Suor Giuseppina di Gesù Crocifisso

Giuseppina Catanea nasce a Napoli il 18 febbraio 1894. Viene battezzata molto presto, quattro giorni dopo, con i nomi di Giuseppina, Anna Maria, Tommasina. In una famiglia cristiana dalla pietà sincera, Giuseppina viene educata fin da piccina a una fede spontanea e ad un amore vissuto concretamente in semplicità e ardore. Questa bimbetta ama Gesù. E una volta, forse per scherzo, una delle cuginette la mette alla prova mostrandole dell’acqua sporca e dicendole: « Se ami davvero Gesù, bevi quest’acqua». La bimba non se lo fa ripetere. Beve subito quell’acqua. Il suo piccolo cuore si intenerisce di fronte ai poveri, è fervido nella preghiera, è devoto nell’ascoltare le prediche. Ricorre alla Madonna con una confidenza che stupisce. Di fronte a qualche difficoltà la piccola bimba non si scoraggia: recita un’Ave Maria. Se è troppo piccola di statura per aprire le porte, un’Ave Maria. Se la mamma le dà un compito che la mette un po’ in apprensione, ancora un’altra Ave Maria. Intanto la Madonna è già entrata in casa di Giuseppina e ha preso per sè la sorella Antonietta, per renderla Sposa di Gesù nel suo Ordine, nel primo Ordine mariano della Chiesa: l’Ordine carmelitano. Antonietta entra fra le Carmelitane dell’Arco Mirelli. Vive intensamente la sua donazione a Dio. Ma non può restare a lungo, fra quelle sante mura, per motivi di salute. E inizia, allora, con Padre Romualdo carmelitano, il cammino della fondazione di un nuovo Carmelo sulla collina di Santa Maria ai monti. Siamo nel 1910.

Pinella – così viene chiamata Giuseppina – cresce piena di vita e di bontà. Frequenta le scuole. Si iscrive all’istituto commerciale. Studia con impegno e profitto. Ogni mattina, prima di entrare a scuola, fa una visita alla Madonna nella chiesa dei santi Severino e Sossio. Ogni giorno recita il Rosario. Per recuperare il tempo che dedica alla Madonna, studia qualche ora della notte. Un’ attrazione particolare prova verso la Madonna di Lourdes. Ne visita spesso una bella statua presso le Suore del Cenacolo. Ad ogni stagione, le porta i fiori più belli. Il suo cuore ama la Madonna con intensità. Giuseppina ogni tanto va a trovare la sorella, Suor M. Teresa del Bambino Gesù. Si intrattiene più volte per qualche giorno nel Carmelo. Subisce il fascino del Carmelo. Vorrebbe sinceramente «lasciare tutto e divenire figlia della Seralina del Carmelo». Ma non riesce a convincersi di lasciare la mamma per sempre. Diventa terziaria carmelitana.

Nel marzo del 1918, Giuseppina si sente spinta ad andare tra le Carmelitane a S. Giuseppe ai monti per fare una novena a S. Giuseppe. Passano i mesi, e questa volta Giuseppina è ancora là, fra le carmelitane. Nel Natale 1918 Giuseppina sta male, e si sente ancor più male nei giorni seguenti. Il medico la visita e diagnostica bronco-pleurite con polmonite doppia. Giuseppina può morire anche subito. E riceve con grande pietà il S. Viatico. Ma questa sarà una malattia per manifestare «le opere di Dio» (Gv 9, 3). Giuseppina non muore; ma non può alzarsi, non si riprende. Soffre nel suo letto con serenità edificante. Passano altri mesi. La mamma ogni tanto reclama la figlia a casa, ma si rende conto che non è neppure trasportabile. Non solo. C’è molto di più, ora: Giuseppina nel dolore scopre il valore della somiglianza con l’Uomo dei dolori (Is 53, 3), e nell’impeto dell’amore chiede a Gesù una partecipazione ancora più intensa alla Sua crocifissione. Gesù l’accontenta. E arrivano la tbc alla spina dorsale, le lesioni alle vertebre, la paresi completa del corpo, persino delle pupille degli occhi. Giuseppina diventa un gomitolo rattrappito di ossa e pelle. Per farla stare in qualche modo sul letto bisogna ricorrere a ventidue cuscini, che ella sente duri come pietre appuntite. La tomba sarà la dimora prossima di Giuseppina se non interviene la mano onnipotente di Dio a sanarla.

