La Santa Messa

Quante volte nella vita ci siamo trovati a convincerci a non andare a Messa con qualche scusa: perché andarci se non capisco? Dove sta scritto che è obbligatorio? Sono stanco…

Queste affermazioni ci allontanano da una celebrazione senza pari nella nostra vita. Una partecipazione per essere il corpo della Chiesa e ricevere il grande dono della vita eterna che Dio ci ha dato attraverso la Passione di suo figlio. A Messa andiamo a incontrarci con Lui per continuare a partecipare a questo suo sacrificio e ringraziare per il dono infinito che Dio ci ha dato.

Citando le parole di papa Francesco, andare a Messa “ci fa già intuire cosa stiamo per vivere”. Andare a Messa è un anticipo della gloria che vivremo con Lui nella vita eterna.

“Cari amici, non ringrazieremo mai abbastanza il Signore per il dono che ci ha fatto con l’Eucaristia! E’ un dono tanto grande e per questo è tanto importante andare a Messa la domenica. Andare a Messa non solo per pregare, ma per ricevere la Comunione, questo pane che è il corpo di Gesù Cristo che ci salva, ci perdona, ci unisce al Padre. È bello fare questo! E tutte le domeniche andiamo a Messa, perché è il giorno proprio della risurrezione del Signore. Per questo la domenica è tanto importante per noi” (Papa Francesco, catechesi del 5 febbraio 2015).

Per capire le scuse che accampiamo e comprendere un po’ meglio il senso di andare a Messa e il grande significato che ha, abbiamo preparato questa simpatica galleria che speriamo ci aiuterà a capire e a partecipare meglio alla Santa Messa.

1) La Chiesa è piena di ipocriti che si battono il petto ma fuori sono terribili

E’ vero. Siamo peccatori, ma fate attenzione quando giudicate il prossimo, per non perdere di vista la trave che avete nell’occhio. Giudicare non aiuta nessuno, né cambia la situazione. Chi è senza peccato scagli la prima pietra. Non tiratela, è un consiglio, perché pecchereste di superbia. A Messa andiamo a cercare la misericordia di Dio. Per questo è normale trovarci tanti ipocriti, bugiardi, avari, lussuriosi, ecc. Se non siete uno di noi, non vi scomodate a passare. Papa Francesco, in un’udienza, è stato molto deciso al riguardo: “Se ognuno di noi non si sente bisognoso della Misericordia di Dio, non si sente peccatore, è meglio che non vada a Messa. Noi andiamo a Messa perché siamo peccatori e vogliamo ricevere il perdono di Gesù”. A questo aggiungerei che la partecipazione alla redenzione di Cristo non ha benefici individuali. Non andiamo solo a chiedere il perdono per noi. Lo facciamo a beneficio di tutto il Corpo. Pensate a questo quando vedete persone che ritenete incoerenti con la loro fede! Quanto saranno diverse le vostre Messe! Potrete dire con gioia: “Che bello che vengano tanti ipocriti (io compreso), perché ci saranno più cose da offrire, e perché Cristo ci cerca come pecore perdute!” Nessuno si salva da solo. Siamo tutti sulla stessa barca…

2) Posso stare con Dio ovunque, non ho bisogno di un luogo fisico per sentirlo vicino

