Benedetta Bianchi Porro e Luigi Bosio

Sarà presto proclamata Beata Benedetta Bianchi Porro, nata a Dovadola (Italia) l’8 agosto 1936 e morta a Sirmione del Garda (Italia) il 23 gennaio 1964. Di salute fragile sin dalla nascita, a tre mesi ha la poliomielite, che la fa diventare zoppa: ha una gamba più corta. Vorrebbe diventare medico per curare i malati. A 13 anni comincia ad accusare un deterioramento generale delle sue condizioni a causa del morbo di Recklinghausen. Dà alcuni esami di medicina, ma gradualmente diventa cieca, sorda e paralitica. Nel buio del suo dolore viene illuminata da una luce: Gesù. La dolcezza della sua presenza le fa dire: “La vita in sé e per sé mi sembra un miracolo, e vorrei poter innalzare un inno di lode a Chi me l’ha data”. Benedetta diventa un dono per gli altri. In tanti vengono a visitarla, attratti dal mistero di una ragazza che colpita da una sofferenza tremenda reagisce con amore e speranza: “Ho trovato che Dio esiste – afferma – ed è amore, fedeltà, gioia, certezza”. Poco prima di morire consegna questo suo messaggio: “Amate la vita, perché anch’ io sono stata contenta di quello che Dio mi ha dato”.

È venerabile Servo di Dio Luigi Bosio, Sacerdote diocesano; nato ad Avesa (Italia) il 10 aprile 1909 e morto a Verona (Italia) il 27 gennaio 1994. Luigi Santo Bosio nasce ad Avesa, provincia di Verona, il 10 aprile 1909, quartogenito di Umberto, possidente, e di Regina Avesani, lavandaia. Dal matrimonio di Umberto e Regina nascono Teresa, Luigi (1906-1908), Maria, Luigi, Flora. Luigi frequenta le elementari ad Avesa, avendo come maestro don Lino Chiaffoni. Nel 1919 entra in seminario, dove frequenta i cinque anni di ginnasio. Nel 1924 inizia i tre anni di liceo classico e nel 1927 i quattro anni di teologia. I risultati scolastici sono in crescendo fino a risultare uno dei migliori. Il 1° novembre 1931 è ordinato sacerdote. Nel 1932 è curato a Legnago, dove rimane fino al 1937, quando è assegnato alla chiesa di Presina come curato. Con la trasformazione di Presina da rettoria a parrocchia, il 1° marzo 1939 ne diventa il primo parroco. Il 9 giugno 1940 fa il suo ingresso nella parrocchia di Belfiore, intitolata ai martiri Vito, Modesto e Crescenzia. Ha 31 anni. Nella canonica vivranno con lui i genitori e la sorella Maria. Il 14 giugno 1943 viene posta la prima pietra della nuova chiesa di Belfiore, intitolata alla Natività di Gesù. L’altare maggiore è consacrato il 25 marzo 1947, mentre l’altare della Madonna il 25 marzo 1952. L’ultimo lavoro compiuto dal Sevo di Dio nella chiesa della Natività di Belfiore è lo Studium Pietatis, una cappella invernale, inaugurata il 27 dicembre 1966. Il progetto della chiesa è dell’architetto Domenico Rupolo, cui subentra dal 1945 l’architetto Franco Spelta. Artisti impegnati negli interni sono Gino Legnaghi, Nereo Costantini, Moreno Zoppi. Il periodo della permanenza di don Luigi a Belfiore unisce assieme un pastore di straordinaria spiritualità e sensibilità liturgica, una comunità che rimane fortemente segnata da questa presenza e una chiesa – edificio che risulta come la sintesi di pietra di questa comunione spirituale con il pastore. Il 12 dicembre 1969 il Servo di Dio Giovanni Ciresola si reca a Belfiore per consegnargli una lettera del Vescovo Mons. Giuseppe Carraro, nella quale gli si comunicava la decisione di sollevarlo dall’incarico della parrocchia. Don Luigi prende congedo da Belfiore nel corso di una messa solenne l’8 marzo 1970. La fama di santo sacerdote, già solida negli anni trascorsi nelle parrocchie della provincia, in particolare a Belfiore, si consolida definitivamente nel corso dei ventiquattro anni trascorsi come canonico della cattedrale di Verona. Si spegne il 27 gennaio 1994 alle ore 20.55 nella Clinica Geriatrica di Borgo Trento, dopo una lunga malattia che nel corso di 10 anni, gli aveva provocato moltissima sofferenza. Le esequie si tennnero nella cattedrale di Verona, il 31 gennaio 1994, celebrate dal vescovo, mons. Attilio Nicora. Venne sepolto nel cimitero monumentale di Verona, nell’area riservata ai canonici. Sulla tomba sono sempre numerosi fiori, lettere, biglietti che testimoniano l’ininterrotto pellegrinaggio di devoti, che non lo dimenticano e continuano a rimanere in contatto con lui. Sulla sua tomba non mancano numerose testimonianze di grazie ricevute. Attualmente è sepolto all’interno della cattedrale di Verona.

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