ci riguardino mai.

Prime dimore cap. 2,
5. Una volta un uomo spirituale mi diceva che non si spaventava di ciò che può fare chi si trova in peccato mortale, ma di ciò che non fa. Che Dio, nella sua MISERICORDIA, ci liberi da un così grande male, non essendoci nulla nella nostra vita terrena che meriti questo nome di male se non il peccato, apportatore di numerosissimi mali eterni. Ecco, figlie mie, ciò che dobbiamo temere e da cui nelle nostre orazioni dobbiamo supplicare Dio di liberarci.
8. la conoscenza di se stessi è tanto necessaria anche alle anime ammesse dal Signore nella sua stessa mansione, che mai – per quanto elevate esse siano – devono trascurarla, né potrebbero farlo, anche volendolo, perché l’umiltà è come l’ape che fabbrica continuamente nell’alveare il miele, senza di che tutto sarebbe perduto. Ma, consideriamo anche che l’ape non tralascia di uscire e di volare per succhiare il nettare dei fiori. Così dev’essere dell’anima nella conoscenza di se stessa: mi creda, e prenda di tanto in tanto il volo per considerare la grandezza e la maestà del suo Dio. In ciò scoprirà la propria bassezza assai meglio che guardando in se stessa, e sarà più esente dagli animaletti immondi che entrano nelle prime stanze, cioè quelle della conoscenza di sé; anche se, ripeto, è grande MISERICORDIA di Dio che si applichi a questa conoscenza.
12. siccome quella del demonio è sempre tanto cattiva, certamente in ognuna egli ha molte legioni di suoi simili per contendere loro il passaggio dall’una all’altra; le anime, non rendendosene conto, sono oggetto di inganni in mille guise, inganni che riescono meno facili al demonio con quelle ormai più vicine all’appartamento del Re.
In realtà, in qualunque stato, la forza ci deve venire da Dio. Sua Maestà ce la dia per la sua MISERICORDIA! Amen.

Seconde dimore cap. 1,
2. Mi riferisco qui a coloro che hanno già incominciato a praticare l’orazione e hanno capito quanto importi non fermarsi alle prime mansioni, ma che non hanno ancora tale salda determinazione da non evitare, spesso, di restarvi, perché non fuggono le occasioni, cosa assai pericolosa. È, però, grande MISERICORDIA divina (…)
Le persone di cui parlo sentono gli inviti loro rivolti dal Signore, perché man mano che si avvicinano di più alla mansione di Sua Maestà, capiscono quale buon vicino egli sia: sono così grandi la sua MISERICORDIA e la sua bontà che, pur stando noi immersi nei nostri passatempi, negli affari, nei piaceri e negli inganni del mondo e, pur cadendo e rialzandoci dai peccati (perché fra bestie tanto velenose, la cui presenza è così pericolosa e molesta, sarebbe un miracolo evitare di inciamparvi e di cadere), ciò nonostante, dico, questo nostro Signore apprezza tanto che lo amiamo e cerchiamo la sua compagnia, che, prima o poi, non tralascia di chiamarci per farci avvicinare a lui, e la sua voce è così dolce che la povera anima si strugge di non far subito ciò a cui è chiamata.

6. Oh, Signor mio! Qui è necessario il vostro aiuto, senza il quale non si può far nulla. In nome della vostra MISERICORDIA, non vogliate consentire che quest’anima sia tratta in inganno e lasci la strada iniziata. Illuminatela affinché veda che dalla sua perseveranza dipende tutto il suo bene e si tenga lontana da cattive compagnie.
9. Considerino che la ricaduta è peggiore della caduta; essi sanno ormai quale rovina comporti; confidino nella MISERICORDIA di Dio e ben poco di sé; vedranno come Sua Maestà li condurrà da una mansione all’altra, dove quelle bestie pericolose non potranno nemmeno toccarli e dove essi, invece, le assoggetteranno tutte, si burleranno di loro e godranno di molti più beni di quanti ne potrebbero desiderare, intendo dire anche in questa vita.
11. Vi ho già detto all’inizio, e lo dice il Signore stesso, che chi si espone al pericolo in esso perisce e ho detto anche che la porta per entrare in questo castello è l’orazione. Dunque, pensare che dobbiamo entrare nel cielo e non entrare in noi stessi, conoscendoci e considerando la nostra MISERIA e ciò che dobbiamo a Dio, dal quale spesso imploriamo MISERICORDIA, è una pazzia.
Terze dimore cap. 1,
Parla della scarsa sicurezza che si può avere finché si vive in questo esilio, qualunque sia il grado di elevazione a cui si è pervenuti, e di come occorra procedere sempre con timore. Ci sono alcuni punti che potranno risultare utili.
1. A coloro che per la MISERICORDIA di Dio sono usciti vittoriosi da queste lotte e che, aiutati dalla perseveranza, sono entrati nelle terze mansioni, che cosa diremo, se non: Beato l’uomo che teme il Signore?
3. Sua Maestà sa bene che posso sperare solo nella sua MISERICORDIA, essendo infatti impotente a cancellare la mia vita passata. Non ho altra risorsa se non quella di appoggiarmi alla pietà di Dio e confidare nei meriti di suo Figlio e della Vergine sua Madre, di cui indegnamente porto l’abito, che pure voi portate. Lodatelo, figlie mie, perché siete le vere figlie di questa Signora, perché avendo in lei una Madre così perfetta, non dovete più vergognarvi della mia MISERIA. Imitatela e considerate quale debba essere la grandezza di questa Signora e il beneficio di averla per patrona, visto che i miei peccati e la mia misera vita non hanno potuto offuscare minimamente lo splendore di questo santo Ordine.
4. Voglio, però, darvi un consiglio: non perché l’Ordine sia tale né perché abbiate una tal Madre dovete sentirvi sicure. Davide era un gran santo, e voi sapete chi fu Salomone.
Terze dimore cap. 2,
2. Dio spesso, volendo che i suoi eletti avvertano la loro MISERIA, sottrae un poco ad essi il suo favore, e questo basta perché subito conoscano chi sono. Si capisce immediatamente che ciò costituisce da parte di Dio un mezzo di metterli alla prova, per il fatto che essi comprendono molto chiaramente in cosa hanno mancato e, a volte, il vedersi, malgrado ogni sforzo, così sensibili a cose terrene e di scarsa importanza li affligge più dell’oggetto stesso della loro pena. A me sembra che questa sia una grande MISERICORDIA di Dio perché, sebbene si tratti di una imperfezione, è molto utile per crescere nell’umiltà.
9. Peraltro, neanche in queste mansioni il Signore manca di ricompensare le anime con la sua giustizia e MISERICORDIA, dando egli sempre più di quanto meritiamo, e le favorisce di gioie che superano molto quelle che potrebbero darci tutti i piaceri e i divertimenti della vita. Ma non credo che ci favorisca di molti diletti, se non solo alcune volte, per invitarci, con la vista di ciò che avviene nelle altre mansioni, ad avere le disposizioni necessarie per entrarvi.
12. Ciò che mi sembra sarebbe molto utile per quelle anime che per la bontà del Signore sono pervenute a questo stato (favore che, come ho detto, è frutto di non poca MISERICORDIA divina, essendo vicinissime a salire più in alto), è esercitarsi molto nella prontezza dell’obbedienza. Anche se non appartengono allo stato religioso, sarebbe assai utile – seguendo l’esempio di molte persone – avere qualcuno a cui obbedire per non fare in nulla la propria volontà, che è in generale la causa della nostra rovina, e non cercare chi abbia, come si dice, il nostro stesso umore
È molto proficuo, per conoscere se stessi, trattare con chi conosce il mondo.

Quarte dimore cap. 2,
2. Quelli che io chiamo diletti di Dio – a cui altrove ho dato il nome di orazione di quiete – sono molto diversi, come capirà chi fra voi lo ha provato per la MISERICORDIA di Dio. Supponiamo, per intenderlo meglio, di vedere due fontane con due bacini che si riempiono d’acqua. Io non trovo nulla di più adatto per spiegare alcune cose dello spirito che l’esempio dell’acqua perché, siccome so poco né l’ingegno m’aiuta, e anche perché amo molto tale elemento, l’ho osservato con maggiore attenzione di altre cose. Del resto, in tutto ciò che Dio, tanto grande e sapiente, ha creato, devono esserci molti segreti di cui possiamo giovarci, come avviene per coloro che ne hanno l’intelligenza, anche se io credo che ogni minima cosa creata da Dio, si tratti pur di una piccola formica, nasconda più meraviglie di quante si possa capirne.
3. Questi due bacini si riempiono d’acqua in modo diverso: in uno l’acqua viene da più lontano per mezzo di vari acquedotti e di molta industria; l’altro, costruito dov’è la stessa sorgente dell’acqua, si riempie senza alcun rumore.
7. Può darsi che, parlando di queste cose interiori, mi contraddica, in parte, rispetto a quello che ho detto altrove. Ciò non deve stupire, perché nei quindici anni circa trascorsi da quando cominciai a scriverne, forse il Signore mi ha dato maggior lume per intendere queste cose di quanto non ne avessi allora: adesso, come allora, posso sempre sbagliare in tutto, ma non mentire, perché, per la MISERICORDIA di Dio, piuttosto soffrirei mille morti. Dico quello che capisco.

