Supplica e ringraziamento

A te grido, Signore, mia roccia,
con me non tacere:
se tu non mi parli,
sono come chi scende nella fossa.

Ascolta la voce della mia supplica,
quando a te grido aiuto,
quando alzo le mie mani
verso il tuo santo tempio.

Non trascinarmi via con malvagi e malfattori,
che parlano di pace al loro prossimo,
ma hanno la malizia nel cuore.

Ripagali secondo il loro agire,
secondo la malvagità delle loro azioni;
secondo le opere delle loro mani,
rendi loro quanto meritano.

Non hanno compreso l’agire del Signore
e l’opera delle sue mani:
egli li demolirà, senza più riedificarli.

Sia benedetto il Signore,
che ha dato ascolto alla voce della mia supplica.

Il Signore è mia forza e mio scudo,
in lui ha confidato il mio cuore.
Mi ha dato aiuto: esulta il mio cuore,
con il mio canto voglio rendergli grazie.

Forza è il Signore per il suo popolo,
rifugio di salvezza per il suo consacrato.

Salva il tuo popolo e benedici la tua eredità,
sii loro pastore e sostegno per sempre. (Salmo 27)

 

Commento

L’orante riconosce che senza la parola di Dio, la sua luce, l’unione con lui, non potrebbe vivere, sarebbe perduto.
Egli si rivolge a Dio con grande confidenza, alzando le mani secondo l’uso orientale, al cielo: “Verso il tuo tempio santo”.
Egli vive in mezzo agli empi e domanda forza per non lasciarsi attirare dal loro modi ingannevoli e quindi essere poi travolto da Dio con loro.
La parte d’invocazione di sventura sugli empi è omessa dalla recitazione cristiana.
Il salmista prosegue benedicendo e ringraziando il Signore di essere stato la sua forza e il suo “scudo”. Termina poi la sua preghiera con una richiesta di benedizione su tutto il popolo di Dio.

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