Silenzio e Parola: paradigma su cui si declina la vita della carmelitana…. Si ammutoliscono, pian piano, le tante voci di fatue certezze mentre cresce la percezione di una Presenza. Entra la Parola e incede il passo nella sequela … Viviamo e sviluppiamo, cammin facendo, una risposta all’amore dentro il gioco, faticoso e stupendo della nostra libertà. Cosicché piccole gioie quotidiane, difficoltà ineludibili, fatica e meraviglia del vivere insieme… tutto è assorbito dal desiderio di consegnare ogni cosa al suo sguardo fisso, al suo canto fermo, a Lui Roccia salda. Tutto è raccolto e riversato nel suo grembo di pietà e tenerezza, tutto è donato al suo abbraccio di giustizia e misericordia… e tutto, tutto, proprio tutto confluisce nel gemito inesprimibile dello Spirito che in noi prega, invoca, loda, ringrazia, ama, intercede.
Allora accade che, mentre guardiamo le cose terrene nei loro risvolti di solitudine, vuoto, peccato e proviamo dolore, solleviamo perché, soffriamo… intuiamo altresì, in modo inspiegabile, di essere oggetto- da parte di Dio- di un Amore smisurato, di un progetto di Bellezza, di un sogno di Grazia che va molto oltre al nostro nulla; anzi, proprio questo nulla, ogni giorno sempre più smascherato alla falsa idea di noi stessi, diviene capacità entro cui, puntualmente, si riversano scintille di luce divina, gocce di Dio che lentamente trasformano .“Ti ho amato di amore eterno”(Ger 31, 3). Diceva Gabrielle Bossis, una mistica del secolo scorso: “A Dio basta che noi volgiamo lo sguardo verso di Lui e che sussurriamo il suo nome, perché Egli si precipiti verso di noi come un’aquila sui suoi piccoli in pericolo, e ci tiri su, in alto al riparo. Ci guarisce dall’infedeltà, ci ama profondamente; è per noi rugiada, frescura; ci esaudisce e veglia su di noi”.
Cresce la consapevolezza della sproporzione tra l’amore che Dio ha per noi e il nostro modo di ricambiarlo. Ogni affetto, ogni legame terreno, ogni dono, ogni nostra ricchezza come ogni povertà, tutto quanto abbiamo e siamo, vogliamo confluisca nel gorgo di questo amore più grande. Si decide di correre verso la meta come se non si fosse mai fatto nulla; si vuol guadagnare il premio a cui Dio chiama, che è Lui stesso, si desidera essere trasformate in Lui con la sempre più chiara coscienza del proprio niente e con la rinnovata e crescente fiducia nella sua misericordia. Ci si accorge di essere coinvolti in un itinerario di trasformazione che necessita dei tagli, delle potature, delle morti per una vita nuova, per una vita libera, per una vita piena … per una vita in Lui. Chi si unisce a Dio per amore, diventa una cosa sola con Lui (cf. 1 Cor 6, 17).
“Se guardo le cose dal lato terreno, vedo la solitudine ed anche il vuoto, perchè non posso dire che il mio cuore non abbia sofferto. Ma se il mio sguardo rimane sempre fisso su Cristo, mio astro luminoso, allora tutto il resto scompare ed io mi perdo in lui come una goccia d’acqua nell’oceano, in una calma e serenità sconfinata: la stupenda pace di Dio.” (Beata Elisabetta della Trinità)
Monastero Janua Coeli