Quarte dimore cap. 3,
2. Il grande Re, che risiede nel centro del castello, vista ormai la loro buona volontà, per la sua grande MISERICORDIA si induce a richiamarli a sé e, come buon pastore, emettendo un fischio tanto soave che essi stessi stentano ad avvertirlo, fa loro conoscere la sua voce e li allontana dalla via della perdizione per ricondurli al castello. Questo fischio del pastore ha, infatti, tanta forza che abbandonano subito le cose esteriori da cui erano traviati e rientrano nel castello.
3. Mi sembra di non essermi mai spiegata come ora; quando il Signore concede questa grazia, essa è di grande aiuto per cercare Dio in noi stessi (dove si trova meglio e con maggior profitto che nelle creature, come dice di averlo trovato sant’Agostino dopo averlo cercato a lungo altrove).

Quinte dimore cap. 1,
2. Certo, alcune delle cose che si incontrano in tale mansione credo siano riservate a poche, ma anche se si trattasse solo di arrivare alla porta, è già una grande MISERICORDIA di Dio, perché molti sono i chiamati, ma pochi gli eletti. Così dico di noi che portiamo questo sacro abito del Carmelo, che, quantunque siamo tutte chiamate all’orazione e alla contemplazione (perché in ciò è la nostra origine: veniamo dalla stirpe di quei nostri santi Padri del monte Carmelo che in così grande solitudine e con tanto disprezzo del mondo cercavano questo tesoro, questa perla preziosa di cui parliamo), ci disponiamo in poche a ottenere che il Signore ce la scopra.

Quinte dimore cap. 2,
10. Ma quelle che più la fanno soffrire sono le anime dei cristiani perché, pur sapendo che la MISERICORDIA di Dio è così grande che, per quanto essi vivano male, possono sempre emendarsi e salvarsi, teme che se ne dannino molti.
11. Oh, grandezza di Dio! Pochi anni, forse pochi giorni prima, quest’anima non pensava che a se stessa. Ora, chi le ha dato così dolorose preoccupazioni? Pur vivendo molti anni nella meditazione, non riusciremmo a sentirle con la stessa sua intensità.

Quinte dimore cap. 3,
9. Credo che, per la MISERIA della nostra natura, non arriveremo mai ad avere un perfetto amore del prossimo se non a condizione che nasca dalla radice dell’amor di Dio.

Quinte dimore cap. 4,
3. Spesso, indubbiamente, avrete sentito dire che Dio celebra lo sposalizio spirituale con le anime. Sia benedetta la sua MISERICORDIA per cui egli si umilia tanto! Anche se è un paragone grossolano, non ne trovo un altro che possa spiegare quel che voglio dire, migliore del sacramento del matrimonio. Pur tenendo conto della differenza che presuppone, perché in questa unione di cui parliamo non vi è mai nulla che non sia spirituale… si tratta qui di amore che si unisce all’amore, con operazioni così pure, delicate e soavi che non c’è modo di esprimerle. Eppure il Signore sa farle sentire benissimo.
(QUESITO: è possibile che dopo tante grazie di Dio, si possa ricadere nel peccato? La risposta è vigilare, chi sta in piedi veda di non cadere; Giuda è sempre presente tra gli apostoli)
6. Oh, figlie mie, com’è ben disposto questo nostro Signore a concederci grazie, ora non meno che allora; anzi, in qualche modo ha più bisogno adesso di anime che le vogliano ricevere, perché oggi sono pochi a occuparsi, come allora, del suo onore. Ci amiamo troppo; facciamo troppa attenzione a non perdere nulla dei nostri diritti. Oh, che grande errore! Il Signore, nella sua MISERICORDIA, ci illumini per non cadere in simili tenebre!
7. Mi potreste rivolgere due domande, ovvero essere in dubbio su due cose. La prima: in che modo un’anima così fedele, come si è detto, alla volontà di Dio che non vuole fare in nulla la propria, può essere tratta in inganno? La seconda: per quali vie il demonio può introdursi in voi così pericolosamente da rovinare la vostra anima, voi che siete tanto distaccate dal mondo, frequentate tanto i sacramenti e vivete in compagnia, possiamo dire, degli angeli, giacché, per la bontà del Signore, tutte voi non avete altro desiderio che di servirlo e di riuscirgli gradite in ogni cosa? Nessuna meraviglia, invece, che ciò accada a chi è invischiato nei pericoli del mondo. Certamente avete ragione, e Dio ci ha usato una grande MISERICORDIA. Ma quando penso, come ho detto, che Giuda viveva in compagnia degli apostoli, che trattava sempre con Dio stesso e ascoltava le sue parole, mi rendo conto che non c’è sicurezza in questo stato.
8. Rispondendo alla prima obiezione, dico: se quest’anima rimanesse sempre attaccata alla volontà di Dio, evidentemente non si perderebbe. Ma arriva il demonio con le sue grandi astuzie e, sotto colore di bene, la distacca a poco a poco dalla volontà divina in ben piccole cose… offuscandole man mano l’intelligenza… raffreddandole la volontà e facendole crescere l’amor proprio, finché da una cosa all’altra la va allontanando dal volere di Dio e avvicinando al suo proprio volere.
9. Il rimedio che a me sembra più sicuro è quello di procedere con particolare cura e attenzione, controllando a che punto siamo circa l’esercizio delle virtù: se andiamo migliorando o peggiorando in qualche cosa, specialmente nell’amore reciproco…
10. Può darsi che nostro Signore abbia voluto che mi ordinassero di scrivere queste cose affinché, tenendo gli occhi fissi sul premio e vedendo quanto sia illimitata la sua MISERICORDIA, se si degna di comunicarsi e mostrarsi a vermi come noi, dimentichiamo le nostre piccole soddisfazioni terrene e, con lo sguardo rivolto alla sua grandezza, corriamo verso di lui, infiammate dal suo amore.
Seste dimore cap. 1,
10. In conclusione, in questa tempesta non c’è altro rimedio che aspettare la MISERICORDIA di Dio il quale, all’improvviso, con una sola sua parola o con qualunque fortuito avvenimento, libera l’anima da ogni angoscia così rapidamente che sembra non ci siano mai state nubi in essa, talmente è piena di sole e del tutto consolata. E, come chi è scampato vittoriosamente da una battaglia pericolosa, rende grazie a nostro Signore che ha combattuto per la sua vittoria, sapendo bene di non essere stato lui a combattere, perché tutte le armi con cui poteva difendersi erano, come gli sembra di aver visto, nelle mani del nemico. Si rende, pertanto, chiaramente conto della sua MISERIA e di quanto poco possiamo da parte nostra se il Signore ci abbandona.
11. Le pare di non aver più bisogno di riflettere per capire questa verità, perché l’esperienza avutane con il vedersi totalmente incapace le ha fatto conoscere la nostra nullità e il grado della nostra MISERIA. La grazia infatti… è così nascosta nell’anima, che crede di non avere né di avere mai avuto neppure una piccolissima scintilla di amor di Dio: se ha compiuto qualche opera buona… le appare tutto un sogno e una fantasia.
12. Questo nostro grande Iddio vuole che riconosciamo la sua sovranità e la nostra MISERIA, e ciò ha grande importanza per quello che si dirà più avanti.
13. Che farà dunque questa povera anima nel caso che debba durare a lungo in questo stato? Se prega, infatti, è come se non pregasse – intendo dire che non trova consolazione – perché nulla penetra nel suo intimo e nemmeno comprende lei stessa quello che dice, anche se la preghiera è vocale. Quanto a quella mentale, non è questo assolutamente il momento…
Il miglior rimedio… è attendere a opere esteriori di carità e sperare nella MISERICORDIA di Dio, che non manca mai a chi confida in lui. Sia egli per sempre benedetto! Amen.

