Omelia di apertura del Giubileo in Basilica

Domenica 20 dicembre 2015
IV Domenica di Avvento
Celebrazione di apertura della Porta Santa della Misericordia

La figura chiamata a guidarci in questa domenica di Avvento così speciale è Maria, la Vergine Madre del Signore.
Dopo aver ricevuto l’annuncio dell’Angelo, Maria si mette in viaggio per far visita alla cugina Elisabetta. Potremmo definire questo testo un ampliamento dell’Annunciazione: il “segno” prospettato dall’Angelo a Maria che dubitava, diventa realtà. È la conferma che Maria cercava e che farà scaturire in lei il canto del Magnificat: la cugina Elisabetta orami anziana e che tutti dicevano sterile, aspetta un figlio. La scena descrive l’incontro delle due madri e stabilisce un’unità tra le due “annunciazioni”, e ancora di più tra Gesù e Giovanni. Attraverso sua madre il precursore saluta e rende testimonianza a Gesù, il Messia e Signore atteso da Israele. Maria dopo la stupenda esperienza di Nazareth si mise in viaggio. Dal nord, dalla Galilea, scende fino a una città della Giudea a 150 chilometri da Nazareth. È un viaggio lungo per una ragazza del tempo. Tuttavia è un viaggio necessario, per trovare conferma all’annuncio dell’Angelo. Maria si fa pellegrina. È un viaggio pesante e disagevole. Un viaggio di fede animato dalla parola di Dio, che le era stata annunciata, e che condurrà alla gioia che proromperà nella lode.

Il saluto di Maria produce in Elisabetta un sussulto, tanto che grida di gioia, esultando con il figlio che porta in grembo. A voce alta, grida, come il popolo dell’Antico Testamento che con forti acclamazioni, accolse l’arrivo dell’arca della presenza di Dio (1 Cr 15,28; 2 Cr 5,13). Maria è ora la nuova arca che reca la presenza salvifica del Signore in mezzo al suo popolo. Elisabetta è la prima persona a comprendere veramente cosa è accaduto a Maria nell’Annunciazione e lo rivela a tutti. Tale comprensione è opera di Dio nella forza del suo Santo Spirito. È Lui il vero soggetto della situazione, perché è Lui che ha compiuto in Maria l’Incarnazione di suo Figlio. Elisabetta è solo la voce che esprime nella gioia questo straordinario mistero. Essa esprime la Misericordia che Dio ha avuto per Maria e per l’intera umanità.

Le parole di Elisabetta sono cariche di significato: «Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo!». Maria ha ricevuto la benedizione di Dio. E la benedizione è un dono che ha relazione con la vita. È il potere e la forza che rendono possibile e mantengono la vita. Benedizione e vita perciò, vanno assieme, perché la vita è di Dio, Lui solo è il Creatore e Signore della vita. Quindi solo Dio può benedire. Maria è la «Benedetta» in un modo tutto particolare. La potenza creatrice di Dio le ha permesso di trasmettere la vita umana a Gesù, il Figlio di Dio. Lei porta nel mondo Colui che è il Signore delle vita, che vince la morte e dona l’eternità, colui che è il segno primo della Misericordia di Dio. Alla luce di tutto ciò il grido di Elisabetta diventa allora una preghiera di lode a Dio per la sua opera, ma anche un’espressione di profondo stupore per Maria, scelta tra tutte le donne.

Elisabetta riconosce Maria come la madre del suo Signore e nello stesso tempo manifesta tutta la sua indegnità. Si scopre non essere sullo stesso piano di Maria. Tuttavia non mostra lontananza o risentimento. Anzi la differenza non allontana, ma avvicina. Le due madri condividono in una comunione cordiale il mistero racchiuso in loro. Elisabetta si accorge che il sussulto del figlio, che porta in grembo, non è un normale movimento del grembo di una donna incinta. L’uso del raro verbo ‘sussultare’ fa pensare più ad una danza che ad un movimento usuale. Non è solo l’incontro delle due donne, ma anche dei due figli.

