Marthe Robin

INIZIO DEL II ATTO DI ABBANDONO

di Marthe Robin (15 ottobre 1925)
“Dio eterno, amore infinito! Padre mio! Hai chiesto tutto alla tua piccola vittima; prendi, dunque, e ricevi tutto … In questo giorno, mi do e mi consacro a te, interamente e senza ritorno.

Beneamato dell’anima mia, mio dolce Gesù … Sei l’unico che io desideri .. E per amore tuo rinuncio a tutto!

Mio Dio, prendi la mia memoria e tutti i suoi ricordi, prendi il mio cuore e tutti i suoi affetti … Prendi la mia intelligenza e tutte le sue facoltà; fa’ che servano unicamente alla tua immensa gloria … Prendi tutta la mia volontà … L’anniento per sempre nella tua.

Non più quello che desidero io, mio dolcissimo Gesù, ma sempre quello che vuoi tu! Prendimi … Ricevimi … Dirigimi … Guidami …! A te mi do e mi abbandono ! …

 
MARTHE ROBIN

“Ha sperimentato la sofferenza di questo secolo.”
a cura di p. Giacomo Gubert ocd
Presentiamo brevemente in questo mese un’altra importante amica di santa Teresa di Gesù Bambino. Un’amica che si è conquistata in cielo, assolvendo alla sua missione di “amare e far amare il buon Dio”. Dio Padre, Figlio e Spirito Santo. Dio sofferente e crocifisso in Gesù Cristo. Si tratta di un’esistenza teologica eccezionale, non molto nota in Italia, albero ricco di frutti per la Chiesa ed il mondo. Stiamo parlando di Marthe Robin (1902-1981), “mistica del nostro tempo”, “una donna che riceveva nella sua casa” come la definì l’accademico di Francia e fratello spirituale di Teresa, Jean Guitton, autore di un ritratto di Marthe Robin, che, insieme alla vita scritta da Bernard Peyrous, consigliamo vivamente a tutti coloro che volessero conoscere questa grande amica di Teresa.

Per cinquant’anni Marthe Robin, donna semplice ed umile, non ha mangiato né bevuto e ogni venerdì ha sofferti i dolori della Passione, di cui portava le stimmate. Cieca e completamente paralizzata, ha fondato attraverso i suoi collaboratori più cinquanta centri di preghiera, i “Foyers di carità”, sparsi in tutto il mondo. Rispondendo a Jean Guitton che le chiedeva quali fossero le sue sante preferite, diceva tra l’altro Marthe: “E amo Teresa di Gesù Bambino. L’ho vista in alcune visioni. Mi ha fatto capire che dopo la morte sarebbe stata più attiva. Non si è sbagliata quando ha detto che dopo la morte tutti l’avrebbero amata. Il che mi ha sempre fatto pensare alla parola di Gesù. «Quando verrò innalzato da terra, attirerò tutto a me»”.

Scrive, concludendo il suo ritratto, lo stesso Jean Guitton: “Ho spesso paragonato Marthe a Teresa di Gesù Bambino. Marthe diceva di averla «vista in visione» più volte, di aver ricevuto da lei la consegna di continuare sotto un’altra forma. Chi conosce la vita di Teresa sa della sua esperienza delle tenebre negli ultimi anni. Teresa non credeva più “al cielo”, all’esistenza di una vita futura; davanti a sé vedeva il nulla. Nel momento in cui a Dio dava tutto il suo Creatore sembrava rifiutare tutto per mostrarle soltanto il «buco nero» del nulla. «Cammina, cammina, rallegrati!», diceva Teresa alla sua anima. «Rallegrati della morte, che ti porterà non quell che tu speri ma una notte più profonda, la notte del nulla». Molti hanno notato che nell’epoca in cui i cattolici giudicavano i miscredenti peccatori, Teresa, superando il suo tempo, soffriva il male del nostro secolo: la miscredenza, la morte di ogni speranza, «Quale grazia avere la fede!», diceva. «Se non avessi avuto la fede, mi sarei data la morte senza esitare un istante».

Marthe non sembra che abbia provato qualche angoscia a proposito della fede. Non l’ho mai sentita mettere in dubbio alcun punto del cristianesimo né da esempio l’esistenza di Gesù, che l’amico Couchoud (un miscredente radicale, filosofo, esegeta e medico, amico di Jean Guitton e poi di Marthe ndr) invece respingeva. Mai si è fermata su problemi filosofici o esegetici, pur sapendo quanto essi occupassero me. In questo senso, per il fatto di non avere dubbi, era meno moderna di Teresa. Se il veleno l’aveva tentata, era per sfuggire ad una prova intollerabile, non per precipitare nel nulla. La sua prova era l’esperienza della «dannazione», la partecipazione a quello che potrebbe essere il male infinito: la privazione di Dio. Scriveva Nietzsche: «Dio è morto! Questo è il fatto più grande. La fede nel Dio cristiano è divenuta insostenibile, comincia a gettare le sue prime ombre sull’Europa. Il momento è arrivato: quello che è stato costruito sull’antica fede, con essa verrà sepolto. Un lungo, intenso succedersi di distruzioni, di cadute e rivolgimenti è davanti ai nostri occhi: chi oserà farsi annunciatore di questa logica di paura, di un oscuramento quale la terra mai attraverserà?» Marthe lo viveva tutte le settimane, per un’ora, quel che Nietzsche diceva e da cui uscì avviandosi sulla strada della bestemmia e della pazzia.

Spunti bibliografici su Serva di Dio Robin Marthe a cura di LibreriadelSanto.it

Corona Irene, Marthe Robin, Edizioni Segno, 2011 – 87 pagine
Bernard Peyrous, Vita di Marthe Robin, Effatà, 2009 – 400 pagine
Guitton Jean, Ritratto di Marthe Robin. Una mistica del nostro tempo, Paoline Edizioni, 2001 – 192 pagine
Antier Jean-Jacques, Marthe Robin. Il viaggio immobile, San Paolo Edizioni, 1994 – 418 pagine