Seste dimore cap. 3,
17. Quando crede trattarsi di favori e doni del Signore, consideri attentamente se per essi si ritenga migliore, e se non resta tanto più confusa quanto più tenere sono le parole che sente, creda pure che non sono di origine divina. Non c’è dubbio infatti che, quando lo sono, più il favore è grande, più l’anima che lo riceve si ritiene dappoco, più si ricorda dei suoi peccati, più dimentica il suo progresso spirituale e più applica la sua volontà e la sua memoria a voler solo l’onore di Dio, senza preoccuparsi del suo profitto, con maggior timore di allontanarsi, sia pur minimamente, dalla sua volontà, e con maggior convinzione di non aver mai meritato quella grazia, ma l’inferno. Se tutti i favori e i doni dell’orazione producono questi effetti, l’anima proceda senza paura, confidando nella MISERICORDIA del Signore che è fedele e non permetterà al demonio di ingannarla. Ciò nonostante, è bene procedere con timore.
Seste dimore cap. 4,
9. Ed egli non vuole essere disturbato da nulla, né da potenze né da sensi, ragion per cui subito ordina che si chiudano le porte di tutte queste mansioni, lasciando aperta solo quella in cui sta lui, perché vi possiamo entrare. Sia benedetta tanta MISERICORDIA! Saranno ben a ragione maledetti colo che non vorranno giovarsene, perdendo così questo nostro Signore.
Seste dimore cap. 5,
4. In suo nome, sorelle, supplico quelle tra voi a cui Sua Maestà abbia fatto tali grazie o altre simili, di non trascurarsi, accontentandosi solo di ricevere. Badate che chi molto riceve, molto deve pagare.
5. Inoltre, questo poco che l’anima fa per lui è pieno di mancanze, imperfezioni e debolezza tali che, per non ricordarsi dei difetti con cui compie qualche opera buona, se la compie, preferisce cercare di dimenticarla, aver presente i suoi peccati e rimettersi alla MISERICORDIA di Dio, non avendo di che pagarlo: vi supplisca la pietà e la MISERICORDIA che egli ha avuto sempre verso i peccatori.

Seste dimore cap. 6,
5. Credo che allora il Signore l’abbandoni alla sua natura per un suo maggior bene. Così, infatti, essa vede che se ha avuto coraggio per qualcosa, le è stato dato da Sua Maestà. Lo vede con tale chiarezza da rimanerne annientata, ma al tempo stesso più illuminata circa la conoscenza della MISERICORDIA di Dio e della sua grandezza, che egli ha voluto manifestare in una tanto vile creatura. Di solito, però, lo stato dell’anima è quello di cui abbiamo parlato.
6. Tenete presente una cosa, sorelle: questi grandi desideri di vedere nostro Signore sono, a volte, così opprimenti che non bisogna assecondarli.
9. ma dobbiamo metter mano a molte opere e praticare le virtù… Le lacrime (grazia mistica nella preghiera) vengano pure, quando Dio vorrà mandarcele, senza che noi facciamo nulla per provocarle. Esse serviranno ad innaffiare la nostra arida terra … credo che la cosa migliore da farsi sia porsi dinanzi al Signore e considerare sia la sua MISERICORDIA e grandezza, sia la nostra pochezza. Ci dia poi lui ciò che vuole, acqua o siccità: egli sa meglio di noi quel che più ci serve. Così vivremo tranquille e il demonio non avrà facilmente motivo di ordirci inganni.

Seste dimore cap. 10,
3. Immaginiamo dunque che Dio si a come una casa o un palazzo molto grande e bello: questo palazzo, ripeto, è lo stesso Dio. Può forse il peccatore, per commettere le sue iniquità, uscirne fuori? No, certamente. In questo modo, dentro tale palazzo, che è Dio stesso, vengono perpetrate tutte le abominazioni, le disonestà e le iniquità che noi peccatori commettiamo. Oh, che cosa spaventevole, degna di profonda riflessione e molto utile per noi che sappiamo poco e non riusciamo ad intendere queste verità, altrimenti sarebbe impossibile avere una temerità così insensata! Consideriamo, sorelle, la grande MISERICORDIA e la gran pazienza di Dio che non ci sprofonda, all’istante, nell’abisso; rendiamogli le più sentite grazie e vergogniamoci di risentirci per qualunque cosa si faccia o si dica contro di noi. È, infatti, la maggiore iniquità del mondo offendersi, a volte, per una parola detta in nostra assenza e forse senza cattiva intenzione, mentre vediamo Dio, nostro Creatore, sopportare dalle sue creature tante MISERIE in se stesso.
4. Oh, MISERIA umana! Quando, dunque, imiteremo in qualche cosa questo grande Dio?

Seste dimore cap. 11,
7. Pensiamo ora, sorelle, a coloro che stanno nell’inferno, che non hanno né questa conformità al volere divino, né questa gioia e consolazione che Dio infonde nell’anima, né la prospettiva dei vantaggi che apporterà loro la sofferenza, ma solo una sofferenza che va sempre più aumentando. Poiché il tormento dell’anima è tanto più grave di quelli del corpo (…)
Il Signore vuol farcelo, appunto, capire, affinché riconosciamo il molto che gli dobbiamo per averci egli chiamate a uno stato dove abbiamo la speranza che, nella sua MISERICORDIA, perdonerà i nostri peccati e ci darà la salvezza eterna.

Settime dimore cap. 1,
1. Vi sembrerà, sorelle, che dopo quanto si è detto di questo cammino spirituale, non possa esserci altro da aggiungere. Sarebbe una vera stoltezza pensarlo: poiché la grandezza di Dio non ha limiti, non potranno averne neanche le sue opere. Chi è in grado di esaurire la descrizione delle sue MISERICORDIE e grandezze? Nessuno, certamente. Non meravigliatevi, dunque, di ciò che si è detto e di ciò che si dirà, essendo appena un saggio di quel che si può dire di Dio. È una grande MISERICORDIA da parte sua l’aver comunicato queste cose a persone da cui possiamo venire a conoscerle perché, quanto più sapremo della sua comunicazione con le creature, tanto più loderemo la sua grandezza e ci sforzeremo di tenere in gran conto anime delle quali si compiace. Tutti noi abbiamo un’anima, ma poiché non l’apprezziamo come merita di essere apprezzata una creatura fatta a immagine di Dio, non riusciamo a penetrare i grandi segreti racchiusi in essa. Voglia Sua Maestà degnarsi di guidare la mia penna e insegnarmi il modo con cui dirvi qualcosa del molto che resta ancora da dire e che Dio fa comprendere alle anime da lui introdotte in questa mansione! Io l’ho supplicato molto di ciò, essendo il mio intento – come egli sa – quello di mettere in luce le sue MISERICORDIE, affinché il suo nome sia maggiormente lodato e glorificato.
3. Allorché nostro Signore si compiace di aver pietà di ciò che ha sofferto e soffre, per il desiderio di lui, quest’anima che egli, spiritualmente, ha già preso come sposa, la introduce, prima che si consumi il matrimonio spirituale, nella sua mansione, che è questa, la settima, poiché, come ha una mansione in cielo, così deve avere nell’anima un luogo di soggiorno dove abita solo lui, per così dire un altro cielo.
Credo di averlo detto nella prima mansione, a proposito della conoscenza che una persona aveva avuto di queste anime sventurate, da lei viste come in una prigione oscura, con le mani e i piedi legati, impossibilitate a far nulla di buono e di utile per acquistar merito, cieche e mute. A ragione possiamo sentirne pietà e, considerando che ci siamo trovate per qualche tempo nelle stesse condizioni, sperare che il Signore abbia MISERICORDIA anche di loro.
5. Ma ora non parliamo di queste, bensì di quelle che già, per la MISERICORDIA di Dio, hanno fatto penitenza dei loro peccati e sono in stato di grazia. Vanno considerate non come qualcosa di isolato e di angusto, ma come un mondo interiore capace di contenere le tante e incantevoli mansioni che avete visto.
Ed è giusto che sia così, perché all’interno di esse risiede Dio.
9. Le usa già una grande MISERICORDIA nel non allontanarsi mai da lei e permettere che essa ne abbia l’assoluta certezza.

