Grigio, il protettore di Don Bosco

Passò per la storia un cane singolare che salvò la vita di San Giovanni Bosco in diverse occasioni. Che sia proprio un semplice animale? Per incredibile che possa sembrare, San Giovan­ni Bosco ebbe molti ne­mici, ricevette innumere­voli minacce e soffrì vari attentati. Sacerdote esemplare in tutto, mai andò armato. La provvidenza Divi­na lo difese sempre nei momenti di pe­ricolo. In che modo? Tra gli altri, servendosi di un miste­rioso cane, di grande portamento, mu­so lungo ed orecchie tese, simile ad un lupo. A causa del suo colore grigio, ri­cevette il nome di Grigio.

“Sto per morire! Sto per morire!” Una notte del 1852, tornando da so­lo a casa, il Santo percepì che un ban­dito lo seguiva a distanza, pronto ad aggredirlo. Don Bosco si mise a correre, ma, poco più in là, si imbatté in un ango­lo col resto della banda che gli sbar­rava la strada. Si fermò improvvisa­mente e conficcò il gomito nel pet­to del primo aggressore, che cadde a terra gridando: “Sto per morire! Sto per morire!” Il buon esito della manovra lo salvò da un persecutore, ma gli altri avanza­rono minacciosi. In questo istante ap­parve il cane provvidenziale. Saltava da un lato all’altro, dando latrati terri­ficanti con così grande furia che i mal­fattori dovettero chiedere a San Gio­vanni Bosco di calmarlo e tenerlo vici­no a sé, mentre essi pensavano a fug­gire.

Era un cane capace di “prevedere il futuro”: in un’occasione, il suo protet­tore gli impedì di uscire di casa. Era notte, e Don Bosco aveva bi­sogno di uscire. La madre Margheri­ta cercò di dissuaderlo, ma egli la tran­quillizzò, prese il cappello ed uscì ac­compagnato da alcuni ragazzi. Giunti al portone, trovarono Grigio steso per terra.
– Oh, Grigio, tanto meglio, saremo ben accompagnati! Alzati e vieni con noi, disse il Santo – Ma il cane, invece di obbedire, ringhiò e non si mosse. Uno dei ragaz­zi gli diede un calcio col piede per ve­dere se riusciva a farlo alzare, ma lui digrignò i denti minacciosamente. La madre Margherita disse allora al figlio:
– Non hai voluto ascoltare me, ascolta almeno il cane: non uscire a quest’ora!
Per soddisfare al desiderio della madre, Don Bosco ritornò dentro ca­sa. Poco dopo, apparve correndo un vi­cino per prevenirlo che non uscisse in quel momento, perché quattro indivi­dui armati giravano per i dintorni, de­cisi ad ucciderlo.

Il fatto fu confermato più tardi da persone degne di fede. Questo cane capace di “prevedere il futuro” e di agire di conseguenza era proprio un semplice animale irrazionale? Il Fon­datore dei Salesiani non risponde a questa domanda. Ma egli fece ai suoi discepoli una interessante narrazione, che trascriviamo sotto con le sue stes­se parole.

Il Grigio fu argomento di molte conversazioni e ipotesi varie. Molti di voi lo ha visto ed anche accarezzato. Lasciando da parte le storie straordi­narie che di lui si raccontano, vi espor­rò la pura verità.
A causa dei frequenti attentati di cui io ero bersaglio, fui consigliato di non andare in giro da solo quando an­davo in città o tornavo indietro.
In un pomeriggio buio, tornavo a casa, con una certa paura, quando vi­di al mio fianco un enorme cane, che a prima vista mi impaurì; siccome però mi faceva festa come se io fossi il suo padrone, avemmo da subito una buo­na relazione, e lui mi accompagnò fino all’Oratorio. Ciò che accadde in quel pomerig­gio si ripeté molte volte, di modo che io posso ben dire che il Grigio mi pre­stò importanti servizi. Ve ne racconto alcuni.

