Un mondo infinito

«Era evidente che non intendevo presentarLe il mio cammino come il cammino. Fondamentalmente penso che siano tante le strade che portano a Roma, come le teste ed i cuori degli uomini. Forse descrivendo la via da me intrapresa ho maltrattato troppo l’aspetto intellettuale. Nel lungo periodo di preparazione esso ha contribuito in modo sicuramente determinante. E tuttavia sono consapevole che decisivi sono stati gli avvenimenti reali, non il “sentimento”, unito all’immagine concreta di un cristianesimo autentico attraverso testimonianze eloquenti (Agostino, Francesco, Teresa). Ma come posso in poche parole darLe un’immagine di quegli “avvenimenti reali”? È un mondo infinito, che si apre come qualcosa di totalmente nuovo, se si inizia almeno per una volta a vivere interiormente, anziché esteriormente. Tutte le realtà, con cui prima si aveva a che fare, diventano trasparenti e si iniziano a sentire in maniera autentica le forze che sostengono e muovono tutto. Come appaiono insignificanti i conflitti con i quali ci si scontrava in passato! E quale pienezza di vita, ottenuta con sofferenza e gioia, che il mondo terreno non conosce né può conoscere, contiene un solo giorno, così insignificante dall’esterno, di un’esistenza umana semplicissima! Ed è strano vivere, come uno di loro, tra persone che vedono soltanto la superficie, senza immaginare o notare tutto quello che gli altri hanno in sé ed intorno a sé. Rimane di stucco dinanzi a queste cose misteriose?»

 

Edith Stein, Lettere a Roman Ingarden 1917-1938, Lev, 2001, 258-259.

 

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