Settime dimore cap. 3,
13. Qui la cerva ferita riceve acqua in abbondanza. Qui essa gioisce nel tabernacolo di Dio. Qui la colomba inviata da Noè a vedere se fosse cessata la tempesta, trova il ramo d’olivo, segno che ha scoperto la terraferma fra le acque e le tempeste di questo mondo. Oh, Gesù! Se potessi conoscere i molti passi contenuti certamente nella sacra Scrittura per far comprendere questa pace dell’anima! Oh, mio Dio, sapendo quanto essa sia importante per noi, fate che i cristiani abbiano la volontà di cercarla e, nella vostra MISERICORDIA, non toglietela a quelli cui l’avete concessa, perché, dopo tutto, dovremo sempre vivere nel timore fino a quando non ci diate la vera pace e non ci conduciate dove non potrà aver mai termine.
14. Ora, che cosa proveranno queste anime al pensiero che potrebbero esser private di un tanto bene? Ciò le induce ad essere più caute e a cercare di trarre forze dalla propria debolezza, per non tralasciare, per loro colpa, qualunque occasione per riuscire maggiormente gradite a Dio. Più si vedono favorite da Sua Maestà, più sono diffidenti e timorose di sé. E, poiché di fronte alle sue grandezze hanno conosciuto meglio le loro MISERIE e rilevato la gravità dei loro peccati, spesso, come il pubblicano, non osano nemmeno alzare gli occhi. Altre volte, desiderose di sentirsi sicure, invocano la morte, benché subito, rincuorate dall’amore che nutrono per Dio, tornino a desiderare di vivere allo scopo di servirlo, come ho detto (al n°6), rimettendosi alla sua MISERICORDIA per tutto ciò che le riguarda. A volte, il gran numero di grazie ricevute le rende come annichilite, nel timore che accada loro di colare a picco, come una nave troppo carica.

LIBRO DELLE FONDAZIONI (F)

F CAPITOLO 1,
7. Invidiavo molto coloro che per amore di nostro Signore potevano dedicarsi alle missioni, anche a costo di affrontare mille morti: mi accade infatti, quando leggiamo nelle vite dei santi che operarono conversioni, di sentire ben più devozione, commozione e invidia per questo, che per tutti i martìri da essi patiti, essendo tale la vocazione che il Signore mi ha dato. Mi sembra infatti che egli ci apprezzi di più se, mediante la sua MISERICORDIA, riusciamo a guadagnargli un’anima con i nostri sforzi e con la nostra preghiera, che non per quanti altri servizi possiamo rendergli.

F CAPITOLO 3,
Titolo: In che modo si cominciarono le trattative circa la fondazione del monastero di San Giuseppe in Medina del Campo.
7. Raggiungemmo Medina del Campo la vigilia dell’Assunzione della Vergine, a mezzanotte. Per non far rumore, scendemmo al convento di Sant’Anna, e a piedi ci recammo alla nostra casa. Fu gran MISERICORDIA del Signore che a quell’ora in cui si rinchiudevano i tori destinati a correre l’indomani, non ne incontrassimo nessuno. Assorbite com’eravamo dal nostro intento, dimenticavamo tutto il resto. Ma il Signore, sempre memore di coloro che desiderano servirlo, poiché noi non avevamo altro scopo, ci liberò da questo pericolo.
12. Una prima consolazione fu per me vedere l’affluenza della gente alla nostra cappella. Fu per la MISERICORDIA di Dio che nessuno si accorse della nostra imprudenza per quella sistemazione; diversamente sarebbe stato ben fatto toglierci il santissimo Sacramento.
F CAPITOLO 8,
8. Le virtù. È vero che anche queste sono un dono di Dio, ma ci si può adoperare di più per ottenerle e sono di gran pregio per lo stato religioso. Sua Maestà voglia concedercele! Egli certo non le negherà a nessuna di noi che, confidando nella sua MISERICORDIA, si adoperi ad acquistarle con l’esercizio, la vigilanza, l’orazione.

F CAPITOLO 10,
Titolo. In cui si tratta della fondazione del monastero di Valladolid, monastero intitolato alla Concezione di Nostra Signora del Carmine.

2. Di lì a due mesi, più o meno, fu colpito da un male di tale rapido decorso da togliergli l’uso della parola prima che potesse fare una buona confessione, anche se manifestò con molti segni di chiedere perdono al Signore. Morì in brevissimo tempo, molto lontano dal luogo dove io allora mi trovavo. Il Signore mi disse che la sua salvezza era stata molto in pericolo e che aveva avuto MISERICORDIA di lui per il servizio reso a sua Madre con il dono di quella casa destinata a un monastero del suo Ordine. Aggiunse che non sarebbe uscito dal purgatorio finché lì non si fosse celebrata la prima Messa; solo allora se ne sarebbe liberato.
5. È davvero una cosa straordinaria quanto riesca gradito a nostro Signore qualunque servizio reso a sua Madre e quanto sia grande la sua MISERICORDIA. Sia di tutto lodato e benedetto, egli che ricompensa con la vita eterna e con la gloria del paradiso la pochezza delle nostre opere e le rende grandi, nonostante il loro scarso valore!
10. Quando, dunque, la MISERICORDIA di Dio fece lasciare il mondo a questo cavaliere, figli di donna María de Acuña (egli si chiama don Antonio de Padilla), all’età, più o meno, di diciassette anni…
F CAPITOLO 12,
9. Tutto ciò è assai credibile per la MISERICORDIA di Dio.
10. Piaccia a Sua Maestà, figlie mie, che noi sappiamo trarre profitto dagli esempi di una così eccellente compagna e di molte altre che nostro Signore manda alle nostre case. Forse ne dirò ancora qualche cosa, affinché quelle che procedono con alquanta tiepidezza si sforzino di imitarle, e affinché tutte insieme lodino il Signore che fa risplendere così le sue grandezze in così deboli donnicciole.

F CAPITOLO 18,
Racconta della fondazione del monastero di San Giuseppe di Salamanca, avvenuta nell’anno 1570. Dà alcuni consigli importanti alle priore.
3. Munita dunque dell’autorizzazione e sicura della casa, fiduciosa nella MISERICORDIA di Dio, non avendo lì nessuno che potesse darmi alcun aiuto in tutto quel che occorreva fare – ed era molto – per sistemare la casa, partii alla volta di Salamanca, portando con me, per maggiore segretezza, una sola compagna.
13. ho un particolare rispetto di questa virtù, e ho fatto quanto mi era possibile perché l’abbiano anche loro. Ma tutto ciò mi sarebbe servito a poco se il Signore, nella sua immensa MISERICORDIA, non avesse concesso a tutte, in generale, la grazia di praticarla. Piaccia a Sua Maestà di far sì che sia sempre più perfetta tale obbedienza fra noi! Amen.

F CAPITOLO 19,
12. Ciò che so è che in nessun monastero di quelli che il Signore ha finora fondato della Regola primitiva, le religiose hanno passato, senza paragone possibile, tribolazioni tanto grandi. Ma per la MISERICORDIA di Dio ci sono in esso così eccellenti religiose che sopportano tutto con letizia.
Il fatto di alloggiare in case non nostre, come si vede dal racconto di queste fondazioni, ci è accaduto varie volte, ed è certo che non ho mai visto alcuna religiosa soffrirne. Piaccia alla divina Maestà, per la sua infinita bontà e MISERICORDIA, che non ci manchino le eterne dimore! Amen.
F CAPITOLO 22, Fondazione di Beas deSegura
4. la maggiore si chiamava donna Catalina Godínez e la minore donna María de Sandoval. La prima poteva avere quattordici anni, quando nostro Signore le fece sentire la sua chiamata.
5. Un giorno, trovandosi in una stanza attigua a quella in cui stava suo padre, non ancora alzatosi, per caso le capitò di leggere su un crocifisso lì appeso la scritta che sormonta la croce. D’improvviso, a quella lettura, il Signore operò in lei una completa trasformazione. Stava infatti pensando a un matrimonio molto vantaggioso che le era stato proposto e diceva fra sé: orgoglio. Ma seppe il Signore come porvi rimedio. Sia benedetta la sua MISERICORDIA!
7. Siate benedetto, Dio mio, per sempre nei secoli, voi che in un momento distruggete un’anima e la rialzate!
Ma… non vi avrà, per caso, avuto parte sua madre? Era così grande il suo spirito cristiano che sarebbe possibile vi foste compiaciuto, nella vostra bontà e nella vostra MISERICORDIA, di farle vedere, mentre era in vita, tante virtù nelle figlie. A volte penso che voi elargite simili grazie a coloro che vi amano, dando loro così il grande vantaggio di glorificarvi anche per mezzo dei loro figli.
9. Da ciò si può ben capire quale sia la rabbia del demonio quando si vede sfuggire di tra le mani un’anima che riteneva già sua. Nemico com’è del nostro bene, non mi stupisco che, vedendo il nostro MISERICORDIOSO Signore favorire un’anima di tante grazie insieme

F CAPITOLO 23,
12. Sebbene non fosse stato lui il primo a propugnarla (fra Girolamo Gracian), giunse in un momento in cui a volte mi sarei pentita di aver dato inizio alla Riforma, se non avessi avuto una somma fiducia nella MISERICORDIA di Dio. Mi riferisco ai conventi dei frati, perché quelli delle monache, per la sua bontà, sono sempre andati bene. Non che quelli dei frati andassero male, ma recavano il segno di una prossima fine perché, non formando una provincia a parte, venivano governati dai calzati.

