Insegnamenti dei santi sull’amicizia

Può essere che molti di noi siano ricchi e ancora non se ne rendano conto. La Parola di Dio ci insegnava già dall’Antico Testamento che “un amico fedele è una protezione potente, chi lo trova, trova un tesoro. Per un amico fedele, non c’è prezzo, non c’è peso per il suo valore. Un amico fedele è un balsamo di vita, lo troveranno quanti temono il Signore” (Siracide 6, 14-16).

Se Gesù, che è Dio, ha voluto aver bisogno di amici per proseguire il suo percorso in questo mondo, immaginatevi noi! L’essere umano non può vivere come un’isola. San Giovanni Bosco ha affermato che “il Signore ci ha messo al mondo per gli altri”. È una grande verità! Potremmo perfino dire che a partire da Cristo l’amicizia ha acquisito un senso nuovo. L’amico è colui che ha scoperto il valore e la dignità del fratello, alla luce del Vangelo.

Questa amicizia sincera, nel vero senso umano e cristiano, si è diffusa tra i primi cristiani rifugiati nelle catacombe. La storia della Chiesa è caratterizzata da esempi di profonda amicizia tra i santi padri, come San Basilio e San Gregorio, tra i grandi santi, come San Francesco d’Assisi e Santa Chiara, Sant’Ambrogio e Santa Monica, e molti altri.

In uno dei suoi splendidi scritti, San Gregorio Nazianzeno, uno dei padri della Chiesa, ha scritto sul suo amico San Basilio e ci ha spiegato un po’ come vivevano profondamente l’amicizia:

“Ci siamo incontrati ad Atene. Come il corso di un fiume, che partendo dall’unica fonte si divide in molti bracci, Basilio ed io ci eravamo separati per cercare la saggezza in diverse regioni, ma ci siamo riuniti come se ci fossimo messi d’accordo, senz’altro perché Dio ha voluto così.

In questa occasione, non solo ammiravo il mio grande amico Basilio constatando la serietà dei costumi e la maturità e la prudenza delle sue parole, ma cercavo di persuadere altri che non lo conoscevano tanto bene a fare lo stesso. Poi ha iniziato ad essere tenuto in considerazione da molti che già conoscevano la sua reputazione.

Cos’è accaduto allora? Egli è stato quasi l’unico tra tutti quelli che andavano a studiare ad Atene ad essere dispensato dalla legge comune, e sembrava aver raggiunto più stima di quella che comportava la sua condizione di novizio. Questo è stato il preludio della nostra amicizia, la scintilla che ha fatto nascere la nostra intimità; così siamo stati toccati dall’amore reciproco.

Con il passare del tempo, abbiamo confessato l’uno all’altro lo stesso desiderio: la filosofia era quello a cui aspiravamo. Da allora eravamo tutto l’uno per l’altro; abitavamo insieme, consumavamo i pasti alla stessa tavola, eravamo sempre d’accordo aspirando agli stessi ideali e coltivando ogni giorno la nostra amicizia in modo più stretto e saldo.

Ci muoveva lo stesso desiderio di ottenere ciò che c’è di più desiderabile: la scienza; non avevamo invidia, ma valorizzavamo l’emulazione. Entrambi lottavamo, non per vedere chi raggiungeva il primo posto, ma per cederlo all’altro. Ciascuno considerava la gloria dell’altro come propria.

Sembrava che avessimo un’unica anima in due corpi, e anche se non si deve dare credito a coloro che dicono che tutto si trova in tutte le cose, nel nostro caso si poteva affermare che di fatto ciascuno si trovava nell’altro e con l’altro.

L’unico compito e obiettivo di entrambi era raggiungere la virtù e vivere per le speranze future, di modo che, anche prima di partire da questa vita, fossimo emigrati da questa. In tale prospettiva, abbiamo organizzato tutta la nostra vita e il nostro modo di agire. Ci siamo lasciati guidare dai comandamenti divini stimolandoci a vicenda nella pratica della virtù. E se non sembra presunzione da parte mia dirlo, eravamo l’uno per l’altro la regola e il modello per discernere ciò che era giusto e ciò che era sbagliato.