Alla fine di novembre del 1854, in un pomeriggio scuro e piovoso, torna­vo dalla città, per la via della Donsolata. Ad un certo punto, capii che due uomini camminavano a poca distanza davanti a me. Acceleravano o diminui­vano il passo ogni volta che io accele­ravo o diminuivo il mio.

Quando, per non incontrarmi con loro, ho tentato di passare dal lato op­posto, essi con grande abilità si collo­carono davanti a me. Volli girare sui miei passi, ma non ci fu tempo: facen­do due salti indietro, mi gettarono un mantello sulla testa. Uno di loro riu­scì a imbavagliarmi con un fazzoletto. Volevo gridare, ma non lo potevo fa­re. In questo preciso momento appar­ve il Grigio. Ringhiando come un or­so, si lanciò con le zampe contro il viso di uno, con la bocca spalancata contro l’altro, in maniera che conveniva loro di più avvolgere il cane che me.
– Chiama il cane! Gridavano spa­ventati.
– Lo chiamo sì, ma lasciate i pas­santi in pace.
– Chiamalo subito!
Il Grigio continuava a ringhiare co­me un orso inferocito. Essi ripersero il loro cammino, ed il Grigio, sempre al mio lato, mi accompagnò. Feci ritorno all’Oratorio ben scortato da lui.

Nelle notti in cui nessuno mi accom­pagnava, non appena passavo le ultime case vedevo spuntare il Grigio da qual­che lato della strada. Molte volte i gio­vani dell’Oratorio lo videro entrare nel cortile. Alcuni volevano batterlo, altri tirar­gli pietre.
– Non lo molestate, è il cane di Don Bosco – disse loro Giuseppe Bozzetti.
Allora tutti si misero ad accarezzar­lo e a seguirlo fino al refettorio, dove io stavo cenando con alcuni chierici e padri e con mia madre. Davanti a tan­to inaspettata visita, rimasero tutti in­timoriti.
– Non abbiate paura, è il mio Gri­gio, lasciate che venga – dissi io. Facendo un gran giro intorno al ta­volo, venne accanto a me, facendomi festa. Anch’io lo accarezzai e gli of­frii zuppa, pane e carne, ma lui rifiutò. Anzi: neppure annusò il cibo. Continuando allora a dare segnali di soddisfazione, appoggiò la testa sul­le mia ginocchia, come se volesse par­larmi o darmi la buona notte; in segui­to, con grande entusiasmo ed allegria, i bambini lo accompagnarono fuori. Mi ricordo che quella notte ero torna­to tardi a casa ed un amico mi aveva dato un passaggio nella sua vettura.

L’ultima volta che vidi il Grigio fu nel 1866, quando andavo da Murial­do a Moncucco, a casa di Luigi Moglia, un mio amico. Il parroco di Buttigliera volle accompagnarmi per un tratto di strada, e ciò fece sì che la notte mi sor­prese nel mezzo della strada.
– Oh! Se avessi qui il mio Grigio, che buona cosa sarebbe! – pensai.
In quel momento il Grigio giuri­se correndo nella mia direzione, con grandi manifestazioni di allegria, e mi accompagnò per il tratto di strada che ancora dovevo percorrere, circa tre chi­lometri. Giunto a casa dell’amico, con­versai con tutta la famiglia e andammo a cenare, rimanendo il mio compagno a riposare in un angolo della sala. Ter­minato il pasto, l’amico disse: – Andiamo a dar da mangiare al tuo cane. E prendendo un po’ di cibo, lo portò al cane, ma non riuscì a trovarlo, mal­grado avesse guardato bene in tutti gli angoli della sala e della casa. Tutti ri­manemmo stupiti perché nessuna por­ta, nessuna finestra era aperta, ed i ca­ni della casa non avevano dato nessun allarme. Cercarono il Grigio nelle ca­mere di sopra, ma nessuno lo trovò.

Fu questa l’ultima notizia che ebbi del Grigio. Mai più seppe del suo pa­drone. So solo che questo animale fu per me una vera provvidenza nei molti pericoli in cui mi vidi coinvolto.

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