Madre Teresa, pietà e carattere

Un volume in uscita il 23 agosto ricostruisce l’impegno della religiosa in favore degli ultimi: fu misericordiosa, ma intransigente sui valori. Il 4 settembre la santificazione. È oggettivamente complicato affrontare la biografia di una donna destinata, il 4 settembre prossimo in piazza San Pietro, ad essere proclamata santa dalla Chiesa cattolica con la messa di canonizzazione celebrata da Papa Francesco. C’è sempre il pericolo dell’agiografia acritica, di quella santificazione letteraria tipica di una certa produzione cattolica abituata a cancellare, per esempio, le asperità caratteriali. Invece un santo è, e resta, un essere umano, con le sue contraddizioni. Anche Papa Francesco ha ammesso che la santità «è difficile per tutti». Invece il libro Madre Teresa. Il miracolo delle piccole cose, edito da Rizzoli e curato da padre Brian Kolodiejchuk, missionario della Carità (l’ordine fondato proprio da Madre Teresa) e postulatore della causa di canonizzazione, lascia spazio a un ritratto a tutto tondo della futura santa, al secolo Anjezë Gonxhe Bojaxhiu, nata a Skopje (oggi Macedonia) nel 1910 e morta a Calcutta nel 1997, fondatrice delle Missionarie e dei Missionari della Carità, premio Nobel per la Pace nel 1979.

«Madre Teresa. Il miracolo delle piccole cose» (Rizzoli, pp. 336, euro 19)

Un personaggio che ha segnato la seconda metà del Novecento imponendo — soprattutto nella Chiesa cattolica — un modello contemporaneo di fede tutto ancorato alle emergenze dei nostri difficili tempi, quindi (per dirla con Papa Bergoglio) agli Ultimi: la fame, la povertà, le malattie (la lebbra, ma anche l’Aids), la morte, l’abbandono, la vecchiaia (c’è il rapido, sconvolgente racconto di una donna gettata in un cassonetto dal figlio a Calcutta perché troppo malata e inutile in casa), l’umiliazione della persona umana e l’aborto, combattuto strenuamente dalla religiosa durante tutta la sua vita, in mezzo a contestazioni del mondo laico e femminista.

Perché non tutti l’hanno amata: nemmeno nella Chiesa cattolica c’è stata e c’è unanimità di giudizi positivi su di lei. Capita a tutti i personaggi pubblici nell’era di una globalizzazione che apre sulla Rete ogni file possibile, anche quelli delle vite dei santi. Pesano ancora, per esempio nel mondo anglosassone, i duri giudizi espressi dallo scomparso e pluripremiato saggista e giornalista anglo-americano Christopher Hitchens nel suo pamphlet del 1995 La posizione della missionaria. Teoria e pratica di Madre Teresa (Minimum fax), pubblicato in tutto il mondo e pieno di testimonianze critiche e ostili. Quando lei lo seppe, e vide un suo documentario in tv, reagì così con una consorella preoccupata per lei: «Ma cosa ti succede? Dovresti pregare per lui, non preoccuparti per me. Dobbiamo amarlo: dobbiamo pregare per lui». Questa era la futura santa, prendere o lasciare: comunque sia, un motore inarrestabile nella costruzione di ospedali, case-alloggio per malati, conventi, mense per poveri e chiese in tutto il mondo.

Il libro curato da padre Kolodiejchuk offre numerose istantanee (come quella su Hitchens) della vita di Madre Teresa, proponendo continuamente il suo pensiero (citazioni dai suoi scritti, le sue preghiere, le lettere alle consorelle, interviste, interventi pubblici) e le testimonianze di chi le è stato vicino, suddividendo il materiale nelle sette opere di misericordia spirituale e corporale.

