Ai piedi della Croce

«Una domenica, chiudendo il suo libro alla fine della Messa, venne fuori dalle pagine un’immagine di Gesù in croce, di cui si poteva vedere soltanto una delle mani, forata e sanguinante. Ella fu come sconvolta da un sentimento interiore per questo sangue che sembrava cadesse a terra senza che nessuno si desse cura di raccoglierlo; allora prese la risoluzione di tenersi ai piedi della croce per riceverlo e farne trarre profitto ai poveri peccatori. In quell’epoca il suo zelo si rivolse verso un grande criminale chiamato Pranzini, condannato al patibolo per delitti spaventosi. Sentendo parlare di lui dai giornali, decise di convertirlo (aveva circa quattordici anni). A questo scopo raddoppiò i suoi sacrifici e mi confidò il suo segreto, supplicandomi di aiutarla a salvare quest’anima. Fece offrire per lei il santo sacrificio della Messa. La vedevo con stupore, contrariamente alle sue abitudini, cercare di vedere i giornali per scoprirvi la notizia della conversione di Pranzini. Aveva chiesto al buon Dio un segno sensibile per sua semplice consolazione, non perchè dubitasse del successo della sua preghiera. Infatti Pranzini si convertì in modo assolutamente inatteso e significativo. Ultimamente mi sono incontrata in parlatorio con don Valadier, ex cappellano de la Roquette (prigione dei condannati a morte) e successore in questo incarico di don Faure, che assistè Pranzini. Mi confermò il fatto di questa conversione inattesa, di cui conosceva i particolari da don Faure stesso. Pranzini, che fino al patibolo aveva rifiutato l’assistenza religiosa, aveva già le mani legate quando, con voce rotta dall’angoscia, con un grido di pentimento e di fede, esclamò: “Signor cappellano, mi dia il crocifisso”. Lo baciò con fervore e riuscì a scambiare due parole con il cappellano al momento in cui fu afferrato dal boia. La S.d.D. [Santa Teresa di Gesù Bambino] chiamava Pranzini “suo figlio”.

Più tardi al Carmelo, quando le si metteva a disposizione del denaro per le sue feste, otteneva dalla nostra madre priora il permesso di impegarlo per fare celebrare una Messa, e mi diceva sottovoce: “È per mio figlio; dopo i giri che ha fatto deve averne bisogno!… Non bisogna che adesso lo abbandoni”.

Dopo questa vittoria memorabile, il suo zelo si estese come un fuoco divorante».

 

A cura di Amata Ruffinengo, Testimoni di Teresa di Gesù Bambino. Dai Processi di Beatificazione e Canonizzazione, OCD, 124-125.

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