Viviamo sulla montagna santa per la gloria e l’onore di Dio

Celebrazione giubilare: 125 anni dalla fondazione del monastero di Nostra Signora del Carmelo Haifa Israele.

Abbiamo cantato a squarciagola l’inno del Giubileo, per ringraziare il Signore che, con il suo amore e la sua Provvidenza, ha voluto e sostenuto questa presenza lungo tutti gli anni della nostra storia, nonostante le guerre e nel corso di circostanze difficili, peculiari della Terra Santa dove viviamo. La fondazione data dal 1° gennaio 1892 quando otto Carmelitane venute dalla Francia si sono stabilite ai piedi della montagna del Carmelo.

Per raccontare questa storia santa, abbiamo pubblicato due libri. Il primo intitolato Près de la Source è edito in francese. Nei quattro capitoli presentiamo la vocazione e la missione della nostra comunità e la collochiamo nel quadro della vita contemplativa presente in Terra Santa. Ricordiamo gli eventi del passato, a partire dai documenti d’archivio e infine spieghiamo il senso della nostra presenza attuale nel seno della Chiesa locale e nel contesto politico e sociale che ci circonda.

Il secondo libro ha per titolo Les gardiennes de la vigne, un titolo che richiama un versetto biblico del Cantico dei Cantici. È edito in arabo. È un racconto compendia la nostra storia ed è destinato ai cristiani di lingua araba perché possano conoscere il nostro monastero.

L’anno giubilare ha vissuto il momento culminante nel corso della celebrazione dell’eucaristia  il 4 novembre 2017, nella cappella del monastero, presieduta da S. E. mons. Pierbattista Pizzaballa, amministratore apostolico del Patriarcato latino di Gerusalemme e concelebrata da S.E. mons. Giacinto-Boulos Marcuzzo, vicario della Palestina, p. Hanna Kildani, vicario di Israele, il p. Enrique Castro ocd, delegato generale per Israele, numerosi membri delle comunità religiose, del clero locale e anche dei padri e fratelli carmelitani.

Il popolo cristiano era presente nelle sue diverse espressioni: cattolici di rito Maronita e greco-melchita, ortodossi. Abbiamo gioito della presenza di amici ebrei,  bahaïs e anche drusi. Tutti, come figli di un unico Padre, hanno partecipato alla messa giubilare, animata dalla corale della comunità ecumenica New Life. È stato un evento forte, un irruzione dello Spirito in un’atmosfera di comunione gioiosa e festante, con una dimensione da tempi messianici che ha oltrepassato tutti noi. Per preparare il giubileo abbiamo potuto contare su numerose collaborazioni in tutti gli ambiti, e tutto ci ha fatto sentire che, malgrado le nostre debolezze e la nostra povertà, siamo nel cuore della comunità ecclesiale, che il Carmelo appartiene al popolo di Dio; noi siamo con loro e per loro. È stata un’esperienza possente, rivelatrice del carattere essenzialmente missionario della nostra vocazione.

L’evento è stato vissuto sotto il segno dell’internazionalità e dell’interculturalitá. Che sono d’altronde le caratteristiche della Chiesa-Madre di Gerusalemme. Durante la celebrazione, abbiamo impiegato tre lingue  facendo nostro il dinamismo dello Spirito! Una lunga processione introduttiva ha preceduto l’Eucaristia: davanti a tutti procedeva la Croce processionale portata da un fratello carmelitano, seguita da tutta la comunità delle monache con alcuni simboli: il Bambino Gesù fondatore, lo stesso che la Madre Maria del Sacro Cuore ha portato il giorno della fondazione, 125 anni fa. Poi  l’immagine di Nostra Signora del Monte Carmelo con la nostra Madre santa Teresa; un fascicolo dei nostri Annali e il cero del giubileo, a seguire le consorelle che portavano delle candele, segni della fedeltà. Hanno partecipato alla processione anche le monache del Consiglio dell’Associazione, reduci da un incontro ordinario.

Dopo i riti iniziali, si è celebrata la cerimonia speciale dell’anno giubilare nel corso della quale abbiamo presentato ai partecipanti i nostri simboli. Infine mons. Pizzaballa ha letto la benedizione che Papa Francesco ha inviato alla nostra comunità per la circostanza.

Durante l’omelia, mons. Marcuzzo ci ha ricordato il significato biblico del giubileo, che, secondo il libro del Levitico, è un tempo di sosta, non per riposarsi, ma per ritornare alle radici, per convertirsi totalmente a Dio. Quali sono le nostre radici? Ci ha richiamato alle nostre origini qui a Wadi’ain es-Siah. I Carmelitani e le Carmelitane sono nati presso una sorgente, come dice la nostra regola di vita, juxta fontem, presso la sorgente del profeta Elia che, con la sua preghiera converte il popolo pagano al vero Dio. Ha ricordato anche il posto importante che la Vergine Maria occupa nel nostro Ordine.

«Come possiamo tornare a Dio? – ci ha domandato il Monsignore – . San Giovanni della  foce ce lo indica: bisogna uscire, scalare la montagna del Carmelo lasciandosi alle spalle tutto ciò che è vecchio, per abbracciare un modo nuovo di pensare e di agire, e tutto ciò con pazienza, come Elia l’ha avuta sperando nella pioggia dopo anni di siccità. Ecco la novità del giubileo. Allora che significa ritornare alla fonte? Possiamo rispondere come ha risposto Santa Teresa di Lisieux: “ Nel cuore della Chiesa, madre mia, sarò l’amore”. Mi auguro che prendiate questa santa decisione, di essere l’amore nel cuore della Chiesa della Terra Santa».

Dopo l’omelia, abbiamo rinnovato i nostri voti davanti a tutta l’assemblea. È stato un momento intenso di comunione con tutti i consacrati presenti. Alla fine della messa, tutta l’assemblea è stata invitata ad un momento di fraterno convivio.

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