Se un amico mi dicesse che non ha bisogno di incontrarmi fisicamente né di venire a casa mia o di compiere gesti concreti, sensibili, espliciti per manifestare il suo affetto per me perché gli basta conservarmi nella sua memoria (nel suo cuore), inizierei a dubitare della sua amicizia. Qualcuno potrebbe replicare dicendo: “Ma quando un amico muore rimaniamo legati in questo modo”. Sicuramente, ma non del tutto. Non si va forse a Messa nell’anniversario della sua morte? Non gli si portano dei fiori al cimitero? Perché lo facciamo? Perché in fondo è il movimento naturale del nostro amore che dall’interno trabocca e si manifesta esternamente. Sant’Alfonso Maria de’ Liguori diceva che “se qualcuno avesse sofferto per un amico ingiurie e ferite e venisse a sapere che l’amico, sentendo parlare dell’accaduto, non vuole ricordarlo dicendo ‘Parliamo d’altro!’, che pena proverebbe per l’atteggiamento dell’ingrato! Al contrario, che consolazione sperimenterebbe accertandosi che l’amico professa di testimoniargli eterna gratitudine e che lo ricorda sempre, parlandone con tenerezza!”. La Messa è il memoriale che frequentiamo noi amici di Gesù, perché non possiamo (né vogliamo) dimenticare ciò che ha fatto per noi. Come se non bastasse, inoltre, non ricordiamo il sacrificio del nostro Amico solo come una cosa del passato, ma come un qualcosa che si rende presente, permettendoci di parteciparvi perché “il sacrificio eucaristico è il rinnovamento del sacrificio della croce. Come sulla croce tutti eravamo inseriti in Cristo, così nel sacrificio eucaristico siamo tutti immolati in Cristo e con Cristo” (Sant’Alberto Hurtado).

3) La Messa è così noiosa

Ho sentito dire una volta la stessa cosa a un amico statunitense sul calcio. Mi è sembrato inverosimile. Allora gli ho insegnato le regole del gioco, poi l’ho invitato a giocare, ad andare alle partite, a conoscere più da vicino i giocatori, a riconoscere le tattiche. Non è stato facile. Il processo di inserimento a volte richiede tempo, ma alla fine il tempo ha fatto il suo lavoro. Oggi il mio amico è un fanatico impenitente. Fatte salve tutte le distanze dell’analogia, tornando al caso della Messa, l’oggetto della noia, perché sia oggettivamente la fonte dell’esperienza di annoiarsi, deve essere a mio avviso qualcosa senza senso (senza una logica), che non è capace di suscitare stupore, poco intelligente… La Messa ovviamente non si inserisce in questo profilo. La maggior parte delle volte siamo noi che essendo poco intelligenti, incapaci di meravigliarci, insensibili al mondo spirituale e al silenzio interiore ecc. diventiamo incapaci di godere delle grandezze della Messa. Bisogna allenarsi: conoscere meglio le regole, i segni, la teologia, e iniziare a trovarci o a ritrovarci il gusto. Costa. È vero, ma ne vale la pena. Ogni piccolo passo conta. Il tempo farà il suo lavoro.

4) La domenica è il mio unico giorno libero

In questo caso chiederei parafrasando Pilato “Cos’è la libertà?” L’autentica liberazione nasce dall’amore, dal saperci amati e dal poter amare gli altri. “Solo chi è amato può amare. Solo chi è libero può liberare. Solo chi è puro può purificare, e solo chi ha pace la può seminare”, diceva a ragione padre Ignacio Larrañaga. La seguente domanda logica sarebbe: “Chi mi può dare quell’amore, quella libertà, quella purezza, quella pace di cui ho bisogno?” La risposta: Dio. Andare a Messa è in realtà l’attività liberatrice per eccellenza. È l’ora decisiva del nostro “giorno libero”, perché è il culmine e la fonte della nostra riconciliazione e della nostra libertà. Sì, perché “comunicarsi è vivere in Gesù e vivere di Gesù, come il tralcio sulla vite e dalla vite. Gesù unico principio e causa di tutta la vita: della grazia, della luce, della forza, della fecondità, della felicità, dell’amore” (Sant’Alberto Hurtado)

