San Benedetto e il Carmelo: legami spirituali…

San Benedetto comincia la sua avventura monastica ritirandosi eremita nella valle di Subiaco, scegliendo la vita eremitica. Ne è simbolo il Sacro Speco di Subiaco. Oggi a Subiaco, nonostante sia stato costruito un edificio lungo la parete rocciosa, scendendo le ripide scale si possono ancora visitare le grotte e gli anfratti della prima esperienza di san Benedetto. E il luogo isolato e lontano dalla città di Roma e dai villaggi vicini, testimonia il tipo di vita prescelto. Successivamente, con l’arrivo di altri discepoli e per varie motivazioni, san Benedetto struttura la sua esperienza monastica come vita cenobitica, vivendo insieme ad altri monaci, non più eremita: sorge così l’abbazia di Montecassino, simbolo del monachesimo cenobitico benedettino. Ma a ben guardare di tratta di un “innesto”: sulla prima radice e ceppo “eremitico”, un pollone “selvatico” e solitario, è stato innestata l’esperienza cenobitica-comunitaria, un ramo di frutti “coltivati”, che continua a prendere linfa dalla radice eremitica, e ne resta costantemente influenzata.

Anche il Carmelo nasce inizialmente come esperienza eremitica, con i primi eremiti del monte Carmelo all’inizio del XIII secolo. Le circostanze storiche li spingono ad abbandonare progressivamente la Terra Santa, e l’arrivo in Europa è segnato da un adattamento – voluto dalla Chiesa e dal Papa stesso – alla vita dei Mendicanti, come Francescani e Domenicani, quindi vita comunitaria cenobitica. Eppure anche in questo caso la radice eremitica permane attraverso la Regola originaria e attraverso una nostalgia mai repressa, ed è ancora la radice eremitica a trasmettere linfa ai rami cenobitici del Carmelo che si sviluppa in Europa e nel mondo. Anche se in modo diverso, per ragioni storiche e spirituali diverse, l’Ordine Benedettino e il Carmelo vivono la stessa struttura a “innesto” della vita cenobitica sulla vita eremitica.
Una vicinanza spirituale tra Carmelo e spiritualità benedettina è creato dalla figura di Edith Stein, che entrata in monastero carmelitano prese il nome di Teresa Benedetta della Croce, proprio per tutto quello che aveva ricevuto sia dalla carmelitana santa Teresa che da san Benedetto e i suoi monaci. Edith Stein fu molto attirata dalla grande tradizione liturgica di questo Ordine millenario, ma non si sentì mai chiamata a farsi Benedettina o Oblata, e anche scegliendo il Carmelo, non dimenticò mai tutto quello che aveva ricevuto dal carisma benedettino, anzi seppe far fruttare questa linfa “benedetta” sull’albero del carisma carmelitano. E scegliendo il nome di Teresa Benedetta espliciterà questo legame: “Mi chiede chi è il mio patrono? Il ven. padre Benedetto, naturalmente. È lui che mi ha adottata e mi da dato ospitalità nel suo ordine, benché io non sia mai stata oblata, dato che fin da allora c’era solo il monte Carmelo in cima ai miei pensieri”. E Edith era una semplice cristiana laica all’epoca in cui fu “adottata” e “ospitata” nella spiritualità benedettina, testimoniando di come un antico carisma l’aveva toccata nella sua stessa condizione laicale di cristiana. Ma lei era stata toccata da laica anche dal carisma carmelitano, che era il carisma “principale” che l’aveva afferrata e che si esprimerà anche nella forma di vita religiosa che la Stein vivrà, senza mai “dimenticare” quello benedettino. E la sua vicenda è addirittura l’esempio bello e particolare della comunione dei carismi benedettino e carmelitano.
Ulteriore conferma del legame con San Benedetto e il Carmelo, viene dal fatto che Edith Stein – santa Teresa Benedetta della Croce, è stata proclamata co-patrona d’Europa, raggiungendo così, insieme ad altri santi e sante, il primo che fu proclamato tale, san Benedetto appunto. Si tratta come di un surplus di grazia: la discepola che raggiunge e affianca il maestro a cui è profondamente legata. Se san Benedetto era l’inizio di una nuova speranza cristiana dopo il crollo dell’Impero Romano, santa Teresa Benedetta della Croce è un segno di speranza per l’Europa per risorgere dalle ceneri delle guerre e dei genocidi del XX secolo.
I legami spirituali a volte sono più profondi dei legami storici, sebbene siano più misteriosi e meno documentabili dal punto di vista della stretta storiografia. Ma sono legami reali, appunto perché più profondi.

 

P. Ermanno Barucco, ocd

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