La lezione di Miriam

Una suora eremita che non pronuncia una parola da 16 anni, vive nel convento carmelitano dell’Amore Misericordioso di Stettino (Polonia). Come capire la sua scelta in un mondo tanto pieno di parole?

Suor Miriam è entrata nel convento carmelitano di Częstochowa. È arrivata a Stettino 35 anni fa, nel 1983, quando le è stata affidata la missione di fondare una nuova comunità. Dopo un po’ di tempo ha capito che Dio la invitava a fare cose più grandi. Non sarebbe stata una suora “ordinaria”, e ha deciso di diventare eremita. Ha seguito la sua chiamata, per quanto l’idea potesse sembrare folle. Visto che la Congregazione vaticana per gli Istituti di Vita Consacrata ha espresso l’opinione che fosse impossibile vivere da eremita nella spiritualità carmelitana, Miriam è stata sollevata dai suoi voti nell’Ordine carmelitano, e il 28 febbraio 1988 ha preso i voti da eremita davanti al vescovo Kazimierz Majdański. Nel 2001 ha fatto voto di silenzio perpetuo.

La suora, che negli ultimi trent’anni ha vissuto nell’eremo del Sacro Cuore di Gesù, è davvero sorprendente. Iga, che visitava spesso il convento di Stettino, ha osservato: “Il suo volto è come il sole! L’ho incontrata il giorno della festa del santo patrono, quando poteva essere avvicinata per gli auguri. Se si potesse leggere lo stato del cuore di qualcuno dall’aspetto del suo volto, direi che è davvero in pace. È stato un incontro breve ma memorabile. Rispondevo alle domande che lei… non poneva. Avevo l’impressione che fosse un dialogo in cui mi chiedeva come mi chiamassi e cosa facessi nella vita, e rispondevo a quelle domande tacite. Miriam ha uno sguardo profondo, gentile, appassionato e dinamico”.

All’inizio degli anni Novanta, a suor Miriam è stata affidata un’altra missione, simile a quella che l’aveva portata a Stettino. Per tre anni, su richiesta del vescovo locale, ha supportato una congregazione appena fondata delle Suore Discepole della Croce. È diventata la responsabile del consiglio della Congregazione e ha dato un’impronta indelebile alla sua spiritualità. È stata la sua ultima “missione esterna”. Qualche anno fa, nel 2013, Miriam ha indossato l’abito da eremita, una sorta di scapolare, simbolo di adozione volontaria dell’umiliazione e della sofferenza per la gloria di Gesù e la salvezza del prossimo. Questo ha segnato il terzo e più alto livello della professione monastica, che ha avuto origine nella tradizione ortodossa, a significare l’ingresso in uno stato vicino a quello degli angeli e adottato in occasioni molto rare.

Com’è oggi la vita di un’eremita? La suora prevalentemente prega, digiuna, prende parte alla Santa Messa nella cappella del convento e dipinge icone, che si possono trovare nella cappella del convento carmelitano e in vari altri luoghi. Sono vere e proprie opere d’arte, un esempio di bellezza nata da un profondo silenzio. In una lettera intitolata “Perché resto in silenzio”, pubblicata su Więź monthly (11/2006), suor Miriam ha osservato di essere certa che esista uno stretto legame tra il silenzio e la parola.

“Il voto del silenzio non è contro la natura umana? Me lo sono chiesta anch’io. Il silenzio è sicuramente molto difficile per la nostra natura, e anche per me, ma la vita sociale umana è possibile grazie a certe dialettiche di silenzio e parola, contemplazione e impegno, liberazione dai desideri terreni e amore per il mondo, ecc. Il ruolo del silenzio nella comunicazione interpersonale, nelle relazioni, sembra quindi fondamentale e realmente necessario per ottenere armonia. È la comunicazione che ha luogo nello spirito umano, in cui si originano consapevolezza, gentilezza, attenzione all’altro, calore e rispetto. C’è una stretta correlazione tra il silenzio e la parola, visto che tutto nasce dal silenzio”. La vita di Miriam, anche se può sembrare estremamente difficile, è anche uno splendido messaggio sull’esistenza del Mistero, che non può essere scandagliato come non lo può essere la vita di Miriam l’eremita, anche se possiamo provare a coglierne almeno un barlume.

Aleteia

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