E il Signore si muove, servendosi di uno dei suoi Santi, S. Francesco Saverio. Giuseppina lo sogna, una notte, senza riconoscerlo. Il Santo la stringe con il braccio, e Giuseppina ode queste parole: «S. Francesco ti ha liberata dal male alla spina dorsale». Intanto viene portata a Napoli proprio la reliquia del braccio di S. Francesco Saverio e si riesce anche ad ottenere che venga portata al Monastero di Giuseppina. La reliquia del braccio nella cella di Giuseppina non è inoperosa, ma ascolta le preghiere ardenti di Giuseppina, delle consorelle, dei Padri Carmelitani, del santo Sacerdote Don Dolindo Ruotolo lì presente e di un folto gruppo di fedeli. Dopo pochi minuti Giuseppina, questo gomitolo rattrappito di ossa e pelle, comincia a muoversi e a parlare, si siede sul letto, si alza in piedi, si avvicina alla finestra, esce di cella, si avvia giù in Cappella, si inginocchia dinanzi all’altare. Tutti piangono sbalorditi. Nell’andare verso la Cappella, un padre carmelitano, temendo che Giuseppina prenda freddo, ha l’impulso di togliersi la bianca cappa e di appoggiarla sulle spalle di Giuseppina per ricoprirla. Giuseppina ora sembra una vera carmelitana. Ella avverte quasi sensibilmente di essere stata avvolta dalla Madonna, e comprende di dover essere tutta e per sempre della Regina del Carmelo.

Da quel giorno del miracolo, la vita di Giuseppina si trasforma totalmente. Ella diventa suora carmelitana. Ma il silenzio e il nascondimento, il raccoglimento e la vita di orazione non le impediscono l’incontro con tante anime bisognose che salgono al Carmelo. Gli incontri e i colloqui vengono richiesti da ogni sorta di persone. Si trova in lei una madre e una sorella. Da allora si succedono senza sosta fatti straordinari di conversioni, di scrutazioni dei cuori, di profezie, di estasi e rapimenti. Un episodio fra tanti: una giovane signora si reca da Suor Giuseppina. Sono tutte e due li, ai piedi della Madonna. La visitatrice è in condizioni morali terribili. Cova nel cuore l’odio e la vendetta verso l’uccisore del marito, colpito dal pugnale nemico. Per questo porta sempre con sé, nella borsetta, una rivoltella: vuole vendicare il marito. Ma adesso piange, ai piedi della Madonna, mentre Suor Giuseppina le accarezza la testa, le asciuga le lacrime, le parla con una tenerezza materna che penetra nell’anima, la illumina e la riscalda d’amore, fugando l’odio per far posto al perdono e alla pace. La giovane signora lascia la rivoltella, non solo, ma lascia anche se stessa, entra nel monastero, diventa carmelitana, vive e muore santamente, modello di carità nel lavoro e nel sacrificio.

Il 6 agosto 1933 Suor Maria Giuseppina fa la sua Professione Solenne. Sull’altare c’è la Sacra Spina; accanto all’altare c’è la Madonna. In questo giorno della Trasfigurazione di Gesù, anche Suor Giuseppina si trasfigura nel dono totale di sé come Sposa del Crocifisso. Si chiama, infatti, Suor Maria di Gesù Crocifisso, portando con sé la Madonna, S. Giuseppe e Gesù Crocifisso.

Tra i vari doni straordinari, Suor Maria Giuseppina ebbe anche quello del volo estatico. Così restavano stupite e sbalordite le monache del Carmelo di santa Maria ai Monti quando vedevano Suor M. Giuseppina fare i suoi voli estatici per i corridoi o nel giardino del Monastero. Nel suo volo, Suor M. Giuseppina percorreva tutto il lungo corridoio ed entrava nella sala del capitolo dove si trovava la statua della Madonna del Carmine; quando arrivava vicino alla statua, Suor M. Giuseppina si fermava qualche istante per baciare i piedi alla Madonna, e poi continuava il suo volo. La Madonna di Pompei arriva a Napoli per una «peregrinatio» di amore e di grazie. Ma la Madonna è venuta per assistere la sua figlia prediletta nel supremo «volo» verso il Regno dei cieli. Infatti dal giorno dell’arrivo della Madonna di Pompei (il 6 marzo) Suor M. Giuseppina ha la prima crisi terribile causata da un’embolia; e non muore solo per obbedienza al Cardinale salito di corsa al Carmelo a dirle di aspettarlo al ritorno.

È il sabato di Passione (13 marzo 1948). Tra sofferenze indicibili, la sua vita con la Madonna si conclude così. Nel pomeriggio arriva il Card. Ascalesi, che le dice: «Se Dio ti vuole vai, figlia, ti lascio libera: fai la volontà di Dio». Alle 19,10 del 14 marzo 1948 Suor M. Giuseppina vola al regno dei Beati, fra le braccia della Madonna.

I Santi e la Madonna, Ed. CasaMariana

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