Parole per chi entra

Come prepararsi all’incontro con il Buon Dio.

 

Per essere purificati

Iniziamo la nostra visita alla Basilica, leggendo e ascoltando le parole che la Basilica dice a chi vuole entrare per rendere gloria a Dio, venerare santa Teresa o per semplice curiosità.

I primi a parlare, quando ancora siamo sulla soglia e guardiamo le due porte della bussola d’ingresso, sono due angeli, uno a destra ed uno a sinistra. Con le parole del re Davide, tradotte in latino da san Girolamo, invitano l’entrante a pregare per essere purificato. “AMPLIUS LAVA ME DOMINE AB INIQUITATE MEA” (Lavami tutto dalla mia colpa, Signore) dice l’uno;  “A PECCATO MUNDA ME DOMINE” (dal mio peccato rendimi puro, Signore) risponde l’altro. Gli angeli ci mostrano quale deve essere la nostra preghiera e al tempo stesso pregano anch’essi con noi e per noi. Ci invitano a chiedere al Signore la salvezza dei peccati che ci rende puri, come lo furono in modo differente il Figlio di Dio, la Vergine Immacolata e Teresa. Ci ricordano di chiedere questa salvezza come lo fece re Davide, con cuore contrito e affranto. Ci dicono che si entra in Basilica per  incontrare il Redentore e lasciarsi salvare da lui. La scelta dei due angeli non è casuale: le parole del salmo 50 sono del Cielo e due angeli possono a giusto titolo portarle qui in terra; gli angeli sono dei grandi protagonisti della Storia sacra e della santa storia di Teresa in particolare, gli angeli sono infine molto presenti nella Basilica e questi due vogliono introdurci alla conoscenza di tutti quelli che popolano il Santuario.

 

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Dal basso all’alto, dal fondo alla prima fila

Se dirigiamo verso il basso lo sguardo, verso quei piedi che ci stanno facendo entrare in chiesa, noteremo immediatamente la seconda parola che la Basilica rivolge, la parola probabilmente più importante. “CHI SI UMILIA VERRÀ ESALTATO” (Mt 23,12; Lc 14,11; Lc 18,14), leggiamo. Una frase che occorre una volta nel vangelo di Matteo e due volte in quello di Luca ma che non compare mai negli scritti di Teresa, fatta eccezione per una sola, ma decisiva, allusione al brano di Luca nella “Preghiera per ottenere l’Umiltà” (Pr 20): “O mio Amato, come mi appari dolce ed umile di cuore sotto il velo della bianca Ostia! Non puoi abbassarti di più per insegnarmi l’umiltà. Così per rispondere al tuo amore, voglio desiderare che le mie sorelle mi mettano sempre all’ultimo posto e persuadermi davvero che questo sia il mio posto. Ti supplico, mio Divino Gesù di mandarmi una umiliazione ogni volta che cercherò di elevarmi sopra le altre” (Pr 20).

 

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In questo breve estratto della penultima preghiera di Teresa troviamo il significato di ciò che la Basilica dice “ai piedi di chi entra”: tre passi ancora e saremo nella casa di Dio, che custodisce l’umile e dolce Gesù Eucaristico, Colui che “non poteva abbassarsi di più” e non poteva, e non può, da noi, imitatori del Padre, essere di più esaltato. Siamo stati dunque subito avvertiti: tutto ciò che vedremo, ammireremo è, e deve servire, per l’esaltazione dell’umile e dolce Gesù. L’abbassamento del Figlio di Dio insegna a noi l’umiltà di metterci sempre all’ultimo posto, sotto gli altri, lasciando che sia Dio ad esaltarci, se lo vorrà, invitandoci a sedere al primo posto, elevandoci secondo il suo provvidenziale disegno, così come racconta Luca nel brano citato del capitolo 14 del suo Vangelo.

La parola evangelica “CHI SI UMILIA VERRÀ ESALTATO” ci riporta tuttavia anche ad un altro insegnamento di Gesù, che concerne proprio quella giustificazione di cui i due angeli hanno già parlato al fedele pellegrino. «Il pubblicano invece, fermatosi a distanza, non osava nemmeno alzare gli occhi al cielo, ma si batteva il petto dicendo: “O Dio, abbi pietà di me peccatore”. 1Io vi dico: questi, a differenza dell’altro, tornò a casa sua giustificato, perché chiunque si esalta sarà umiliato, chi invece si umilia sarà esaltato» (Lc 18, 1-14): la Basilica ci ricorda l’esempio del pubblicano che si fermò a distanza, che non osava nemmeno alzare gli occhi al cielo, che domandò pietà a Dio. Capiamo perché una parola tanto importante per ben frequentare il Santuario, sia stata scritta sul pavimento.

Infine, col passo del Vangelo di Matteo citato sopra, la Basilica ci ricorda che stiamo per incontrare il nostro unico Maestro, la nostra unica Guida, il Figlio del Padre nostro che è nei Cieli, il Padre, la Guida, il Maestro di s. Teresa. «Ma voi non fatevi chiamare “rabbì”, perché uno solo è il vostro Maestro e voi siete tutti fratelli. E non chiamate “padre” nessuno di voi sulla terra, perché uno solo è il Padre vostro, quello celeste. 1E non fatevi chiamare “guide”, perché uno solo è la vostra Guida, il Cristo. Chi tra voi è più grande, sarà vostro servo; chi invece si esalterà, sarà umiliato e chi si umilierà sarà esaltato» (Mt 23, 8-12).

 

p. Giacomo Gubert ocd

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