Una lezione d’amore

Cos’è che rende un matrimonio grande e duraturo? Come si realizza quella donazione reciproca che costituisce il cemento dell’unione coniugale? Naturalmente non solo attraverso uno stato emotivo o con la sete volgare di una felicità superficiale e immediata, impermeabile al dovere, come pretende la nostra epoca. Perché un matrimonio funzioni è necessaria l’unione intima di due anime. Ma come si realizza una tale unione?

A tutte queste domande risponde Gustave Thibon in un delizioso libro che non mi stancherò mai di raccomandare, intitolato Sull’amore umano [*]. Thibon afferma, a ragione, che «solo gli affetti che resistono allo sfascio o alla «notte» della loro prima componente sentimentale sono chiamati a trascendere il tempo». Per Thibon è necessario, inoltre, che l’unione degli sposi riposi su quattro pilastri: passione, amicizia, sacrificio e orazione. Passione, poiché non possiamo concepire il matrimonio senza una attrazione sessuale reciproca, assunta, coronata e superata dallo spirito, che impone di adattarsi ai gusti e agli appetiti sessuali dell’altro, assai differenti nella donna e nell’uomo. Tuttavia una vita matrimoniale completa esige una comunione molto più profonda che non si realizza con la semplice passione: deve esistere tra gli sposi una amicizia che insegni loro ad amarsi e a rispettarsi reciprocamente, incitandoli a penetrare nell’anima dell’altro, correggendo e dominando la tensione insita nel dualismo sessuale; che li ricolmi di una fame mai sazia di conoscersi meglio a vicenda e di conoscere assieme lo sconfinato mondo.

Ma un amore grande e duraturo abbisogna anche di nutrirsi del sacrificio, prosegue Thibon. Disconoscere il lato positivo e fecondo insito nel sacrificio è la tara dell’umanitarismo evanescente proprio della nostra epoca. Tutti i disastri, tutte le miserie del matrimonio procedono da un tale disconoscimento. Non si dà matrimonio felice senza mutuo sacrificio, senza sforzo per superare le delusioni, la monotonia, i rispettivi egoismi. E in ultimo, conclude Thibon, l’amore dei coniugi dev’essere orazione, in maniera da congiungersi e amalgamarsi con l’eterno amore: chi ama la verità accoglie l’essere amato non come un dio, ma come un dono di Dio; giammai lo confonde con Dio, pero nemmeno lo separa da Lui. Per amare un essere finito, con tutte le sue miserie e imperfezioni, occorre amarlo come messaggero di una realtà che lo oltrepassa, di una pienezza divina.

Passione, amicizia, sacrificio e orazione, quindi, come pilastri dell’amore coniugale. Vediamo tuttavia come la nostra epoca abbia creato un clima ostile, in cui ciascuno di questi quattro pilastri viene corroso, adulterato e infine demolito, rendendo ogni volta più difficile l’amore coniugale. Affinché l’amore non sia coronato dallo spirito si esacerbano e si lusingano gli istinti, si alimenta la sessuolatria con la pornografia e gli incitamenti alla promiscuità; per rendere impossibile l’amicizia tra i coniugi si trasforma il matrimonio in una lotta tra i sessi; per negare il sacrificio si promuovono l’edonismo e il sentimentalismo poltiglioso; e contro la pace spirituale che ci conduce a Dio è stato concepito un mondo irto di urgenze e di vacui attivismi, nel quale il conseguimento dell’«esito lavorativo» o la ricerca della «realizzazione personale» si convertono in idoli. Soltanto sottraendoci a queste trappole troveremo il vero amore.

[*] Ce que Die a uni, trad. it. Quel che ha unito, Società Editrice Siciliana, Mazara del Vallo (Trapani) 1947.

Juan Manuel De Prada, Una lección de amor, «Revista Misión», 9 marzo 2106.

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