A questo punto Elisabetta esprime non solo la benedizione di Dio ma anche la beatitudine, la santità di Maria: «E beata colei che ha creduto nell’adempimento di ciò che il Signore le ha detto». Ella non è solo la destinataria di un privilegio particolare di Dio, ma è anche la donna che ha saputo dire ‘si’ al suo progetto di misericordia, è la donna che ha ascoltato la Parola. E la Parola in lei si è fatta carne. È una creatura libera che ha liberamente scelto di aderire ad una chiamata. È perciò beata perché ha creduto.
Maria allora è la Donna che si è fidata della parola del Signore, e che a Lui si è affidata. Ha preso sul serio le parole dell’Angelo e ha creduto fino in fondo alla fedeltà di Dio. È la Donna che si è lasciata rivestire dell’Amore come sposa feconda, umile e totalmente abbandonata all’azione dolce e potente della Misericordia Dio.
Anche noi oggi ci siamo messi in viaggio, ci siamo fatti pellegrini per venire qui a vedere il segno promesso: una porta santa. Non abbiamo visto molto, è la solita porta della chiesa. Ma i segni non si vedono che con il cuore. La porta è Cristo stesso, che spalanca la sua vita a tutti, che ci indica la misericordia di Dio Padre. Ci indica che l’amore è l’unica verità che ci rende liberi, veri, felici. L’amore come quello che supera ogni ostacolo, com’è la misericordia. Un amore che va oltre la giustizia. Un amore che tutto crede, tutto spera, tutto sopporta. Dio è amore, Lui è la Misericordia. Passare da quella porta è dire a Dio: io voglio la tua Misericordia, voglio il tuo perdono, io voglio Te!

L’anno che inauguriamo ci chiama come Maria a metterci in viaggio, a farci pellegrini per accogliere il dono di Dio che è per noi. Lui ci vuole fare nuovi, tutti. Nessuno è escluso dall’amore di Dio. In questo anno preghiamo che molti si mettano in viaggio per raggiungere una chiesa giubilare come questa, per poter fare esperienza del cammino che va incontro a Cristo, come è la nostra vita. Un cammino animato dalla fede, aiutato dalla preghiera, confortato dai sacramenti della Chiesa, che dice tutta l’apertura del cuore a lasciarsi trasformare dall’amore del Padre. Preghiamo che molti, lasciandosi riconciliare con Dio, possano trovare la pace del cuore.

L’amore ricevuto ci chiama ad aprire il cuore, a diventare a nostra volta strumenti di Misericordia. Ogni credente allora è chiamato a diventare misericordioso con i fratelli, accogliente con i lontani, vicino ai poveri, amico dei disperati, visitatore dei malati e dei carcerati, operatore di giustizia e di pace. In una parola è chiamato ad amare condividendo quello che è, e che ha, con chi è nel bisogno.
Lo Spirito Santo, dono permanente di Gesù alla sua Chiesa, ci conduce in questa avventura dell’anno santo della Misericordia per mostrare al mondo che solo un’umanità capace di amore può salvarsi dalla distruzione di se stessa. Lo Spirito Santo, se sapremo invocarlo con fede, ci darà la forza di vivere tutto questo.
Noi siamo nulla, ci sentiamo piccoli come Elisabetta e come si è sentita Maria di fronte alla chiamata dell’Angelo. Ma il loro si, la loro povera disponibilità, ha cambiato la storia dell’umanità. Nella forza dello Spirito Santo anche il nostro “si”, cambierà la storia, perché ciascuno di noi è parte dello splendido mosaico del Regno di Dio. E ogni “si”, illumina quel mosaico d’amore che si illumina nel sole del mattino, il sole che sorge che è Cristo Signore. Le nubi, per quanto scure, non fermano la luce del sole.

Le parole del vangelo dette da Elisabetta e dall’Angelo sono quelle che usiamo anche noi spesso nella preghiera più comune e più semplice: l’Ave Maria. In questa potente preghiera, riconosciamo il compito sublime della Madre, la scelta benedetta di Dio e il dono straordinario di Gesù all’umanità. Nello stesso tempo, come Elisabetta, ci sentiamo poveri quando ci riconosciamo peccatori adesso, e nell’ora della nostra morte. Eppure ogni volta che recitiamo questa preghiera, annunciamo la nostra fede nell’Incarnazione del Figlio di Dio, e apriamo il cuore per chiedere l’aiuto necessario perché questa fede non si affievolisca. Ma soprattutto, ogni volta come Elisabetta rendiamo lode a Dio, che non ci ha abbandonati, ma si è preso cura di noi, ha mandato suo Figlio, perché i potenti siano rovesciati dai troni, gli umili siano innalzati, gli affamati siano saziati e la sua misericordia fosse riversata sul suo popolo.

Un dono così grande non può che aprire il cuore allo stupore e quindi alla gioia. Maria è veramente la Madre di Misericordia, la via maestra che ci conduce alla fede nel Figlio che viene a noi.
Lei, la Vergine Santa, ci può condurre ad un incontro unico con il Signore che sta per venire nel Natale. Lei, la Madre di Misericordia, ci accompagni in questo anno e accompagni tutti coloro che qui, in questa chiesa giubilare, verranno per incontrare la misericordia di Dio, ricevere il suo perdono e sentire di essere amati di un amore speciale.

O Regina madre di misericordia,
vita, dolcezza e speranza nostra
accogli noi peccatori e portaci a tuo Figlio
perché nessuno, nessuno dei figli di Dio vada perduto.
Amen.

don Alessandro Bonetti

Posted in .