Laudato si’, l’impegno dei cattolici: combustibili fossili addio

Spostare gli investimenti finanziari dai combustibili fossili come carbone, gas, petrolio, verso altri settori dei mercati azionari, compatibili con la sostenibilità ambientale, secondo una strategia di finanza responsabile ed etica. È questo uno dei progetti cui sta lavorando già da qualche anno il Movimento cattolico globale per il Clima (The Global catholic climate movement), organismo nato nel 2014 e poi cresciuto sulla spinta dell’enciclica di papa Francesco «Laudato si’», e di cui fanno parte più di 400 organizzazioni. Un tema particolarmente sentito alla vigilia del prossimo «G7» sull’ambiente che si svolgerà a Bologna dal 10 al 12 di giugno ma che sarà preceduto e accompagnato da molte iniziative, fra le quali non mancano quelle di carattere religioso e interreligioso, perché la salvaguardia del Creato – come indicato dallo stesso pontefice – è anche un tema dove s’incontrano le diverse fedi e tradizioni, è su questo terreno infatti che le diverse chiese cristiane possono dialogare fra loro e poi con l’islam e l’ebraismo, come pure avverrà nei prossimi giorni a Bologna su iniziativa della Cei, dell’arcivescovo monsignor Matteo Zuppi e della Focsiv (Federazione Organismi cristiani Servizio internazionale volontario).

Inoltre, è sempre su questo terreno che la finanza può diventare strumento virtuoso, tanto più alla luce dell’accordo di Parigi del 2015 (Conferenza sul clima, Cop 21), in base al quale sono stati presi importanti impegni a livello internazionale per la riduzione delle emissioni inquinanti al fine di rallentare e porre un argine al riscaldamento climatico; d’altro canto il fenomeno già sta influendo negativamente su diverse regioni del Pianeta, colpendo in particolare paesi africani e asiatici più poveri, alimentando fenomeni migratori e crisi agricole e alimentari.

Negli ultimi giorni, poi, ha destato scalpore nell’opinione pubblica mondiale, la decisione della Casa bianca di uscire dall’accordo di Parigi, scelta criticata da diversi governi e dallo stesso Vaticano. E tuttavia, segnalano le organizzazioni cattoliche impegnate nella campagna per fermare il riscaldamento globale, «la decisione di Trump ha sortito una specie di effetto contrario, non si è infatti mai parlato tanto degli accordi di Parigi come in questo periodo». Di fatto, dicono gli organizzatori della campagna per il disinvestimento dai combustibili fossili, drenare risorse finanziarie a questo settore, vuol dire avvicinare il raggiungimento degli obiettivi stabiliti con gli accordi di Parigi, anche se non si tratta di un’operazione facile.

Nel caso delle organizzazioni cattoliche – per esempio gli ordini religiosi – che cominciano ad aderire alla campagna, l’obiettivo è quello di spostare le risorse investite per il fondo pensione o per le opere di carità e di solidarietà, dai combustibili fossili a investimenti etici; il che significa seguire un codice etico (in base al quale fra l’altro si evita di destinare risorse al commercio delle armi) capace di orientare il trasferimento dei propri beni mobili; sono state individuate duecento compagnie estrattive che vanno evitate, una sorta di black list dei maggiori inquinatori globali. È un’operazione che può richiedere del tempo (per evitare anche che diventi perdente sotto il profilo economico), per questo é stato stabilito un arco di tempo di cinque anni per completare l’operazione. L’iniziativa può sembrare poca cosa ma non lo è: il movimento del disinvestimento è globale e coinvolge oltre alla rete cattolica, moltissimi organismi e investitori laici; centinaia di questi ultimi hanno già aderito alla campagna e il peso di una simile azione etica coordinata in ambito finanziario cresce rapidamente a suon di miliardi di dollari disinvestiti e diventa un modello che fa proseliti.

Così è accaduto che ordini religiosi maschili e femminili, università cattoliche, diocesi, associazioni, un po’ alla volta stiano provando a disinvestire per investire nuovamente in base a determinati parametri etici. «La reazione dei cattolici al cambiamento – ha detto Tomas Insua, direttore del Global Catholic Climate Movement – sta avanzando in maniera esponenziale. Dal rifiuto di investire in combustibili fossili all’installazione di pannelli solari sui tetti delle chiese, un numero sempre maggiore di cattolici sta adottando azioni concrete per proteggere il creato e le persone vulnerabili nelle proprie comunità e non solo».

Grande preoccupazione ha destato poi la situazione venutasi a creare nel G7 svoltosi in Italia lo scorso maggio, a Taormina, durante il quale non si è registrata l’unanimità sul tema del riscaldamento globale, anzi. «Di fronte a questa impasse politica – ha rilevato il presidente di Focsiv Italia Gianfranco Cattai – diverse organizzazioni cattoliche si impegnano in nome della “Laudato si’” a promuovere la giustizia sociale e climatica tramite dei concreti impegni di disinvestimento dai combustibili fossili. Auspichiamo che tale azione possa costituire un richiamo ai leader internazionali per impegnarsi nel contrastare il cambiamento climatico».

In tale contesto, fra le ultime adesioni alla campagna, troviamo l’arcidiocesi di Pescara, la provincia italiana della Compagnia di Gesù (che ha seguito l’esempio di quella canadese) la rete interdiocesana nuovi stili di vita, ma anche le suore francescane degli Stati Uniti, la provincia di san Giuseppe della Congregazione della Passione di Gesù Cristo (ovvero la provincia inglese dei Passionisti, in precedenza anche i Passionisti di Australia, Nuova Zelanda e Vietnam avevano aderito); già erano entrate a far parte del progetto le Salesiane Figlie di Maria Ausiliatrice di Milano e Napoli, la Focsiv, diversi organismi australiani e inglesi, e poi anche le università cattoliche americane di Georgetown e Dayton.

 

Vatican Insider

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