F CAPITOLO 27,
12. La vita, infatti, è vivere in modo da non temere la morte né qualunque evento del mondo, godere di questa continua allegria che è ora in tutte voi, e di questa prosperità, a cui nessuna è pari, che consiste nel non aver paura della povertà, anzi, desiderarla. E c’è forse qualcosa a cui si possa paragonare la pace interiore ed esteriore che vi accompagna sempre? È in vostro potere vivere e morire in essa, come vi dimostra la morte di quelle fra noi che abbiamo visto spirare nelle nostre case. Se infatti pregherete sempre Dio di far progredire quest’opera e diffiderete di voi stesse, egli non vi negherà la sua MISERICORDIA. Se riporrete in lui la vostra fiducia e avrete un animo coraggioso – perché Sua Maestà ama proprio questo –, non abbiate a temere che vi manchi alcunché. Non rifiutate mai di accogliere quelle che verranno a chiedervi di entrare fra voi…
Basta che siano ricche di virtù, giacché Dio provvederà per altra via a darvi il doppio di quello che con la loro dote avreste potuto procurarvi.
13. A questo riguardo ho molta esperienza.
19. Sapete anche che le fondazioni, se in principio si sono fatte col permesso del nostro reverendissimo padre generale, in seguito sono state realizzate addirittura per suo espresso ordine. Non solo, ma ad ogni nuova fondazione egli mi scriveva di provarne grandissima gioia…
Prima che lasciassi Siviglia, dunque, in seguito ad un Capitolo generale, in cui c’era da pensare che si sarebbe considerato come un’utile prestazione l’incremento dato all’Ordine, mi fu notificato un decreto emanato nel Definitorio che non solo mi proibiva di fare altre fondazioni, ma altresì di uscire, sotto qualsiasi pretesto, dalla casa che avessi scelto come mia dimora. Era come impormi una specie di prigionia,
20. Per farvi costatare, sorelle, la MISERICORDIA di nostro Signore e come Sua Maestà non abbandoni chi desidera servirlo, vi dico che tale notizia non solo non mi rattristò, ma mi procurò tanta gioia che ero fuori di me.
24. Chiedo, per amore di Dio, alle sorelle e ai fratelli che leggeranno questo libro, di raccomandarmi a nostro Signore, affinché abbia MISERICORDIA di me, mi liberi dalle pene del purgatorio e mi permetta di godere di lui in cielo, se avrò meritato di starvi.

F CAPITOLO 28,
La fondazione di Villanueva de la Jara.
19. Vi confesso che spesso la mia meschinità e la mia debolezza mi hanno fatto temere e dubitare, ma non ricordo una sola volta, da quando il Signore mi ha dato l’abito di carmelitana scalza e anche da qualche anno prima, che non mi abbia fatto la grazia, unicamente per la sua MISERICORDIA, di vincere queste tentazioni e gettarmi a occhi chiusi in quello che ritenevo sua maggior gloria, quali ne fossero le difficoltà. Capisco bene che era poco quanto facevo da parte mia, ma Dio non vuole altro da noi che una ferma risoluzione per fare poi da parte sua tutto il resto. Sia egli per sempre benedetto e lodato! Amen.
35. Mi sia d’aiuto la MISERICORDIA di Dio, in cui ho sempre confidato per i meriti del suo santissimo Figlio e della Vergine nostra Signora, di cui porto l’abito per la bontà del Signore.
45. Il romitorio rimase, così, servito da un cappellano per più di venti anni, durante i quali i beni diminuirono di molto. Queste giovani, al loro ingresso lì, non ebbero che la casa. Il cappellano stava in un’altra della stessa cappellania, che ora lascerà con tutto il resto: si tratta di ben poco, ma la MISERICORDIA di Dio è così grande, che non mancherà di favorire la casa della sua ava gloriosa. Piaccia a Sua Maestà di esservi sempre servito, e tutele creature lo lodino in eterno! Amen.

F CAPITOLO 29,
24. Sembra volontà del Signore che io e tutti riconosciamo che è solo lui a compiere queste opere e che, come col fango diede la vista al cieco, così permette che un essere di tale cecità quale son io faccia cose che cieche non sono. Non c’è dubbio, infatti, che in tale circostanza diedi prova – come ho detto – di assoluta cecità, e ogni volta che ci penso, vorrei di nuovo rendere lode al Signore per la sua grazia. Ma non sono capace neanche di questo, e non so come possa sopportarmi. Sia benedetta la sua MISERICORDIA! Amen.

F CAPITOLO 30,
Ha inizio la fondazione del monastero della Santissima Trinità nella città di Soria, avvenuta l’anno 1581. Vi si celebrò la prima Messa il giorno del nostro padre sant’Eliseo.
14. Ma devo dire che la fondazione di Soria si è fatta con tanta facilità che non bisogna badare a questo contrattempo, perché cosa da nulla. Ritornai da lì soddisfatta sembrandomi, quello, un paese dove spero che la presenza di un monastero, per la MISERICORDIA divina, sarà di grande gloria per il Signore, come già si comincia a vedere. Sia egli per sempre benedetto e lodato per tutti i secoli dei secoli! Amen. Deo gratias!
RELAZIONI
5,
25. Ricordo un’altra specie di orazione, che precede quella di cui ho parlato in primo luogo: consiste in una presenza di Dio che non è in alcun modo visione. Ogni qualvolta (per lo meno se non si è nell’aridità) ci si vuole raccomandare a Sua Maestà, sia pure pregando vocalmente, sembra che lo si senta presente. Piaccia a Dio che io non perda tante grazie per colpa mia e abbia egli MISERICORDIA di me!

26,
1. La domenica delle Palme, appena ricevuta la comunione, fui colta da una tale sospensione da non poter neppure inghiottire l’ostia. Tenendola ancora in bocca, mi parve proprio, tornata un po’ in me, che la mia bocca si fosse tutta riempita di sangue e che anche il viso e l’intera mia persona ne fossero ricoperti così abbondantemente come se il Signore avesse appena finito allora di versarlo. Mi sembrava che fosse caldo e la dolcezza che assaporavo in quel momento era straordinaria, allorché il Signore mi disse: «Figlia mia, voglio che il mio sangue ti giovi: non temere, pertanto, che ti manchi la mia MISERICORDIA.

34,
Se non avessi ricevuto da nostro Signore le grazie di cui mi ha favorita, non credo che avrei avuto il coraggio d’intraprendere le opere che si sono fatte né la forza di sopportare tutte le prove, i contrasti e le critiche che si sono sofferti.
Da ciò comprendo che nostro Signore, volendo dare inizio alla riforma di quest’Ordine e, per sua MISERICORDIA, servirsi di me a tal fine, dovette supplire a quanto mi mancava, che era tutto, affinché l’opera si realizzasse e meglio apparisse la sua grandezza in una creatura così vile.
ESCLAMAZIONI DELL’ANIMA A DIO
I,
2. Mio Dio, MISERICORDIA mia!, che devo fare per non distruggere le grandi cose che compite in me? Le vostre opere sono sante, sono giuste, sono di un valore inestimabile, frutto di una straordinaria sapienza, perché voi, Signore, siete la stessa Sapienza.
mentre la mia anima desidera godere di voi, ma non vede come possa farlo, chiusa in un carcere così penoso com’è questo suo corpo mortale. Tutto la disturba, anche se all’inizio trovò aiuto nella considerazione delle vostre grandezze, là dove appaiono meglio le mie innumerevoli MISERIE.