5) Ci andrò quando ne sentirò il bisogno, obbligato mai

Chi può dire di avere fame solo di tanto in tanto, e che quindi mangerà solo quando ne avrà bisogno, quando lo riterrà conveniente? Nessuno. Il corpo ci obbliga con una forza violenta ad alimentarlo. È questione di vita o di morte. È inevitabile. Lo stesso dovrebbe succedere a chi scopre quella fame spirituale che grida dal profondo con violenza. È impossibile non sentirsi bisognosi. È impossibile non voler nutrire lo spirito. È questione di vita o di morte. “La persona umana ha una necessità che è ancora più profonda, una fame che è ancora maggiore di quella che il pane può soddisfare; è la fame del cuore umano per l’immensità di Dio. È una fame che può essere soddisfatta soltanto da Colui che disse: ‘Se non mangiate la carne del Figlio dell’uomo e non bevete il suo sangue, non avrete in voi la vita. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna, e io lo risusciterò nell’ultimo giorno. Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue è vera bevanda’ (Gv 6,53-55)” – San Giovanni Paolo II.

6) Non mi piace andare a Messa

Utilizzare il criterio del piacere-non piacere per giudicare cosa fare o cosa non fare nella vita è una cosa piuttosto infantile. È il classico modus operandi dei bambini. Le mamme lo sanno meglio di chiunque altro. Per questo, è poco consigliabile procedere nella vita lasciandosi trascinare da questo impulso. Possiamo immaginare tutte le attività di importanza fondamentale che rifiuteremmo con questo pretesto se fosse valido: “Non mi piace questa medicina che mi ha prescritto il medico”, “Non mi piace fare la dieta”, “Non mi piace fare sport”, “Non mi piace studiare, andare a scuola o all’università”, “Non mi piace andare al lavoro (preferirei dormire fino a tardi)”, ecc. Se ci reggessimo sulla base di questa legge capricciosa finiremmo per ammalarci, per essere licenziati, per non andare a scuola o all’università, e non svilupperemmo molti dei nostri talenti. Bisogna maturare per scoprire che i sacrifici e le rinunce sono una parte fondamentale della vita e sono esperienze di grande valore perché ci permettono di crescere e di dispiegare in pienezza la nostra esistenza. Con un po’ di sforzo e perseveranza, molte delle attività che all’inizio ci costano (e che quindi non ci piacciono) con il tempo iniziano ad acquisire il sapore della familiarità, della sana routine della buona abitudine, del sacrificio che libera, del rito capace di dare un senso profondo alla vita; e così, a poco a poco, ci vengono svelati la bellezza e il grande valore che ci si nascondevano a prima vista. Nel caso dell’Eucaristia, è straordinario poter scoprire la presenza reale di Dio e la possibilità di condividere con Lui un’ora di questa vicinanza.

7) I miei figli faranno molto rumore, preferisco non dare fastidio

Questa è un’idea talmente antievangelica che sicuramente è venuta al diavolo. Anche gli apostoli sono caduti nella trappola della falsa preoccupazione esterna e protocollare: “Gli presentavano dei bambini perché li accarezzasse, ma i discepoli li sgridavano. Gesù, al vedere questo, s’indignò e disse loro: ‘Lasciate che i bambini vengano a me e non glielo impedite, perché a chi è come loro appartiene il regno di Dio. In verità vi dico: Chi non accoglie il regno di Dio come un bambino, non entrerà in esso’. E prendendoli fra le braccia e ponendo le mani sopra di loro li benediceva” (Mc 10 13-16). Non lo dico io. È la Parola di Dio stesso.

8) Non capisco cosa dice il prete

Fai uno sforzo, abbi pazienza. Avvicinati dopo la Messa a chiedere. Medita sul Vangelo e ricorda: il centro della Messa non è il sacerdote, né l’omelia, ma il sacrificio riconciliatore di Cristo e la sua presenza reale. Prega anche perché lo Spirito Santo illumini i sacerdoti (li ispiri).

9) In che parte della Bibbia sta scritto che andare a Messa è un dovere?

