Una reliquia della Passione

 

 

 

 

 

 

 

 

«Se dovessi scegliermi una reliquia della passione, raccoglierei tra i flagelli e le lance quel tondo catino di acqua sporca. Girare il mondo con quel recipiente sotto il braccio, guardare solo i talloni della gente; e a ogni piede cingermi l’asciugatoio, curvarmi giù, non alzare mai gli occhi oltre i polpacci, così da non distinguere gli amici dai nemici. Lavare i piedi all’ateo, al cocainomane, al mercante d’armi, all’assassino del ragazzo del canneto, allo sfruttatore della prostituta nel vicolo, al suicida, in silenzio: finché non abbiano capito. A me non è dato poi di alzarmi per trasformare me stesso in pane e in in vino, per sudare sangue, per sfidare le spine e i chiodi. La mia passione, La mia imitazione di Gesù morituro può fermarsi a questo».

 

Luigi Santucci, Volete andarvene anche voi? Una vita di Cristo, Mondadori, Verona 1970, 207.

«Se dovessi scegliere una reliquia della tua Passione, prenderei proprio quel catino colmo d’acqua sporca. Girare il mondo con quel recipiente e ad ogni piede cingermi dell’asciugatoio e curvarmi giù in basso, non alzando mai la testa oltre il polpaccio per non distinguere i nemici dagli amici, e lavare i piedi del vagabondo, dell’ateo, del drogato, del carcerato, dell’omicida, di chi non mi saluta più, di quel compagno per cui non prego mai, in silenzio finche tutti abbiano capito nel mio il tuo amore».

 

 

 

 

Attribuito erroneamente a Madeleine Delbrêl

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