III,
1. Considerando la gloria, mio Dio, che riservate a coloro che perseverano nell’adempimento della vostra volontà, vedendo con quante sofferenze e dolori vostro Figlio ce l’ha guadagnata, consapevole di come ce ne eravamo resi indegni
Dimenticando che siamo caduti per volervi ferire con un colpo mortale, voi tornate a tenderci la mano e ci risvegliate da così incurabile frenesia, affinché cerchiamo e vi chiediamo la salvezza! Sia benedetto un tal Signore, sia benedetta una così immensa MISERICORDIA, e sia egli lodato in eterno per così tenera bontà!
3. Che domanda sciocca, Signore, questa mia! Si direbbe che abbia dimenticato le vostre grandezze e MISERICORDIE, e non pensi che siete venuto al mondo per noi peccatori e a quale caro prezzo ci avete riscattati, pagando le nostre false gioie con la sofferenza di così crudeli tormenti e flagellazioni! Avete guarito la mia cecità, con la benda che ricoprì i vostri occhi divini e la mia vanità con la vostra crudelissima corona di spine. Oh, Signore, Signore! Tutto questo ferisce più profondamente chi vi ama. Mi conforta solo il pensiero che, una volta conosciuta la mia cattiveria, la vostra MISERICORDIA sarà lodata per sempre. Ciò nonostante, non so se questa pena potrà abbandonarmi fino a che, vedendovi faccia a faccia, spariscano tutte le MISERIE della nostra mortalità.

IV
1. Mi sembra, mio Signore, che la mia anima trovi un po’ di sollievo pensando alla felicità che avrà se, per vostra MISERICORDIA, le sarà concesso di godere di voi.
Hanno forse un limite, Signore, le vostre grandezze o la magnificenza delle vostre opere? Oh, mio Dio e MISERICORDIA mia! Come vi sarà facile mostrare ora grandezza e magnificenza nella vostra serva!
E come meravigliarsi di ciò che fa l’Onnipotente? Voi sapete bene, mio Dio, che pur fra tutte le mie MISERIE, non ho mai trascurato di riconoscere la vostra grande potenza e MISERICORDIA. Tenete conto, Signore, del fatto che almeno in questo non vi ho offeso. Ricuperatemi, Dio mio, il tempo perduto concedendomi la vostra grazia per il presente e per il futuro, affinché compaia davanti a voi con la veste nuziale perché, se lo volete, lo potete.

VI,
3. Oh, anima mia! Lascia che si compia la volontà del tuo Dio; questo è quanto ti conviene. Servilo, e spera nella sua MISERICORDIA che porterà rimedio alla tua pena;

VII,
1. Oh, speranza mia, Padre mio, mio Creatore e mio vero Signore e Fratello! Quando penso a quello che voi dite, che la vostra delizia è stare con i figli degli uomini, la mia anima si riempie di gioia.
La voce che si udì durante il battesimo di Gesù diceva che vi siete compiaciuto nel vostro Figlio. Siamo, dunque, tutti uguali a lui, Signore? Oh, quale immensa MISERICORDIA

VIII,
2. Illuminateci, Signore; considerate che la vostra luce è più necessaria a noi che a quel cieco il quale era tale dalla nascita, perché questi desiderava vedere la luce e non poteva, ma noi, Signore, non vogliamo vedere. Oh, che male grave e incurabile! Qui, mio Dio, deve manifestarsi il vostro potere, qui deve brillare la vostra MISERICORDIA!
3. Com’è insensato ciò che vi chiedo, mio vero Dio! Vi prego d’amare chi non vi ama, di aprire a chi non bussa alla vostra porta, di dar la salute a chi ha piacere d’essere infermo e va in cerca di malanni. Voi dite, mio Signore, che siete venuto a cercare i peccatori; eccoli, Signore, i veri peccatori. Non guardate alla nostra cecità, ma al sangue prezioso versato da vostro Figlio per noi. La vostra MISERICORDIA risplenda fra tanta malizia! Considerate, Signore, che siamo vostre creature; ci sia d’aiuto la vostra bontà e MISERICORDIA!
X,
1. Oh, come siamo pronti ad offendervi, Dio dell’anima mia, e come voi siete ancor più pronto a perdonarci! Da cosa proviene, Signore, così insensato ardire se non dal sapere che la vostra MISERICORDIA è grande e dal dimenticare quanto sia equa la vostra giustizia? Dolori di morte mi circondano.
3. Neppure Lazzaro vi chiese di risuscitarlo: eppure voi lo faceste per le preghiere di una peccatrice. Eccone qui un’altra, mio Dio, e ben più colpevole. Fate risplendere in lei la vostra MISERICORDIA. Per quanto miserabile io sia, ve lo chiedo per coloro che si rifiutano di farlo.

XII,
5. O, mio Dio, come avete sofferto per chi prova così poca compassione dei vostri dolori! Ma verrà tempo in cui, Signore, si manifesterà la vostra giustizia, che sarà pari alla vostra MISERICORDIA. Badate, cristiani, riflettiamoci bene! Non potremo mai riuscire a capire ciò che dobbiamo a Dio, nostro Signore, e le magnificenze delle sue MISERICORDIE. Ma se la giustizia è altrettanto grande, ahimè, ahimè! che sarà di coloro che avranno meritato che si compia e risplenda in essi?

XIII,
O beate anime del cielo! Soccorrete la nostra MISERIA e intercedete per noi presso la divina MISERICORDIA, affinché ci dia un po’ della vostra gioia e ci renda partecipi di questa chiara visione di cui ora godete.
3. Ahi, ahi, ahi, come ci fidiamo poco di voi, Signore! E voi, invece, quali immense ricchezze, quali tesori ci avete affidato!
Pur sapendo che non vi avremmo dato nulla in cambio, non avete voluto rinunziare ad affidarci così inestimabile tesoro, affinché non fosse per colpa vostra, Padre MISERICORDIOSO, se noi, trascurando di approfittarne, non avessimo guadagnato nulla.

XIV,
2. O cristiani, cristiani! Considerate il vincolo fraterno che vi lega a questo gran Dio; cercate di conoscerlo e non disprezzatelo più, perché come il suo sguardo è dolcissimo per chi lo ama, così è terribile quando si volge con spaventevole collera su chi lo perseguita. Ahimè! Non ci rendiamo conto che il peccato è una guerra aperta contro Dio da parte di tutti i nostri sensi e di tutte le potenze dell’anima!
Voi ben sapete, mio Signore, che spesso mi faceva più paura pensare alla possibilità di vedere il vostro volto divino adirato contro di me nel tremendo giorno del giudizio finale, che non tutte le pene e le furie infernali che io riuscissi a immaginare. Allora vi supplicavo di preservarmi, nella vostra MISERICORDIA, da una così grande sventura, e ve ne supplico anche ora, Signore.
3. Questo è il momento di prendere quanto ci offre questo Signore MISERICORDIOSO, Dio nostro. Poiché vuole la nostra amicizia, chi potrà rifiutarla a chi non rifiutò di spargere tutto il suo sangue e perdere la vita per noi?

XVII,
3. Muoia ormai questo io, e ne viva in me un altro che è più grande di me e migliore per me di me stessa, affinché io possa servirlo.
Quale maggiore e più miserabile schiavitù di quella dell’anima libera dalla mano del suo Creatore? Felici coloro che, tenuti stretti dai benefici della MISERICORDIA divina come da saldi ceppi e catene, si vedranno prigionieri e impossibilitati a sciogliersene! L’amore è forte come la morte
6. Beati coloro che sono scritti nel libro di questa vita! Ma se tu lo sei, anima mia, perché sei triste e mi conturbi? Spera in Dio al quale confesserò ancora una volta i miei peccati e di cui proclamerò le MISERICORDIE.
PENSIERI SULL’AMORE DI DIO (MC) o PAD

PROLOGO
1.Osservando le MISERICORDIE di nostro Signore verso le anime da lui condotte in questi monasteri della Regola primitiva di nostra Signora del Monte Carmelo, che egli si compiacque di far istituire, ho visto che ad alcune in particolare concede molte grazie.

MC CAPITOLO 2,
19. Oh, grande dignità, tale da stimolarci a far di tutto per contentare questo nostro Re e Signore! Ma come pagano male la sua amicizia quelle persone che così presto tornano ad essere sue mortali nemiche! È davvero grande la MISERICORDIA di Dio: quale amico potremmo trovare altrettanto paziente? Se ciò avvenisse anche una volta sola fra due amici, non lo dimenticherebbero mai più, né riuscirebbero ad avere la stessa intima amicizia di prima. Quante volte, invece, manchiamo a quella di nostro Signore in questo modo e da quanti anni egli continua ad aspettarci! Siate voi benedetto, mio Signore e mio Dio, che ci sopportate con tanta pietà da sembrare che dimentichiate la vostra grandezza per non castigare come si merita un così grave tradimento! Tale stato mi sembra assai pericoloso perché, pur essendo la MISERICORDIA di Dio quella che costatiamo, vediamo pure molte volte morire queste persone nelle loro ricadute, senza confessione. Ci liberi Sua Maestà, per quello che egli è, figlie mie, dal vivere in uno stato così pericoloso!