In primo luogo non siamo la religione “del libro” come veniamo chiamati in genere. La fonte della Rivelazione è duplice: la Sacra Scrittura e la Tradizione. Sminuire la seconda è un grave errore. Sono molte le testimonianze dei primi Padri e di altri documenti che mostrano chiaramente come le prime comunità cristiane si riunissero ad ascoltare la Parola e a celebrare l’Eucaristia. Ovviamente queste pratiche non derivano dalla creatività apostolica. Al contrario, sono l’espressione coerente di un’ampia gamma di passi biblici in cui il messaggio di Dio è esplicito. Eccone solo alcuni: “Ricordati del giorno di sabato per santificarlo” (Es 20, 8); “Preso un pane, rese grazie, lo spezzò e lo diede loro dicendo: “Questo è il mio corpo che è dato per voi; fate questo in me” (Lc 22,19); “Il calice della benedizione che noi benediciamo, non è forse comunione con il sangue di Cristo? E il pane che noi spezziamo, non è forse comunione con il corpo di Cristo?”(1 Cor 10,16); “’Come può costui darci la sua carne da mangiare?’ Gesù disse: ‘In verità, in verità vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell’uomo e non bevete il suo sangue, non avrete in voi la vita. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell’ultimo giorno. Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda’… Da allora molti dei suoi discepoli si tirarono indietro e non andavano più con lui. Disse allora Gesù ai Dodici: ‘Forse anche voi volete andarvene?’. Gli rispose Simon Pietro: ‘Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna’” (Gv 6, 51-55, 66-68).

10) Perché andare se non posso fare la Comunione?

In una delle sue catechesi, papa Francesco ci ha ricordato che “sulla mensa c’è una croce, ad indicare che su quell’altare si offre il sacrificio di Cristo: è Lui il cibo spirituale che lì si riceve, sotto i segni del pane e del vino. Accanto alla mensa c’è l’ambone, cioè il luogo da cui si proclama la Parola di Dio: e questo indica che lì ci si raduna per ascoltare il Signore che parla mediante le Sacre Scritture, e dunque il cibo che si riceve è anche la sua Parola”.

Ergo, a Messa andiamo anche a nutrirci della Parola di Dio. E a Messa andiamo non solo a ricevere, ma anche a ringraziare Dio. “Eucaristia” significa questo in greco. È il ringraziamento supremo che diamo al Padre per tutto ciò che ci dà, soprattutto perché ci ha amati tanto da darci suo Figlio per amore. Il desiderio, infine, dilata il cuore. Andiamo a Messa con il desiderio di poter ricevere di nuovo il Signore. Per ora forse non è possibile. Pazienza. Ci si può comunicare spiritualmente e, come dicevamo, nutrirci della Parola che si incarna dentro di noi (che non è cosa da poco!). Quello che è certo è che più dilatiamo il nostro cuore davanti al Signore, più pienamente si realizzerà l’incontro a cui aneliamo. “Può risultare strano che ci esorti a pregare chi conosce le nostre necessità prima che gliele esponiamo, se non comprendiamo che il nostro Dio e Signore non pretende che gli riveliamo i nostri desideri, perché Egli sicuramente non può non conoscerli, ma vuole che, attraverso la preghiera, aumenti la nostra capacità di desiderare, perché così diventiamo più capaci di ricevere i doni che prepara per noi. I suoi doni, infatti, sono molto grandi, e la nostra capacità di ricevere è piccola e insignificante. Per questo ci viene detto: Dilatate il vostro cuore” (Lettera 130, a Proba).

