Il ruolo di Barabba mi portò a Gesù

Può un film arrivare a toccare l’anima fino a cambiare l’esistenza non solo degli spettatori ma anche dei protagonisti che lo hanno interpretato? Sì, se il film narra la Passione di Cristo con una fedele trasposizione del Vangelo, arricchita dai racconti delle visioni della Beata Anna Katharina Emmerick. Durante le riprese di quella memorabile opera, voluta per raccontare le ultime dodici ore dell’esistenza terrena di Gesù e costata dodici anni di preparazione al grande attore e regista Mel Gibson, gli addetti lavorarono in un ambiente caratterizzato dalla preghiera e da segni straordinari. Pietro Sarubbi, l’attore che in quella pellicola del 2004 interpretava Barabba, nel recente libro Da Barabba a Gesù. Convertito da uno sguardo racconta quella sua inaspettata esperienza.

«Sul set si respirava una grande profondità e c’erano anche alcuni sacerdoti a disposizione degli attori per eventuali colloqui. Per girare la mia scena dovevo truccarmi fin dalle 4,30 del mattino e durante le innumerevoli prove iniziarono a sanguinarmi i polsi per le pesanti catene. In particolare mi impressionò l’immedesimazione e la serietà di Jim Caviziel, l’interprete di Cristo: era lacero e sofferente, pregava molto e mi fu d’esempio per entrare interiormente nel mio personaggio. Un giorno, durante le riprese, al momento di scendere dalle scale del Sinedrio, sentii come una leggera scossa mista a una sensazione di calore sulla spalla destra. Mi voltai d’istinto e rimasi spiazzato dallo sguardo enorme e soave dell’attore che interpretava Gesù: un’emozione forte, indescrivibile, che d’improvviso mi cambiò il cuore.

Dopo quello sguardo iniziò in me un forte cambiamento. Già la sera stessa rimasi in albergo e per alcuni mesi non riuscii a dormire, ricordando sempre quel momento: non sapevo come affrontare quello che mi stava succedendo e non ero capace di parlarne neanche con mia moglie: improvvisamente mi accorsi di essere solo. Ci misi un anno a comprendere che il problema erano le mie resistenze nell’intraprendere un cammino di conversione. Stranamente, diversi giornalisti furono colpiti dal personaggio di Barabba e, dopo varie interviste, fui contattato da alcune persone che mi aiutarono ad aprirmi alla meditazione del Vangelo ed allo sguardo di Dio che passa attraverso la sua lettura.

Migliaia di persone di tutto il mondo sono state profondamente toccate e cambiate da quel film, così come molti di coloro che hanno partecipato alla sua realizzazione. La maggior parte dei miei colleghi ha scelto però di non dirlo apertamente e mi fu ripetutamente consigliato di fare altrettanto per evitare di essere emarginato dall’ambiente dello spettacolo. Ma io non riesco a tenermi dentro questa grande gioia e continuo a condividerla anche nelle varie conferenze alle quali sono invitato: mi dispiace poter recitare molto meno di prima, ma non mi preoccupo perché mi fido di Dio e sono troppo felice di essere finalmente vivo.

Sono sempre stato molto attratto dallo studio dell’antropologia e del rapporto dell’essere umano con il divino: anche per questo ho girato tutto il mondo vivendo tra l’altro con i monaci tibetani e facendo meditazione in India. All’improvviso, qualche mese prima di essere contattato per il film, disperato perché con mia moglie non riuscivamo ad avere il secondo figlio, mi ritrovai a pregare come quando ero bambino.

Con il miracolo della conversione, Dio mi ha fatto un dono inestimabile e spesso mi sento di non esserne all’altezza: mi rendo conto di poter sembrare un esagitato, ma forse può capirmi solo chi ha avuto esperienze di conversione. Oggi comprendo che Barabba è il simbolo della nostra società sofferente e rappresenta l’uomo di cui Gesù prende il posto, caricandosi dei peccati dell’intera umanità. È molto difficile essere coerenti ogni giorno, soprattutto se siamo soli; dobbiamo essere indipendenti da tutti, ma è bellissimo sentire una comunità che ci sorregge: in questi anni mi sono cresimato e sposato in Chiesa, mentre tutti i miei figli si sono battezzati. Dopo la conversione ho scoperto anche l’importanza della preghiera, soprattutto quella per gli altri. Per me è più facile avere un rapporto con la Madonna: sento che Lei mi accoglie, perdona e rigenera. Nei confronti di Gesù ho ancora un certo timore reverenziale, anche in ricordo di quello sguardo…».

 

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