MC CAPITOLO 3,
12. Non lamentiamoci dunque dei nostri timori né ci scoraggi vedere la debolezza della nostra natura e dei nostri sforzi. Piuttosto cerchiamo di rafforzarci nell’umiltà e di renderci ben conto di quanto siano limitate le nostre possibilità e del fatto che, senza l’aiuto di Dio, non siamo nulla. Bisogna confidare nella sua MISERICORDIA, diffidare completamente delle nostre forze ed essere convinti che tutta la nostra debolezza deriva dal far assegnamento su di esse. Non senza una profonda ragione nostro Signore ha voluto manifestare debolezza.

MC CAPITOLO 4,
Parla dell’orazione di quiete e di unione nonché della dolcezza e dei diletti che procurano allo spirito, in paragone dei quali sono un nulla i piaceri della terra.

Migliori del vino sono le tue mammelle, che spirano fragranza di deliziosi profumi (Ct 1,1-2).
1. Oh, che profondi segreti, figlie mie, si racchiudono in queste parole! Nostro Signore ci conceda di goderne, perché è molto difficile tradurli in espressioni verbali. Quando Sua Maestà vuole, nella sua MISERICORDIA, esaudire questa richiesta della sposa, l’amicizia che comincia ad intessere con l’anima è tale che potrà essere percepita, ripeto, solo da chi ne faccia esperienza. Ne ho già scritto molto in due libri che, se il Signore vorrà, vedrete dopo la mia morte. Ne ho parlato in maniera particolareggiata ed estesa, perché so che ne avrete bisogno. Pertanto qui non farò che darne un cenno.
9. Oh, Signor mio, mia MISERICORDIA e mio Bene! Quale più grande tesoro posso io desiderare in questa vita se non d’esservi così strettamente unita, che non ci sia alcuna separazione tra voi e me? Che cosa non si può intraprendere per voi, avendovi così vicino? E per quale motivo gli altri mi dovranno essere riconoscenti, Signore? Merito solo gravi rimproveri per il poco che vi servo. Vi supplico, quindi, con ferma determinazione come sant’Agostino, «di darmi quello che mi comandate e di comandarmi quello che vorrete». Con il vostro aiuto e con la vostra protezione non vi volgerò più le spalle.
10. Già io vedo, mio Sposo, che voi siete per me; non lo posso negare. Per me siete venuto al mondo, per me avete sopportato così grandi tribolazioni, per me avete sofferto tanti colpi di frusta, per me siete rimasto nel santissimo Sacramento, e ora mi riempite di così immensi doni! Allora, santa sposa, come non ripetere ciò che voi dite: che posso fare per il mio Sposo?
MODO DI VISITARE I MONASTERI

JHS
1. Confesso anzitutto l’imperfezione dimostrata, per quanto riguarda l’obbedienza, nel porre mano al presente scritto, perché, pur desiderando di avere questa virtù più d’ogni altra, ora mi è stata causa di un’enorme mortificazione e l’ho adempiuta con grande riluttanza. Piaccia a nostro Signore che riesca a dire qualcosa, poiché confido solo nella sua MISERICORDIA e nell’umiltà di chi mi ha dato l’ordine di scrivere per la quale Dio mostrerà la sua potenza, senza guardare alla mia MISERIA.

55. La vostra paternità faccia, dunque, tutto quello che può per scrivere le raccomandazioni di cui ho parlato circa il modo a cui ella ora si attiene in queste visite. Nostro Signore farà il resto per la sua MISERICORDIA e per i meriti di queste consorelle, che hanno il solo intento di riuscire a servirlo degnamente in tutto e d’essere istruite a tal fine.

XVI. Della colpa più grave
1. Colpa più grave:
–         contendere per abitudine, con ira, e dire avvertitamene cose scortesi alla madre priora o alla presidente;
–         percuotere con cattiveria una consorella, nel qual caso la colpevole incorrerà nella sentenza di scomunica e dovrà essere evitata da tutte;
–         seminare discordia fra le consorelle o avere l’abitudine di chiacchierare molto e dir male degli altri in segreto;
–         presumere di parlare con quelli di fuori, senza permesso della madre priora o senza una compagna che faccia da testimonio e oda chiaramente quanto si dice.
Se l’accusata di colpe siffatte acquista la certezza del proprio errore, si prostri immediatamente, chiedendo umilmente perdono, a spalle nude, per ricevere il verdetto della pena meritata. Tale pena consiste in una disciplina che le sarà inflitta quando la madre priora lo crederà opportuno. Avuto l’ordine di alzarsi, vada nella cella destinatale dalla madre priora, e nessuna osi avvicinarsi a lei, né parlare né mandarle nulla, affinché conosca così d’essere in errore e si veda segregata dalla comunità e privata della compagnia degli angeli. Finché starà in penitenza non dovrà comunicarsi, né le sarà assegnato alcun ufficio, né data da compiere alcuna ubbidienza, né affidato alcun incarico; anzi, sia privata dell’ufficio che aveva e non abbia autorità né voce in Capitolo, se non per accusarsi delle sue colpe. Sia l’ultima di tutte fino alla piena e completa riparazione. A tavola non dovrà sedersi con le altre, ma prendere posto in mezzo al refettorio, ricoperta della sua cappa, e sulla nuda terra cibarsi di pane e acqua, salvo che le sia data, per MISERICORDIA, qualche altra cosa, per ordine della madre priora. Questa si comporti con MISERICORDIA verso di lei e le mandi qualche religiosa a consolarla. Se la colpevole mostrerà umiltà di cuore, sia aiutata nei suoi desideri; le consorelle le presteranno aiuto e assistenza e la madre priora non sia contraria a usarle MISERICORDIA, presto o tardi, più o meno, secondo quello che esige la colpa.

XVII. Della colpa gravissima
3. Chi fosse caduta nel peccato della sensualità, anche se, rammaricandosi di se stessa, si ravvedesse spontaneamente e invocasse MISERICORDIA e perdono, in nessun modo sia più ricevuta in comunità, salvo per un motivo ragionevole e con il consiglio del visitatore su come debba essere ricevuta.

LETTERE

Al Padre García de Toledo, ad Avila
Avila, 1565
4. Sia benedetto per sempre; io spero nella sua MISERICORDIA che ci ritroveremo dove più chiaramente vostra grazia e io vedremo ciò che di grande ha operato in noi e lo loderemo per sempre, amen. Questo libro è stato finito nel giugno dell’anno 1562.

Al Padre Giovanni Battista Rossi, a Piacenza
Siviglia, 18 giugno 1575
Autografo: Carmelitane Scalze di Antignano (Livorno)
Essi non hanno visto né vedranno queste lettere, benché abbia detto a Mariano di sapere che la signoria vostra userà loro MISERICORDIA, se saranno ubbidienti. Gracián non è qui, perché il Nunzio l’ha mandato a chiamare, come le ho scritto.

Alla M. Maria Battista, a Valladolid
Siviglia, 29 aprile 1576
2. Sappia che dopo la fondazione di San Giuseppe, tutto è stato una sciocchezza in confronto alle sofferenze che ho avuto qui. Quando ne saranno a conoscenza, vedranno che ho ragione di dire che è per la MISERICORDIA di Dio se ne usciamo bene, e si può già constatarlo. Sono inverosimili le ingiustizie che si compiono in questa terra, la mancanza di sincerità, le simulazioni. Le assicuro che ben a ragione ha la fama che ha. Sia benedetto il Signore che fa trarre il bene da tutto; io ho avuto una gioia singolare di vedermi fra tante prove. Se mio fratello non fosse stato qui, non si sarebbe potuto far nulla al mondo.