Madre Teresa aveva un bel temperamento, e l’imminenza della santità non ne cancella la traccia, nel libro. Una giovane suora racconta che, da postulante, venne inserita da Madre Teresa in un lebbrosario e aveva un’umana paura di ammalarsi. Chiese di essere visitata da un dottore per una macchia trovata sul braccio, ma non era niente: «La Madre mi chiamò e mi disse: “Ti cambierò posto di lavoro. Penso che tu non sia degna di servire i lebbrosi”. Per me fu un trattamento d’urto. Da quel giorno pregai di superare la paura della malattia e andai da loro ogni volta che ne ebbi l’occasione». Questo tratto caratteriale non stride, anzi, con un’altra testimonianza: «Nel 1992 a Calcutta scoppiarono gli scontri tra indù e musulmani… la madre e alcune suore andarono in aeroporto con l’ambulanza per condurre alcuni bambini che stavano per essere adottati. Lungo la strada si imbatterono in combattimenti aperti ed esplosioni di violenza… la Madre scese dall’ambulanza e, ignorando i rischi, alzò le mani affinché si fermassero e con le mani giunte li implorò di mettere fine agli scontri e ricordò loro che erano tutti fratelli».

La concezione del dolore fisico, per Madre Teresa, è chiara: la morte e le agonie sono onnipresenti nella sua vita e nel suo pensiero, e anche questo è stato (e resta) un argomento di contestazione della sua figura. Ecco un suo scritto: «La sofferenza, il dolore, è solo un segno dato a quella persona, a quella singola persona, che lei, quella persona, è così vicina a Dio, che Dio può condividere la sua passione con lei. Non è sempre facile accettarlo, ma è qui che dobbiamo intervenire, nella vita delle persone, e aiutarle da accettare ciò che accade. E come dico spesso, non riesco a immaginare come sarebbe il mondo se non avesse degli individui pronti a condividere e a offrire la propria sofferenza». Un approccio che può apparire incomprensibile in un mondo che tende a cancellare il dolore e la sofferenza, spesso a rimuoverli.

Infatti un famoso interrogativo di Madre Teresa ha come sfondo le strade del nostro tempo: «Ci sono tantissime persone a New York, a Londra, nelle grandi città europee, sdraiate lì, su giornali vecchi. Ogni sera, dalle dieci all’una, le nostre sorelle vanno a distribuire panini nelle strade di Roma, a portare bevande calde. A Londra ho visto persone che si appoggiavano ai muro di una fabbrica per scaldarsi. Come? Perché? E noi dove siamo?»

Nella sua introduzione, padre Kolodiejchuk ricorda la spiegazione etimologica proposta da Papa Francesco per la parola «misericordia», il tema dell’attuale Giubileo straordinario: «Misericordia è miseris-cor-dare, dare il cuore ai miseri». Basta questo passaggio per spiegare perché il Pontefice abbia voluto santificare Madre Teresa il 4 settembre prossimo, cioè proprio al centro di un Giubileo così importante per la cattolicità, dunque per una fede e una cultura ancora centrali e significative nella nostra tormentata contemporaneità.

Esce in libreria il 23 agosto il volume Madre Teresa. Il miracolo delle piccole cose (Rizzoli, pp. 336, euro 19), curato da padre Brian Kolodiejchuk, che contiene testi della religiosa premio Nobel e testimonianze sulle sua vita. Il libro sarà presentato al Meeting di Rimini per l’amicizia tra i popoli in programma nella città romagnola dal 19 al 25 agosto. Il dibattito, intitolato «Madre Teresa: una santa per il nostro tempo» si terrà giovedì 25 agosto alle ore 17 presso l’Auditorium Intesa Sanpaolo B3. Oltre a padre Kolodiejchuk, partecipano l’ingegnere miracolato Marcilio Haddad Andrino, sua moglie Fernanda Rocha Andrino, la missionaria suor Serena. Introduce Marina Ricci.

Madre Teresa: aprire il cuore a Dio. Leggi gli estratti in anteprima.

Corriere.it

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