“Per vivere senza crudeltà sugli animali” San Tito Brandsma

Nel maggio 1940 Hitler invade l’Olanda. Il piccolo partito nazista locale alza la testa ed esige che i giornali cattolici pubblichino i suoi annunci, che sono propaganda per l’occupante e per i suoi vassalli. Padre Tito Brandsma, carmelitano, è chiamato a percorrere l’Olanda portando ai direttori dei giornali il “no” dell’episcopato a tale richiesta. No, anche a costo di chiudere i giornali. Più tardi il rifiuto sarà reso pubblico, perché tutti sappiano. Il 19 gennaio 1942 la Gestapo arresta padre Tito a Nimega. Il 19 giugno 1942 il religioso arriva al lager di Dachau.

A Dachau, padre Tito è lieto nei tormenti, perché ha con sé l’ostia della comunione, dono di preti tedeschi deportati. “Predica” sottovoce a gruppetti di compagni, recita a memoria le parole della Messa. E poi viene “l’infermiera” con la siringa: acido fenico nelle vene, morte e crematorio. C’è ordine di bruciare anche le carte che lo riguardano. Ma qualcuno le salva; serviranno per la sua beatificazione quale martire. Ma da un suo nascondiglio chiede di testimoniare anche l’infermiera assassina di Dachau: la donatrice di morte rivela che il prigioniero, giunto ormai agli ultimi sussulti di vita, le offrì la sua corona del Rosario. “Non prego, io non so pregare!”, rispose lei. Non la voleva. E padre Tito la rassicurò: “Basta che tu dica: Prega per noi peccatori”. Durante il processo di canonizzazione quella stessa infermiera racconterà di non aver più potuto cancellare dalla sua memoria il volto di quel prete su cui pareva vi fosse scritto qualcosa che riguardava l’intimità del suo cuore, “Lui – disse la donna – aveva compassione di me!”… come Cristo.

In Per vivere senza crudeltà sugli animali – versione italiana della conferenza Insegnare la prevenzione della crudeltà verso gli animali che Tito Brandsma tenne nel 1936 a Nimega – l’etica animale è affrontata da un punto di vista prettamente cristiano: amando Dio, l’uomo deve necessariamente amare anche ciò che Dio ama, ovvero la natura che ha voluto e creato. Non solo, ma l’amore verso gli animali rappresenta anche un interesse per gli esseri umani: amare gli animali ci rende più facile amarci gli uni gli altri. A tal proposito, il carmelitano Brandsma afferma: “Una persona che è crudele verso gli animali corre il grande rischio di diventare crudele verso gli esseri umani. Una persona, viceversa, che è premurosa verso gli animali non tratterà aspramente neanche il suo prossimo. L’amore per gli animali, la protezione degli animali minacciati, la cura per gli animali che soffrono, suscita nell’uomo mirabili condizioni di amore e cura per i propri prossimi… Come appunto l’amore di Dio fa sì che noi ci amiamo gli uni gli altri e che amiamo Dio, così occorre anche dire che amando Dio necessariamente amiamo anche ciò che Egli ama, estendiamo il nostro amore alla Natura che Egli ha voluto e creato. L’uno è connesso con l’altro, e l’uno porta alla piena realizzazione dell’altro”.

 

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