11) A Messa vanno solo le persone anziane

Non è vero. Dipende dal luogo, anche se è vero che in molte zone dell’Europa è così. Gli anziani ci danno una lezione di vita in questo senso: per la saggezza acquisita nel corso degli anni e per l’approssimarsi di sorella morte, riescono a intravedere con maggior chiarezza l’essenziale della vita che è invisibile agli occhi e rischiano, come farebbero pochi giovani, per compiere quel salto di fede e vivere controcorrente e con coerenza la propria fede. Molti ricominciano ad andare a Messa e a pregare abitualmente perché sanno che lì trovano il “farmaco d’immortalità, antidoto per non morire, ma per vivere in Gesù Cristo per sempre” (Sant’Ignazio di Antiochia). Che importano quello che diranno gli altri e le false apparenze di questo mondo che passa? Dovremmo imparare dalla loro testimonianza e dalla loro esperienza (come ci consiglia papa Francesco). Come evitare di arrivare a quelle situazioni in cui i giovani smettono di praticare la fede? Se sei uno di quei vecchi saggi, continua a offrire la tua testimonianza con coraggio e cerca di portare a Messa i tuoi nipoti finché ci si fanno portare. Se sei uno di quei giovani immortali che credono che la vita non finisca e la morte non arrivi, e che hanno riposto la propria fede in se stessi, medita di più su questi misteri e chiediti: dove andiamo? Cosa facciamo qui? Cosa c’è dopo questa vita? Perché tante persone anziane vanno a Messa? Cosa vedono che io non vedo? Forse così potrai acquisire quella saggezza profonda che manca ai giorni nostri e tornerai a Messa.

12) Se porto mio figlio, piangerà per tutta la Messa e dovrò uscire

Esci ed entra, ed esci di nuovo. Porta pazienza. Qual è il problema? Il problema, come ha detto papa Francesco, è che ci stanchiamo di chiedere perdono. Coraggio. Non stancarti, chiedi perdono alla persona che ti sta a fianco e anche al sacerdote. Sanno quanto è difficile trovare qualcuno che si prenda cura del bambino, e sanno che non puoi smettere di andare a ricevere il perdono di Dio. E come puoi essere sicura/o del fatto che ti perdoneranno? Perché la fonte della nostra misericordia è Lui (nella Messa celebriamo questo). “Il Signore mai si stanca di perdonare: mai! Siamo noi che ci stanchiamo di chiedergli perdono. E chiediamo la grazia di non stancarci di chiedere perdono, perché Lui mai si stanca di perdonare”. Egli è il Padre amorevole che perdona sempre e il cui cuore è pieno di misericordia per tutti noi. Dobbiamo imparare ad essere più misericordiosi con tutti.

13) Vado sempre a Messa, ma non vedo alcun cambiamento in me

La Comunione è il grande atto di fede. Non riusciamo a misurare, a quantificare con criteri di perfezionismo pragmatici tutto ciò che riceviamo. C’è lì un mistero che va molto al di là di noi, molto al di là della nostra comprensione, accade sempre un cambiamento reale: il Corpo di Cristo cresce, aumenta, si eleva, perché il Signore si rende presente nel nostro cuore. Per questo bisogna credere a Gesù quando riceviamo i sacramenti, perché “chi li riceve più frequentemente si vede che riceve più frequentemente il Salvatore, perché il Salvatore stesso lo dice: Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui” (Timoteo di Alessandria). Se gli crediamo, necessariamente la nostra vita cambierà. È la logica del peso e dell’inerzia: se il centro è Cristo, l’orbita della nostra vita cambia e questo si nota. Qualche ostinato ripeterà comunque: “’Quanti anni comunicandosi quotidianamente! Un altro sarebbe santo – mi hai detto -, e io resto sempre uguale!’ ‘Figlio – ti ho risposto –, continua con la Comunione quotidiana, e pensa: cosa sarei se non mi fossi comunicato?’” (San Josemaría Escrivá).