Al P. Girolamo Gracián, a Siviglia
Malagón, 15 giugno 1576
9. Oh, padre mio, che cosa tremenda mi è capitata! Mentre stavamo sull’aia (e ci ritenevamo ben fortunati d’averla trovata), vicino a un albergo dove non potevamo entrare, un grosso rettile o una lucertola mi è salita per il braccio fra la tonaca e la carne, ed è stata MISERICORDIA di Dio se non si è infiltrata in altra parte, perché credo che ne sarei morta, tale è stata la mia impressione, anche se mio fratello l’ha afferrata subito, e nel gettarla via l’ha fatta cadere sulla bocca di Antonio Ruiz; egli ci è stato di molto aiuto nel viaggio, come Diego; in ricompensa gli dia fin d’ora l’abito perché è angelico.

Al Padre Girolamo Gracián, a Siviglia
Toledo, 13 dicembre 1576
8. Ché se anche altri monasteri sono rilassati, non è mai fino a questo punto – dico quelli soggetti ai frati, perché la situazione di quelli soggetti all’Ordinario è terribile –, e se i superiori comprendessero di quale onere siano gravati e avessero la cura di cui è dotato vostra paternità, procederebbero in modo diverso, e non sarebbe poca MISERICORDIA di Dio che ci fossero tante orazioni di anime buone per la sua Chiesa.
16. Non pensi che sia sempre il demonio a impedire l’orazione, perché Dio usa la MISERICORDIA di toglierla, a volte, e starei per dire che questa è una grazia così grande come quando ne dà molta, per parecchie ragioni che non ho il tempo di spiegare a vostra grazia.

Alla M. Maria di San Giuseppe, a Siviglia
Avila, 10 dicembre 1577
8. Le religiose ne hanno sofferto e ne soffrono più che di tutti i loro travagli, anche se son gravi. Per carità, le raccomandi a Dio, insieme con questi santi prigionieri; domani saranno già otto giorni da quando stanno in carcere. Le religiose dicono che son proprio santi e che in tutti gli anni della loro permanenza lì, non hanno mai visto in essi nulla che non fosse degno di apostoli. Non so dove andranno a finire le insensatezze di questa gente. Dio, nella sua MISERICORDIA, vi ponga il rimedio che veda necessario.

Al Padre Girolamo Gracián, a Pastrana/Alcalá (?)
Avila, dicembre 1577 (?)
1. Lodo molto il Signore, che dà a vostra paternità questa pace e questo desiderio di contentarlo in tutto. La luce, poi, di cui a volte le fa dono su cose tanto deliziose è frutto della sua gran MISERICORDIA. Infine, Sua Maestà deve pur darci il suo aiuto in conformità dei nostri travagli, e poiché questi sono grandi, altrettanto lo sono le grazie. Sia benedetto il suo nome per sempre.

Alle Carmelitane Scalze di Siviglia
Avila, 31 gennaio 1579
1. …ho piena fiducia nella sua MISERICORDIA che concederà loro di sopportare tutto senza mai offenderlo; non si affliggano di risentirne molto; il Signore vorrà far loro comprendere che non sono così forti come pensavano di essere quando desideravano tanto vivamente di soffrire.
2. Coraggio, coraggio, figlie mie; si ricordino che Dio non dà a nessuno sofferenze maggiori di quelle che può sopportare e che Sua Maestà sta dalla parte dei tribolati. Poiché questo è certo, non c’è nulla da temere, ma solo sperare nella sua MISERICORDIA che rivelerà la verità di ogni cosa, e così si scopriranno certi intrighi che il demonio ha tenuti nascosti per sconvolgere tutto, causa per me di maggior pena di quella che provo ora per quanto accade.

Al Padre Nicola Doria, a Madrid (?)
Avila, 10 febbraio 1579
3. Non ho tempo di dirle altro, perché vostra reverenza tragga ancora motivo di fastidio da tante verità. Ho paura che il padre Mariano non subirà condanna, ritenendolo Dio un debole. Sua Maestà ci renda così forti da poter morire per Lui, perché, certo, questo scontro è frutto della sua MISERICORDIA. Oggi è il 10 febbraio. L’indegna serva di vostra reverenza, Teresa di Gesù.

Alla Priora e alla Comunità delle Carmelitane di Valladolid
Avila, 31 maggio 1579
5. A parte questo, io devo mettere ora insieme duecento ducati che ho promesso a Montoya, il canonico che ci ha dato la vita, e piaccia a Dio che siano sufficienti e che con tale somma sia tutto finito; è una gran MISERICORDIA che i denari possano contribuire a una così grande pace. Questo che ho detto, è obbligatorio. Quello che dirò è a loro discrezione, anche se mi sembra ragionevole e sarà gradito a Dio e al mondo.

Al Padre Girolamo Gracián, ad Alcalá
Salamanca, 4 ottobre 1579
Autografo incompleto: Carmelitane Scalze di Jaén (Spagna)
2. Sappia essere padrone di sé per moderarsi e imparare a spese altrui; si tratta, infatti, del servizio di Dio e vostra paternità vede come la sua salute sia necessaria a tutti. Rendo viva lode a Sua Maestà per il buon andamento dei nostri affari, tanto che, per la sua MISERICORDIA li possiamo ritenere conclusi e con tale autorevolezza che si vede bene come sia Dio ad averli condotti a quel punto.

A donna Isabella Osorio, a Madrid
Malagón, 3-4 dicembre 1579
Autografo: Madri Cappuccine di Toledo
2. Lodo nostro Signore nel vedere il desiderio nutrito da vostra signoria di lasciare il mondo, perché tanto disinganno non può venire che dall’alto, e spero quindi nella Sua divina MISERICORDIA che lei Lo servirà ben sinceramente, facendo corrispondere a così buoni desideri opere di una vera figlia della Vergine, Signora e patrona nostra; certo, io non vorrei ritardare neanche d’un giorno un così sublime appello. Ma voglio dirle con tutta semplicità lo scopo che a questo riguardo perseguo, visto ch’è ormai nostra sorella e mia signora.

Alla M. Maria di San Giuseppe, a Siviglia
Segovia, 4 luglio 1580
Autografo: Carmelitane Scalze di Valladolid
3. Io spero dalla sua MISERICORDIA che sia andato a godere di Lui, perché era ormai in una tale condizione che, se non si trattava d’occuparsi di cose del Suo servizio, tutto lo stancava, e per questo godeva di starsene in quella sua proprietà, a una lega da Avila.
10. Comunque, anche se tutto non sia proprio come noi desideriamo, sono stata assai felice della notizia. Da queste parti si è pregato molto per lei; forse il Signore ne ha avuto MISERICORDIA. Mi è assai rincresciuto, però, dopo aver letto la relazione dei fatti, che l’abbiano lasciata comunicarsi.

Al Padre Girolamo Gracián, ad Alcalá
Palencia, 21 febbraio 1581
1. Gesù. – Lo Spirito Santo sia con vostra paternità, padre mio. Ho ricevuto la lettera che mi ha scritto da Alcalá e mi sono molto rallegrata di tutte le notizie che in essa mi dà, specialmente del fatto che stia bene. Sia lodato Dio, che mi usa così gran MISERICORDIA, dopo tanti suoi viaggi e tanti travagli. Io sto bene.

A don Pietro de Castro y Nero, ad Avila
Avila, 19 novembre 1581
Autografo: Cattedrale di Córdova
Al mio signore, il dottor Castro.
1. Gesù sia con vostra grazia. Il piacere che lei mi ha fatto con la sua lettera mi ha commosso talmente che, prima che a lei, ho reso grazie a nostro Signore con un «Te Deum laudamus», perché mi è sembrato che, come molti altri, fosse un favore accordatomi dalle sue stesse mani. Ora bacio quelle di vostra grazia infinite volte e vorrei farlo ben altrimenti che a parole. Che cos’è la MISERICORDIA di Dio! Ecco che le mie indegnità hanno procurato un bene a vostra grazia, e con ragione, perché mi vedo libera dall’inferno, che da molto tempo ho ben meritato; è questa la causa per cui ho intitolato quel libro «Delle MISERICORDIE di Dio».

A don Pietro Sánchez, ad Alba de Tormes
Valladolid, 5 settembre 1582
1. Gesù. – La grazia dello Spirito Santo sia sempre con lei, padre mio. La sua lettera mi ha molto consolata. Dio la protegga, giacché da parte sua la casa non perderà nulla. Vostra grazia le trova molte discolpe, e non mi sembra male che lei faccia, in tutto, l’ufficio di padre; glielo deve bene alle consorelle, le quali mi dicono tante cose di lei. Infine, sono anime buone, e anche se il demonio dà loro motivi di turbamento, Dio non lascia di tenerle con la sua mano. Sia benedetto il suo nome, facendo Egli sempre uso di MISERICORDIA con le proprie creature.

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