Come ogni persona ha un soprannome ricevuto dai suoi genitori o acquisito da sé, ovvero a causa dell’attività o dell’orientamento della sua vita, per noi la maggiore attività e il maggior nome era essere realmente cristiani e riconosciuti come tali” (Dall’Officio delle Letture).

La vera amicizia, oltre ad essere un rapporto tra persone, è aiuto reciproco e cammino spirituale. Possiamo percepirlo chiaramente nella vita dei santi. In una delle sue catechesi, papa Benedetto XVI ha sottolineato:

“È questa una caratteristica dei santi: coltivano l’amicizia, perché essa è una delle manifestazioni più nobili del cuore umano e ha in sé qualche cosa di divino, come Tommaso stesso ha spiegato in alcune quaestiones della Summa Theologiae, in cui scrive: ‘La carità è l’amicizia dell’uomo con Dio principalmente, e con gli esseri che a Lui appartengono’”.

** Ecco 15 insegnamenti che ci hanno lasciato i santi sull’amicizia:

1- “Non sempre chi è indulgente con noi è nostro amico, né colui che ci castiga nostro nemico. Meglio sono le ferite dell’amico, che non i fraudolenti baci del nemico. È meglio amare con severità che ingannare con dolcezza” – Sant’Agostino

2- “Amando il prossimo e prendendotene cura, percorri la tua strada. Aiuta, quindi, chi è al tuo fianco mentre cammini in questo mondo, e arriverai accanto a colui con il quale desideri rimanere per sempre” – Sant’Agostino

3- “Ha detto molto bene chi ha definito l’amico come metà della propria anima. Avevo di fatto la sensazione che le nostre due anime fossero una sola in due corpi” – Sant’Agostino

4- “L’amicizia è così vera e così vitale che al mondo non si può desiderare niente di più santo e vantaggioso” – Sant’Agostino

5- “L’amicizia è la più vera realizzazione della persona” – Santa Teresa d’Avila

6- “L’amicizia con Dio e l’amicizia con gli altri sono la stessa cosa. Non possiamo separare l’una dall’altra” – Santa Teresa d’Avila

7- “L’amicizia che ha la sua fonte in Dio non si estingue mai” – Santa Caterina da Siena

8- “Qualsiasi amico vero vuole per il suo amico: 1) che esista e viva; 2) tutti i beni; 3) fargli del bene; 4) dilettarsi della sua presenza; e 5) condividere con lui le proprie gioie e le proprie tristezze, vivendo con lui con un solo cuore” – San Tommaso d’Aquino

9- “L’amicizia diminuisce il dolore e la tristezza” – San Tommaso d’Aquino

10- “Colui che con parole, discorsi, azioni, desse scandalo, non è un amico, è un assassino dell’anima” – San Giovanni Bosco

11- “Dobbiamo andare alla ricerca delle persone, perché possono avere fame di pane o di amicizia” – Beata Madre Teresa di Calcutta

12- “Le parole di amicizia e conforto possono essere corte e succinte, ma il loro eco è senza fine” – Madre Teresa di Calcutta

13- “Ama tutti gli uomini con un grande amore di carità cristiana, ma non stringere amicizia se non con quelle persone la convivenza con le quali possa darti beneficio, e quanto più perfette sono queste relazioni, tanto più perfetta sarà la tua amicizia” – San Francesco di Sales

14- “Al mondo è necessario che coloro che si dedicano alla pratica della virtù si uniscano con una santa amicizia, per esortarsi a vicenda e mantenersi in questi santi esercizi” – San Francesco di Sales

15- “Ci fa tanto bene, quando soffriamo, avere cuori amici, il cui eco risponde al nostro dolore” – Santa Teresa de Lisieux

Riflettiamo, dunque, su che tipo di amici siamo, e chiediamo al Signore che ci dia la grazia di vivere amicizie sante.

 

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