14) Non capisco la dinamica di inginocchiarsi e stare fermi per tutto il tempo

Siamo esseri spirituali e materiali, non possiamo vivere senza mediazioni, senza contatto, senza simboli. La parola simbolo deriva dal greco syn (con, insieme) e ballein (verbo che significa gettare, mettere), e il risultato è eloquente: si tratta di mettere insieme due cose che separate non hanno un significato completo perché ne acquisiscano la pienezza. Ad esempio, nell’antichità si rompeva un disco a metà e ogni popolo ne conservava una. Le metà in sé non possedevano un significato pieno, ma una volta assemblate diventavano il simbolo che rappresentavano e ricordavano una realtà che va molto al di là del simbolo stesso – in questo caso l’alleanza di pace. Ogni volta che compiamo gesti come inginocchiarci, farci il segno della croce o metterci in piedi, stiamo realizzando una serie di segni liturgici chiamati a esprimere simbolicamente una serie di realtà. Nel caso della Messa, l’aspetto più straordinario è che molti dei simboli diventano non solo portatori di un messaggio o rappresentazione di un concetto, ma realizzano effettivamente quello che significano. Ad esempio, quando il sacerdote alza l’ostia e pronuncia le parole della consacrazione sta “mettendo insieme” la realtà materiale di un pezzo di pane e una serie di preghiere formali; le due cose separate possono non dirci molto, ma insieme diventano il Corpo di Cristo. Noi ci inginocchiamo. Questo gesto che in altre occasioni potrebbe non significare nulla (mi inginocchio per cercare un oggetto caduto), in quel momento, compiendolo davanti all’ostia, che è il Corpo di Cristo, diventa un segno, un simbolo di vera adorazione.

15) Nella mia parrocchia non c’è una Messa sobria con raccoglimento

In primo luogo parla con il tuo parroco e cerca di capire qual è il problema di fondo. Forse avrai una sorpresa. Tieni presente che Dio ha suscitato ogni tipo di spiritualità. La Chiesa sovrabbonda di carismi con diverse impostazioni e diversi “colori”. Non è che alcuni siano migliori di altri, siamo semplicemente diversi. Dio lo sa e per questo ci regala tanti doni. Per questo, come a te non aiutano le Messe nella tua lingua e i canti con la chitarra, c’è chi paradossalmente non si raccoglie con il rito tridentino e il canto gregoriano. Non giudicare, rispetta e valorizza la pluralità che è il segno della grandezza di Dio, unico capace di sostenere l’unità di poli diversi. In ogni caso, puoi sempre cercare un’altra chiesa vicina che risponda meglio alla tua sensibilità spirituale. Ricorda: correggi solo nel caso in cui non si rispettino le norme liturgiche.

16) Non sopporto il contatto fisico con gli sconosciuti

La Messa è la celebrazione culmine di una comunità che entra in comunione totale formando un solo Corpo. Qui tutto si amalgama – corpo, anima e spirito. Tutto si unifica in Cristo, Capo del Corpo. Per questo, se vuoi evitare il contatto e ritieni il prossimo uno sconosciuto (e non un fratello), sappi che sei nel luogo sbagliato. Qui tutto è contatto e fratellanza. Come diceva padre Hurtado, “con il sacrificio di Cristo nasce una nuova razza, razza che sarà Cristo sulla terra fino alla fine del mondo. Gli uomini che ricevono Cristo si trasformano in Lui”. “Non sono più io che vivo, è Cristo che vive in me”, diceva San Paolo, e vive nel mio fratello che si comunica accanto a me e in tutti noi che partecipiamo di Lui. Tutti formiamo un solo Cristo, viviamo la sua vita, realizziamo la sua missione. Siamo una nuova umanità, l’umanità in Cristo. Strettamente uniti, più che per il sangue della famiglia per il sangue di Cristo, e in Cristo, per Cristo, e per Cristo viviamo in questo mondo.

17) Non riesco a concentrarmi, mi viene da ridere

Se sono risate di allegria e gratitudine per i doni ricevuti (Eucaristia significa azione di grazie) mi sembra legittimo. Ci sono persone spontaneamente allegre. Cerca di non infastidire gli altri, ovvero ridi in modo contenuto. Non devi neanche ridere durante la Consacrazione, perché lì diventa nuovamente attuale la passione di Nostro Signore (per la quale c’è poco da ridere). Se al contrario le tue risate sono espressione di superficialità burlesca e infantile, fai uno sforzo e cerca di maturare. Se non ottieni risultati, chiedi al Signore la grazia o chiama il tuo medico. L’obiettivo è che la Messa sia un riflesso della tua vita. Padre Hurtado lo riassumeva in una bella frase: “La mia Messa è la mia vita, e la mia vita è una Messa prolungata”.

 

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